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Insegnamenti di Benedetto XVI, grande Padre della Chiesa, ai suoi Figli

Ultimo Aggiornamento: 18/08/2014 19:32
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05/08/2013 19:38

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Visita al Pontificio Seminario Romano Maggiore in occasione della Festa della Madonna della Fiducia (20 febbraio 2009)
[Francese, Inglese, Italiano, Portoghese, Spagnolo, Tedesco]

è per me sempre una grande gioia essere nel mio Seminario, vedere i futuri sacerdoti della mia diocesi, essere con voi nel segno della Madonna della Fiducia. Con Lei che ci aiuta e ci accompagna, ci dà realmente la certezza di essere sempre aiutati dalla grazia divina, andiamo avanti!

Vogliamo vedere adesso che cosa ci dice San Paolo con questo testo: “Siete stati chiamati alla libertà”. La libertà in tutti i tempi è stata il grande sogno dell’umanità, sin dagli inizi, ma particolarmente nell’epoca moderna. Sappiamo che Lutero si è ispirato a questo testo della Lettera ai Galati e la conclusione è stata che la Regola monastica, la gerarchia, il magistero gli apparvero come un giogo di schiavitù da cui bisognava liberarsi. Successivamente, il periodo dell’Illuminismo è stato totalmente guidato, penetrato da questo desiderio della libertà, che si riteneva di aver finalmente raggiunto. Ma anche il marxismo si è presentato come strada verso la libertà.

Ci chiediamo stasera: che cosa è la libertà? Come possiamo essere liberi?

San Paolo ci aiuta a capire questa realtà complicata che è la libertà inserendo questo concetto in un contesto di visioni antropologiche e teologiche fondamentali. Dice: “Questa libertà non divenga un pretesto per vivere secondo la carne, ma mediante la carità siate al servizio gli uni degli altri”. Il Rettore ci ha già detto che “carne” non è il corpo, ma “carne” – nel linguaggio di San Paolo – è espressione della assolutizzazione dell’io, dell’io che vuole essere tutto e prendere per sé tutto. L’io assoluto, che non dipende da niente e da nessuno, sembra possedere realmente, in definitiva, la libertà. Sono libero se non dipendo da nessuno, se posso fare tutto quello che voglio. Ma proprio questa assolutizzazione dell’io è “carne”, cioè è degradazione dell’uomo, non è conquista della libertà: il libertinismo non è libertà, è piuttosto il fallimento della libertà.

E Paolo osa proporre un paradosso forte: “Mediante la carità, siate al servizio” (in greco: douléuete); cioè la libertà si realizza paradossalmente nel servire; diventiamo liberi, se diventiamo servi gli uni degli altri. E così Paolo mette tutto il problema della libertà nella luce della verità dell’uomo. Ridursi alla carne, apparentemente elevandosi al rango di divinità – “Solo io sono l’uomo” – introduce nella menzogna. Perché in realtà non è così: l’uomo non è un assoluto, quasi che l’io possa isolarsi e comportarsi solo secondo la propria volontà. E’ contro la verità del nostro essere. La nostra verità è che, innanzitutto, siamo creature, creature di Dio e viviamo nella relazione con il Creatore. Siamo esseri relazionali. E solo accettando questa nostra relazionalità entriamo nella verità, altrimenti cadiamo nella menzogna e in essa, alla fine, ci distruggiamo.

Siamo creature, quindi dipendenti dal Creatore. Nel periodo dell’Illuminismo, soprattutto all’ateismo questo appariva come una dipendenza dalla quale occorreva liberarsi. In realtà, però, dipendenza fatale sarebbe soltanto se questo Dio Creatore fosse un tiranno, non un Essere buono, soltanto se fosse come sono i tiranni umani. Se, invece, questo Creatore ci ama e la nostra dipendenza è essere nello spazio del suo amore, in tal caso proprio la dipendenza è libertà. In questo modo infatti siamo nella carità del Creatore, siamo uniti a Lui, a tutta la sua realtà, a tutto il suo potere. Quindi questo è il primo punto: essere creatura vuol dire essere amati dal Creatore, essere in questa relazione di amore che Egli ci dona, con la quale ci previene. Da ciò deriva innanzitutto la nostra verità, che è, nello stesso tempo, chiamata alla carità.

E perciò vedere Dio, orientarsi a Dio, conoscere Dio, conoscere la volontà di Dio, inserirsi nella volontà, cioè nell’amore di Dio è entrare sempre più nello spazio della verità. E questo cammino della conoscenza di Dio, della relazione di amore con Dio è l’avventura straordinaria della nostra vita cristiana: perché conosciamo in Cristo il volto di Dio, il volto di Dio che ci ama fino alla Croce, fino al dono di se stesso.

Ma la relazionalità creaturale implica anche un secondo tipo di relazione: siamo in relazione con Dio, ma insieme, come famiglia umana, siamo anche in relazione l’uno con l’altro. In altre parole, libertà umana è, da una parte, essere nella gioia e nello spazio ampio dell’amore di Dio, ma implica anche essere una cosa sola con l’altro e per l’altro. Non c’è libertà contro l’altro. Se io mi assolutizzo, divento nemico dell’altro, non possiamo più convivere e tutta la vita diventa crudeltà, diventa fallimento. Solo una libertà condivisa è una libertà umana; nell’essere insieme possiamo entrare nella sinfonia della libertà.

E quindi questo è un altro punto di grande importanza: solo accettando l’altro, accettando anche l’apparente limitazione che deriva alla mia libertà dal rispetto per quella dell’altro, solo inserendomi nella rete di dipendenze che ci rende, finalmente, un’unica famiglia, io sono in cammino verso la liberazione comune.

Qui appare un elemento molto importante: qual è la misura della condivisione della libertà? Vediamo che l’uomo ha bisogno di ordine, di diritto, perché possa così realizzarsi la sua libertà che è una libertà vissuta in comune. E come possiamo trovare questo ordine giusto, nel quale nessuno sia oppresso, ma ognuno possa dare il suo contributo per formare questa sorta di concerto delle libertà? Se non c’è una verità comune dell’uomo quale appare nella visione di Dio, rimane solo il positivismo e si ha l’impressione di qualcosa di imposto in maniera anche violenta. Da ciò questa ribellione contro l’ordine ed il diritto come se si trattasse di una schiavitù.

Ma se possiamo trovare l’ordine del Creatore nella nostra natura, l’ordine della verità che dà ad ognuno il suo posto, ordine e diritto possono essere proprio strumenti di libertà contro la schiavitù dell’egoismo. Servire l’uno all’altro diventa strumento della libertà e qui potremmo inserire tutta una filosofia della politica secondo la Dottrina sociale della Chiesa, la quale ci aiuta a trovare questo ordine comune che dà a ciascuno il suo posto nella vita comune dell’umanità. La prima realtà da rispettare, quindi, è la verità: libertà contro la verità non è libertà. Servire l’uno all’altro crea il comune spazio della libertà.


[SM=g27998]




Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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