Pagina precedente | 1 | Pagina successiva

Raccolta integrale Magistero Benedetto XVI 1° e 2 novembre

Ultimo Aggiornamento: 29/10/2016 14:20
Autore
Stampa | Notifica email    
OFFLINE
Post: 826
Sesso: Femminile
29/10/2016 14:13






SOLENNITÀ DI TUTTI I SANTI

BENEDETTO XVI

ANGELUS

Piazza San Pietro
Martedì, 1° novembre 2005

 

Cari fratelli e sorelle!

Celebriamo oggi la solennità di Tutti i Santi, che ci fa gustare la gioia di far parte della grande famiglia degli amici di Dio, o, come scrive san Paolo, di "partecipare alla sorte dei santi nella luce" (Col 1,12). La Liturgia ripropone l’espressione colma di meraviglia dell’apostolo Giovanni: "Quale grande amore ci ha dato il Padre per essere chiamati figli di Dio, e lo siamo realmente!" (1 Gv 3,1). Sì, diventare santi significa realizzare pienamente quello che già siamo in quanto elevati, in Cristo Gesù, alla dignità di figli adottivi di Dio (cfr Ef 1,5; Rm 8,14-17). Con l’incarnazione del Figlio, la sua morte e risurrezione, Dio ha voluto riconciliare a Sé l’umanità ed aprirla alla condivisione della stessa sua vita. Chi crede in Cristo Figlio di Dio rinasce "dall’alto", è come rigenerato per opera dello Spirito Santo (cfr Gv 3,1-8). Questo mistero si attua nel sacramento del Battesimo, mediante il quale la madre Chiesa dà alla luce i "santi".

La vita nuova, ricevuta nel Battesimo, non è soggetta alla corruzione e al potere della morte. Per chi vive in Cristo la morte è il passaggio dal pellegrinaggio terreno alla patria del Cielo, dove il Padre accoglie tutti i suoi figli, "di ogni nazione, razza, popolo e lingua", come leggiamo oggi nel Libro dell’Apocalisse (7,9). Per questo è molto significativo e appropriato che dopo la festa di Tutti i Santi la Liturgia ci faccia celebrare domani la Commemorazione di tutti i fedeli defunti. La "comunione dei santi", che professiamo nel Credo, è una realtà che si costruisce quaggiù, ma che si manifesterà pienamente quando noi vedremo Dio "così come egli è" (1 Gv 3,2). E’ la realtà di una famiglia legata da profondi vincoli di spirituale solidarietà, che unisce i fedeli defunti a quanti sono pellegrini nel mondo. Un legame misterioso ma reale, alimentato dalla preghiera e dalla partecipazione al sacramento dell’Eucaristia. Nel Corpo mistico di Cristo le anime dei fedeli si incontrano superando la barriera della morte, pregano le une per le altre, realizzano nella carità un intimo scambio di doni. In tale dimensione di fede si comprende anche la prassi di offrire per i defunti preghiere di suffragio, in modo speciale il Sacrificio eucaristico, memoriale della Pasqua di Cristo, che ha aperto ai credenti il passaggio alla vita eterna.

Unendomi spiritualmente a quanti si recano nei cimiteri per pregare per i loro defunti, anch’io domani pomeriggio mi raccoglierò in preghiera nelle Grotte Vaticane presso le tombe dei Papi, che fanno corona al sepolcro dell’apostolo Pietro, e avrò un ricordo speciale per l’amato Giovanni Paolo II. Cari amici, la tradizionale sosta di questi giorni presso le tombe dei nostri defunti sia un’occasione per pensare senza timore al mistero della morte e coltivare quell’incessante vigilanza che ci prepara ad affrontarlo con serenità. Ci aiuti in questo la Vergine Maria, Regina dei Santi, alla quale ora con fiducia filiale ci rivolgiamo.


Dopo l'Angelus:

[Saluto cordialmente tutti i polacchi qui presenti. Mi unisco spiritualmente a tutti coloro che oggi visitano le tombe dei loro cari. La Solennità di Tutti i Santi ci ricorda la nostra chiamata alla santità. Vi sostenga su questo cammino Maria, Regina di tutti i santi.]

Saluto con affetto i pellegrini di lingua italiana. In questa festa di Tutti i Santi penso alla bimillenaria storia di santità che ha arricchito l’Italia e prego perché prosegua oggi e sempre. Buona giornata!

   

 

ANGELUS

Piazza San Pietro
Mercoledì, 1° novembre 2006

 

Cari fratelli e sorelle,

celebriamo oggi la solennità di Tutti i Santi e domani commemoreremo i fedeli defunti. Queste due ricorrenze liturgiche, molto sentite, ci offrono una singolare opportunità per meditare sulla vita eterna. L'uomo moderno l'aspetta ancora questa vita eterna, o ritiene che essa appartenga a una mitologia ormai superata? In questo nostro tempo, più che nel passato, si è talmente assorbiti dalle cose terrene, che talora riesce difficile pensare a Dio come protagonista della storia e della nostra stessa vita. L'esistenza umana però, per sua natura, è protesa a qualcosa di più grande, che la trascenda; è insopprimibile nell'essere umano l'anelito alla giustizia, alla verità, alla felicità piena. Dinanzi all'enigma della morte, sono vivi in molti il desiderio e la speranza di ritrovare nell'aldilà i propri cari. Come pure è forte la convinzione di un giudizio finale che ristabilisca la giustizia, l'attesa di un definitivo confronto in cui a ciascuno sia dato quanto gli è dovuto.

"Vita eterna" per noi cristiani non indica però solo una vita che dura per sempre, bensì una nuova qualità di esistenza, pienamente immersa nell'amore di Dio, che libera dal male e dalla morte e ci pone in comunione senza fine con tutti i fratelli e le sorelle che partecipano dello stesso Amore. L'eternità, pertanto, può essere già presente al centro della vita terrena e temporale, quando l'anima, mediante la grazia, è congiunta a Dio, suo ultimo fondamento. Tutto passa, solo Dio non muta. Dice un Salmo: "Vengono meno la mia carne e il mio cuore; / ma la roccia del mio cuore è Dio, / è Dio la mia sorte per sempre" (Sal 72/73, 26). Tutti i cristiani, chiamati alla santità, sono uomini e donne che vivono saldamente ancorati a questa "Roccia"; hanno i piedi sulla terra, ma il cuore già nel Cielo, definitiva dimora degli amici di Dio.

Cari fratelli e sorelle, meditiamo su queste realtà con l'animo volto verso il nostro ultimo e definitivo destino, che dà senso alle situazioni quotidiane. Ravviviamo il gioioso sentimento della comunione dei santi e lasciamoci attrarre da loro verso la meta della nostra esistenza: l'incontro faccia a faccia con Dio. Preghiamo che questa sia l'eredità di tutti i fedeli defunti, non soltanto dei nostri cari, ma anche di tutte le anime, specialmente quelle più dimenticate e bisognose della misericordia divina. La Vergine Maria, Regina di Tutti i Santi, ci guidi a scegliere in ogni momento la vita eterna, la "vita del mondo che verrà" - come diciamo nel Credo; un mondo già inaugurato dalla risurrezione di Cristo, e di cui possiamo affrettare l'avvento con la nostra conversione sincera e le opere di carità.


Dopo l'Angelus:

 

[Saluto i polacchi qui presenti. Il giorno di Tutti i Santi ci ricorda l’universale vocazione alla santità. "Il grande esempio dei santi e la loro fraterna intercessione ci sostengono" nel cammino verso l’incontro con il Signore nella sua gloria. Lasciamoci guidare da loro sulle quotidiane vie della santità. Dio vi benedica.]

Saluto con affetto i pellegrini di lingua italiana, in particolare il gruppo che porta la "Fiaccola del Dialogo" sulle orme di Sant'Agostino. Partita dall'antica Tagaste, in Algeria, la Fiaccola è passata da Ippona, già sede episcopale di Agostino, Tunisi e Malta; giunta ad Ostia dove morì sua madre e quindi a Roma, partirà per Pavia, dove si trova la tomba del Santo. Volentieri benedico questa iniziativa dell'Ordine Agostiniano e questa Fiaccola, simbolo di fede e di pace.

A tutti i presenti e a quanti ci seguono mediante la radio e la televisione auguro una buona festa di Tutti i Santi.

  


ANGELUS

Piazza San Pietro
Giovedì, 1° novembre 2007

 

Cari fratelli e sorelle!

Nell’odierna solennità di Tutti i Santi, il nostro cuore, oltrepassando i confini del tempo e dello spazio, si dilata alle dimensioni del Cielo. Agli inizi del Cristianesimo, i membri della Chiesa venivano chiamati anche "i santi". Nella Prima Lettera ai Corinzi, ad esempio, san Paolo si rivolge "a coloro che sono stati santificati in Cristo Gesù, chiamati ad essere santi insieme a tutti quelli che in ogni luogo invocano il nome del Signore nostro Gesù Cristo" (1 Cor 1,2). Il cristiano, infatti, è già santo, perché il Battesimo lo unisce a Gesù e al suo mistero pasquale, ma deve al tempo stesso diventarlo, conformandosi a Lui sempre più intimamente. A volte si pensa che la santità sia una condizione di privilegio riservata a pochi eletti. In realtà, diventare santo è il compito di ogni cristiano, anzi, potremmo dire, di ogni uomo! Scrive l’Apostolo che Dio da sempre ci ha benedetti e ci ha scelti in Cristo "per essere santi e immacolati al suo cospetto nella carità" (Ef 1,3-4). Tutti gli esseri umani sono pertanto chiamati alla santità che, in ultima analisi, consiste nel vivere da figli di Dio, in quella "somiglianza" con Lui secondo la quale sono stati creati. Tutti gli esseri umani sono figli di Dio, e tutti devono diventare ciò che sono, attraverso il cammino esigente della libertà. Tutti Iddio invita a far parte del suo popolo santo. La "Via" è Cristo, il Figlio, il Santo di Dio: nessuno giunge al Padre se non per mezzo di Lui (cfr Gv 14,6).

Sapientemente la Chiesa ha posto in stretta successione la festa di Tutti i Santi e la Commemorazione di tutti i fedeli defunti. Alla nostra preghiera di lode a Dio e di venerazione degli spiriti beati, che oggi la liturgia ci presenta come "una moltitudine immensa, che nessuno poteva contare, di ogni nazione, razza, popolo e lingua" (Ap 7,9), si unisce la preghiera di suffragio per quanti ci hanno preceduto nel passaggio da questo mondo alla vita eterna. Ad essi domani dedicheremo in modo speciale la nostra preghiera e per essi celebreremo il Sacrifico eucaristico. In verità, ogni giorno la Chiesa ci invita a pregare per loro, offrendo anche le sofferenze e le fatiche quotidiane affinché, completamente purificati, essi siano ammessi a godere in eterno la luce e la pace del Signore.

Al centro dell’assemblea dei Santi, risplende la Vergine Maria, "umile ed alta più che creatura" (Dante, Paradiso, XXXIII, 2). Ponendo la nostra mano nella sua, ci sentiamo animati a camminare con più slancio sulla via della santità. A Lei affidiamo il nostro impegno quotidiano e La preghiamo oggi anche per i nostri cari defunti, nell’intima speranza di ritrovarci un giorno tutti insieme, nella comunione gloriosa dei Santi.


Dopo l'Angelus:

 

[Saluto i polacchi. La solennità odierna ci ricorda che tutti siamo chiamati alla santità. I Santi che onoriamo ci danno l’esempio dell’amore per Dio e per gli uomini, della fruttuosa collaborazione con la grazia divina e ci sostengono nel nostro cammino di santità. In questo cammino vi accompagni la benedizione di Dio.]

Rivolgo il mio saluto cordiale ai pellegrini di lingua italiana. Pensando alla schiera innumerevole di Santi e Sante che sono nati ed hanno vissuto in questa terra, incoraggio il popolo italiano a seguire sempre i loro esempi conservando i valori evangelici, per tenere alto il profilo morale della convivenza civile. Buona festa a tutti!

ANGELUS

Piazza San Pietro
Sabato, 1° novembre 2008

 

Cari fratelli e sorelle!

Celebriamo oggi con grande gioia la festa di Tutti i Santi. Visitando un vivaio botanico, si rimane stupefatti dinanzi alla varietà di piante e di fiori, e viene spontaneo pensare alla fantasia del Creatore che ha reso la terra un meraviglioso giardino. Analogo sentimento ci coglie quando consideriamo lo spettacolo della santità: il mondo ci appare come un "giardino", dove lo Spirito di Dio ha suscitato con mirabile fantasia una moltitudine di santi e sante, di ogni età e condizione sociale, di ogni lingua, popolo e cultura. Ognuno è diverso dall’altro, con la singolarità della propria personalità umana e del proprio carisma spirituale. Tutti però recano impresso il "sigillo" di Gesù (cfr Ap 7,3), cioè l’impronta del suo amore, testimoniato attraverso la Croce. Sono tutti nella gioia, in una festa senza fine, ma, come Gesù, questo traguardo l’hanno conquistato passando attraverso la fatica e la prova (cfr Ap 7,14), affrontando ciascuno la propria parte di sacrificio per partecipare alla gloria della risurrezione.

La solennità di Tutti i Santi si è venuta affermando nel corso del primo millennio cristiano come celebrazione collettiva dei martiri. Già nel 609, a Roma, il Papa Bonifacio IV aveva consacrato il Pantheon dedicandolo alla Vergine Maria e a tutti i Martiri. Questo martirio, peraltro, possiamo intenderlo in senso lato, cioè come amore per Cristo senza riserve, amore che si esprime nel dono totale di sé a Dio e ai fratelli. Questa meta spirituale, a cui tutti i battezzati sono protesi, si raggiunge seguendo la via delle "beatitudini" evangeliche, che la liturgia ci indica nell’odierna solennità (cfr Mt 5,1-12a). E’ la stessa via tracciata da Gesù e che i santi e le sante si sono sforzati di percorrere, pur consapevoli dei loro limiti umani. Nella loro esistenza terrena, infatti, sono stati poveri in spirito, addolorati per i peccati, miti, affamati e assetati di giustizia, misericordiosi, puri di cuore, operatori di pace, perseguitati per la giustizia. E Dio ha partecipato loro la sua stessa felicità: l’hanno pregustata in questo mondo e, nell’aldilà, la godono in pienezza. Sono ora consolati, eredi della terra, saziati, perdonati, vedono Dio di cui sono figli. In una parola: "di essi è il Regno dei cieli" (cfr Mt 5,3.10).

In questo giorno sentiamo ravvivarsi in noi l’attrazione verso il Cielo, che ci spinge ad affrettare il passo del nostro pellegrinaggio terreno. Sentiamo accendersi nei nostri cuori il desiderio di unirci per sempre alla famiglia dei santi, di cui già ora abbiamo la grazia di far parte. Come dice un celebre canto spiritual: "Quando verrà la schiera dei tuoi santi, oh come vorrei, Signore, essere tra loro!". Possa questa bella aspirazione ardere in tutti i cristiani, ed aiutarli a superare ogni difficoltà, ogni paura, ogni tribolazione! Mettiamo, cari amici, la nostra mano in quella materna di Maria, Regina di tutti i Santi, e lasciamoci condurre da Lei verso la patria celeste, in compagnia degli spiriti beati "di ogni nazione, popolo e lingua" (Ap 7,9). Ed uniamo nella preghiera già il ricordo dei nostri cari defunti che domani commemoreremo.


Dopo l'Angelus

[Rivolgo un cordiale saluto ai polacchi. Ricordiamo oggi tutti coloro che hanno avuto speranza in Dio e si sono santificati come Egli è santo (cfr 1Gv 3, 3). Il loro esempio ci rafforza, il loro insegnamento ci ammaestra e la loro intercessione ci protegge (cfr Prefazio). Vi benedico di cuore.]

Rivolgo, infine, un cordiale saluto ai pellegrini di lingua italiana, in particolare alle migliaia di persone, provenienti da ogni parte d’Italia, che hanno partecipato alla prima edizione della "Corsa dei Santi", promossa dalla Congregazione Salesiana, e sono qui presenti insieme con il Sindaco di Roma, Gianni Alemanno. Cari amici, siete partiti e arrivati qui a San Pietro, passando per San Giovanni in Laterano, San Paolo fuori le Mura e Santa Maria Maggiore. Sono lieto di questa nuova iniziativa, che esprime la gioia e anche la fatica di "correre" insieme sulla via della santità. Possa tutta la nostra vita essere una "corsa" nella fede e nell’amore, animata dall’esempio dei grandi testimoni del Vangelo! A tutti buona festa di Ognissanti!

 

ANGELUS

Piazza San Pietro
Commemorazione di Tutti i Fedeli Defunti
Domenica, 2 novembre 2008

 

Cari fratelli e sorelle!

Ieri la festa di Tutti i Santi ci ha fatto contemplare "la città del cielo, la Gerusalemme celeste che è nostra madre" (Prefazio di Tutti i Santi). Oggi, con l’animo ancora rivolto a queste realtà ultime, commemoriamo tutti i fedeli defunti, che "ci hanno preceduto con il segno della fede e dormono il sonno della pace" (Preghiera eucaristica I). E’ molto importante che noi cristiani viviamo il rapporto con i defunti nella verità della fede, e guardiamo alla morte e all’aldilà nella luce della Rivelazione. Già l’apostolo Paolo, scrivendo alle prime comunità, esortava i fedeli a "non essere tristi come gli altri che non hanno speranza". "Se infatti – scriveva – crediamo che Gesù è morto e risorto, così anche Dio, per mezzo di Gesù, radunerà con lui coloro che sono morti" (1 Ts 4,13-14). E’ necessario anche oggi evangelizzare la realtà della morte e della vita eterna, realtà particolarmente soggette a credenze superstiziose e a sincretismi, perché la verità cristiana non rischi di mischiarsi con mitologie di vario genere.

Nella mia Enciclica sulla speranza cristiana, mi sono interrogato sul mistero della vita eterna (cfr Spe salvi, 10-12). Mi sono chiesto: la fede cristiana è anche per gli uomini di oggi una speranza che trasforma e sorregge la loro vita (cfr ivi, 10)? E più radicalmente: gli uomini e le donne di questa nostra epoca desiderano ancora la vita eterna? O forse l’esistenza terrena è diventata l’unico loro orizzonte? In realtà, come già osservava sant’Agostino, tutti vogliamo la "vita beata", la felicità. Non sappiamo bene che cosa sia e come sia, ma ci sentiamo attratti verso di essa. E’ questa una speranza universale, comune agli uomini di tutti i tempi e di tutti luoghi. L’espressione "vita eterna" vorrebbe dare un nome a questa attesa insopprimibile: non una successione senza fine, ma l’immergersi nell’oceano dell’infinito amore, nel quale il tempo, il prima e il dopo non esistono più. Una pienezza di vita e di gioia: è questo che speriamo e attendiamo dal nostro essere con Cristo (cfr ivi, 12).

Rinnoviamo quest’oggi la speranza della vita eterna fondata realmente nella morte e risurrezione di Cristo. "Sono risorto e ora sono sempre con te", ci dice il Signore, e la mia mano ti sorregge. Ovunque tu possa cadere, cadrai nelle mie mani e sarò presente persino alla porta della morte. Dove nessuno può più accompagnarti e dove tu non puoi portare niente, là io ti aspetto per trasformare per te le tenebre in luce. La speranza cristiana non è però mai soltanto individuale, è sempre anche speranza per gli altri. Le nostre esistenze sono profondamente legate le une alle altre ed il bene e il male che ciascuno compie tocca sempre anche gli altri. Così la preghiera di un’anima pellegrina nel mondo può aiutare un’altra anima che si sta purificando dopo la morte. Ecco perché oggi la Chiesa ci invita a pregare per i nostri cari defunti e a sostare presso le loro tombe nei cimiteri. Maria, stella della speranza, renda più forte e autentica la nostra fede nella vita eterna e sostenga la nostra preghiera di suffragio per i fratelli defunti.


Dopo l'Angelus

[Saluto cordialmente i polacchi. La domenica odierna unisce due misteri: ricordiamo tutti i fedeli defunti e celebriamo la memoria della risurrezione di Cristo. Questa congiunzione ci rende consapevoli che "se ci rattrista la certezza di dover morire, ci consola la promessa dell’immortalità futura" (cfr Prefazio). Dio vi benedica!]

Saluto con affetto i pellegrini di lingua italiana, in particolare i ragazzi della parrocchia dei Santi Faustino e Giovita in Modena, con il Parroco, i genitori e i catechisti. A tutti auguro una buona domenica, nel ricordo cristiano dei nostri cari defunti.

    


Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
Amministra Discussione: | Chiudi | Sposta | Cancella | Modifica | Notifica email Pagina precedente | 1 | Pagina successiva
Nuova Discussione
 | 
Rispondi
Cerca nel forum

Feed | Forum | Bacheca | Album | Utenti | Cerca | Login | Registrati | Amministra
Crea forum gratis, gestisci la tua comunità! Iscriviti a FreeForumZone
FreeForumZone [v.6.1] - Leggendo la pagina si accettano regolamento e privacy
Tutti gli orari sono GMT+01:00. Adesso sono le 11:34. Versione: Stampabile | Mobile
Copyright © 2000-2024 FFZ srl - www.freeforumzone.com