Grazie, Papa Benedetto
L’annuncio del Papa di «rinunciare al ministero di Vescovo di Roma, Successore di San Pietro, a me affidato per mano dei Cardinali il 19 aprile 2005» domanda innanzitutto un momento di preghiera, come richiesto dallo stesso Pontefice e come dovrebbe essere il normale atteggiamento del cristiano di fronte a qualsiasi "notizia" del mondo d’oggi. Lasciarsi "portare dallo Spirito nel deserto", aiuta a evitare di pronunciare parole che seguono solo i sentimenti immediati e/o parole che leggono e giudicano in modo solo, troppo umano.
Nel silenzio dello Spirito, ci è sorta la necessità di dire GRAZIE al Papa.
GRAZIE, perché ha compiuto un "gesto profetico". Ha detto qualcosa che nessun uomo - anche di chiesa - poteva dire, se non sotto la spinta della Parola che viene dall’alto. Ha avuto la forza e il coraggio di ascoltare la voce dello Spirito, non ha accampato facili scuse, non si è nascosto dietro la spesso invocata 'opportunità' (che il più delle volte nasconde qualche opportunismo).
GRAZIE, perché in questo modo ha proclamato che la libertà della persona è il più grande dono che Dio ha affidato ad ogni creatura. È il dono che ci è stato conquistato dal sacrificio di Cristo e che è infuso nei nostri cuori dallo Spirito che ci chiama a vivere sempre da 'liberati', per cui non dobbiamo più diventare schiavi di nulla e di nessuno.
GRAZIE, perché ha incentrato la sua decisione su una parola - coscienza - che molto raramente risuona negli ambienti ecclesiastici, malgrado il forte richiamo ad essa fatta dal Concilio Vaticano II. È anche questo un modo per celebrare il 50° anniversario di questa "ventata dello Spirito". Ha fatto capire che la dignità umana (personale e verso gli altri) richiede passi coraggiosi, autentica discontinuità verso il comune modo i pensare, serena, ma forte presa di posizione nelle decisioni.
GRAZIE, perché ha scosso le nostre coscienze, troppo adagiate sul quieto vivere, spesso impermeabili alla Parola che guida la Chiesa e alle istanze che vengono dal mondo.
GRAZIE, perché in modo umile, ma anche determinato, ha dato l’esempio che ci si può, ci si deve staccare da qualsiasi posizione di 'servizio-potere', quando non si è più all’altezza di assolvere il proprio compito nella maniera che esso richiede.
GRAZIE, perché, pur nella solennità del momento, con la serenità dell’atteggiamento e la semplicità delle parole ci insegnato che anche le circostanze più impegnative della vita possono essere vissute e comunicate 'bene', se il cuore è abituato ad essere vero davanti a Dio e agli uomini.
(Dal sito Aiuto al Sacerdote)
www.ilsacerdote.com/index.php/newsletter