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AVVENTO E NATALE CON BENEDETTO XVI

Ultimo Aggiornamento: 13/12/2014 17:00
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Sesso: Femminile
13/12/2014 16:59



NOVENA DI NATALE: 5° GIORNO LA VIVENTE CASA DI DIO

20     dicembre

Liturgia della parola: Is 7,10-14; Sal. 23; Lc. 1,26-38

+ Deus, in adiutòrium meum intende.Domine, ad adiuvandum me festina.

Dio, volgiti in mio aiuto.  Signore, affrettati a soccorrermi. (Salmo 69,2)

In nomine Patris +, et Filii +, et Spiritus Sancti +.

Amen.

- Canto delle profezie (vedi sopra)

Papa Benedetto ci dice che:

"Maria ci insegna che per amare secondo Dio occorre vivere in Lui e di Lui: è Dio la prima «casa» dell'uomo e solo chi in Lui dimora arde di un fuoco di divina carità in grado di « incendiare » il mondo" (Messaggio, 2.6.06).

L'annuncio a Maria

Nel sesto mese, l'angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nazaret, a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, chiamato Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. Entrando da lei, disse: «Ti saluto, o piena di grazia, il Signore è con te ». A queste parole ella rimase turbata e si domandava che senso avesse un tale saluto. L'angelo le disse: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ecco concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e chiamato Figlio dell'Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine ». Allora Maria disse all'angelo: « Come è possibile? Non conosco uomo ». Le rispose l'angelo: « Lo Spirito Santo scenderà su di te, su te stenderà la sua ombra la potenza dell'Altissimo. Colui che nascerà sarà dunque santo e chiamato Figlio di Dio. Vedi: anche Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia, ha concepito un figlio e questo è il sesto mese per lei, che tutti dicevano sterile: nulla è impossibile a Dio ». Allora Maria disse: « Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto ». E l'angelo partì da lei.

Con Benedetto XVI meditiamo:

"Ti saluto, o piena di grazia (Lc. 1,28)

La prima parola che vorrei meditare è il saluto dell'Angelo a Maria. Nella traduzione italiana l'Angelo dice: « Ti saluto, Maria ».

Ma la parola greca sottostante, « Kaire », significa di per sé « gioisci », « rallegrati»...

Questa è la prima parola che risuona nel Nuovo Testamento come tale, perché l'annuncio fatto dall'angelo a Zaccaria circa la nascita di Giovanni Battista è parola che risuona ancora sulla soglia tra i due Testamenti. Solo con questo dialogo, che l'angelo Gabriele ha con Maria, comincia realmente il Nuovo Testamento. Possiamo quindi dire che la prima parola del Nuovo Testamento è un invito alla gioia: « Gioisci, rallegrati! » (..)

Forse noi cattolici, che lo sappiamo da sempre, non siamo più sorpresi, non avvertiamo più con vivezza questa gioia liberatrice. Ma se guardiamo al mondo di oggi, dove Dio è assente, dobbiamo constatare che anch’esso è dominato dalle paure, dalle  incertezze:  è bene essere uomo o no? è bene vivere o no? è realmente un bene esistere? o forse è tutto negativo? E vivono in realtà in un  mondo oscuro, hanno bisogno di anestesie per potere vivere. Così la parola: “gioisci, perché Dio è con te, è con noi", è parola che apre realmente un tempo nuovo. Carissimi, con un atto di fede dobbiamo di nuovo accettare e comprendere nella profondità del cuore questa parola liberatrice: “gioisci!”. (Omelia, 18.12.05).

( si faccia qualche minuto di silenzio per interiorizzare quanto si è letto)

Antifona al Magnificat del 5° giorno

O Clavis David, et sceptrum domus Israel, qui aperis, et nemo claudit, claudis, et nemo aperit: veni, et educ vinctum de domo carceris, sedentem in tenebris et umbra mortis.

O Chiave di Davide, scettro della casa d'Israele, che apri, e nessuno può chiudere, chiudi, e nessuno può aprire: vieni, libera l'uomo prigioniero, che giace nelle tenebre e nell'ombra di morte.

- si dice il Magnificat (vedi sopra) e alla fine si ripete l'antifona

- alla fine della preghiera, ogni giorno, si dica questa giaculatoria:

- Gesù Bambino, Amor Divino, Verbo incarnato, ricordati di me che mi hai creato;

- Gesù Bambino, Eterna Sapienza, infondi nel mio cuore umiltà, carità ed obbedienza;

- Gesù Bambino, sguardo d'Amore, col tuo Cuor per me lacerato, vieni a nascere nel mio cuore.

- Il Signore ci benedica, ci preservi da ogni male e ci conduca alla vita eterna. Amen

In nomine Patris +, et Filii +, et Spiritus Sancti +.

 

NOVENA DI NATALE: 6° GIORNO IL VIAGGIO DELLA GIOIA

21     dicembre

Liturgia della parola: Ct 2,8-14 opp. Sof.3,14-18a; Sai 32; Lc. 1,39-45

+ Deus, in adiutòrium meum intende.Domine, ad adiuvandum me festina.

Dio, volgiti in mio aiuto.  Signore, affrettati a soccorrermi. (Salmo 69,2)

In nomine Patris +, et Filii +, et Spiritus Sancti +.

Amen.

- Canto delle profezie (vedi sopra)

Papa Benedetto ci dice che:

"Maria, la Madre di Cristo e della Chiesa ci insegni ad essere «epifania» del Signore, nell'apertura del cuore alla forza della grazia e nell'adesione fedele alla parola del suo Figlio, luce del mondo e traguardo finale della storia" (Omelia, 6.1.06).

La visitazione

In quei giorni Maria si mise in viaggio verso la montagna e raggiunse in fretta una città di Giuda. Entrata nella casa di Zaccaria, salutò Elisabetta. Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino le sussultò nel grembo. Elisabetta fu piena di Spirito Santo ed esclamò a gran voce: « Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! A che debbo che la madre del mio Signore venga a me? Ecco, appena la voce del tuo saluto è giunta ai miei orecchi, il bambino ha esultato di gioia nel mio grembo. E beata colei che ha creduto nell'adempimento delle parole del Signore ».

Con Benedetto XVI meditiamo:

"In quei giorni Maria si mise in viaggio (Lc. 1,39)

Occorre far capire che il piacere non è tutto. Il cristianesimo ci dà gioia, come l'amore dà gioia. Ma l'amore è anche sempre rinuncia a se stesso. Il Signore stesso ci ha dato la formula di che cosa è amore: chi perde se stesso si trova; chi guadagna e conserva se stesso si perde. È sempre un Esodo e quindi anche una sofferenza. La vera gioia è una cosa distinta dal piacere, la gioia cresce, matura sempre nella sofferenza in comunione con la Croce di Cristo. Solo qui nasce la vera gioia della fede" (Discorso, 25.7.05).

"Nel vedere strade e piazze delle città addobbate da luminarie sfolgoranti, ricordiamo che queste luci ci richiamano ad un'altra luce, invisibile agli occhi ma non al cuore. Mentre le ammiriamo, mentre accendiamo le candele nelle Chiese o l'illuminazione del presepe o dell'albero di Natale nelle case, si apra il nostro animo alla vera luce spirituale recata a tutti gli uomini di buona volontà... Il vero mistero del Natale è lo splendore interiore che viene da questo Bambino. Lasciamo che tale splendore interiore si comunichi a noi, che accenda nel nostro cuore la fiammella della bontà di Dio; portiamo tutti, col nostro amore, la luce nel mondo! Non permettiamo che questa fiamma luminosa accesa nella fede si spenga per le correnti fredde del nostro tempo! Custodiamola fedelmente e facciamone dono agli altri!" (Catechesi, 21.12.05; Omelia, 24.12.05).

( si faccia qualche minuto di silenzio per interiorizzare quanto si è letto)

Antifona al Magnificat del 6° giorno

O Oriens, splendor lucis aetemae et sol iustitiae: veni, et illumina sedentes in tenebris et umbra mortis.

O Astro che sorgi, splendore della luce eterna, sole di giustizia: vieni, illumina chi giace nelle tenebre e nell'ombra di morte.

- si dice il Magnificat (vedi sopra) e alla fine si ripete l'antifona

- alla fine della preghiera, ogni giorno, si dica questa giaculatoria:

- Gesù Bambino, Amor Divino, Verbo incarnato, ricordati di me che mi hai creato;

- Gesù Bambino, Eterna Sapienza, infondi nel mio cuore umiltà, carità ed obbedienza;

- Gesù Bambino, sguardo d'Amore, col tuo Cuor per me lacerato, vieni a nascere nel mio cuore.

- Il Signore ci benedica, ci preservi da ogni male e ci conduca alla vita eterna. Amen

In nomine Patris +, et Filii +, et Spiritus Sancti +.

 

NOVENA DI NATALE: 7° GIORNO UN DIO GRANDE

22     dicembre

Liturgia della parola: 1Sam 1,24-28; Cant. 1Sam 2; Lc. 1, 46-55

+ Deus, in adiutòrium meum intende. Domine, ad adiuvandum me festina.

Dio, volgiti in mio aiuto.  Signore, affrettati a soccorrermi. (Salmo 69,2)

In nomine Patris +, et Filii +, et Spiritus Sancti +.

Amen.

- Canto delle profezie (vedi sopra)

Papa Benedetto ci dice che:

"Maria ci insegna che non dobbiamo allontanarci da Dio, ma rendere presente Dio; far sì che Egli sia grande nella nostra vita; così anche noi diventiamo divini; tutto lo splendore della dignità divina è allora nostro" (Omelia, 15.8.05).

La poesia del Magnificat

Allora Maria disse: «L'anima mia magnifica il Signore il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore, perché ha guardato l'umiltà della sua serva. D'ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata. Grandi cose ha fatto in me l'Onnipotente e Santo è il suo nome: di generazione in generazione la sua misericordia si stende su quelli che lo temono. Ha spiegato la potenza del suo braccio, ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore;ha rovesciato i potenti dai troni, ha innalzato gli umili; ha ricolmato di beni gli affamati, ha rimandato a mani vuote i ricchi. Ha soccorso Israele, suo servo, ricordandosi della sua misericordia, come aveva promesso ai nostri padri, ad Abramo e alla sua discendenza, per sempre ». Maria rimase con lei circa tre mesi, poi tornò a casa sua.

Con Benedetto XVI meditiamo:

"L'anima mia magnifica il Signore (Lc. 1,46)

Nel Vangelo abbiamo sentito il Magnificat, questa grande poesia venuta dalle labbra, anzi dal cuore di Maria, ispirata dallo Spirito Santo. In questo canto meraviglioso si riflette tutta l'anima, tutta la personalità di Maria. Possiamo dire che questo suo canto è un ritratto, una vera icona di Maria, nella quale possiamo vederla proprio così com'è. Vorrei rilevare solo due punti di questo grande canto.

Esso comincia con la parola « Magnificat »: la mia anima « magnifica » il Signore, cioè «proclama grande» il Signore. Maria desidera che Dio sia grande nel mondo, sia grande nella sua vita, sia presente tra tutti noi. Non ha paura che Dio possa essere un « concorrente » nella nostra vita, che possa toglierci qualcosa della nostra libertà, del nostro spazio vitale con la sua grandezza. Ella sa che, se Dio è grande, anche noi siamo grandi. La nostra vita non viene oppressa, ma viene elevata e allargata: proprio allora diventa grande nello splendore di Dio.

(..) Gli uomini pensano e credono che, accantonando Dio ed essendo autonomi, seguendo solo le proprie idee, la propria volontà, possano diventare realmente liberi, potendo fare quanto vogliono senza che nessun altro possa dare alcun ordine. Ma dove scompare Dio l'uomo non diventa più grande; perde anzi la dignità divina, perde lo splendore di Dio sul suo volto. Alla fine risulta solo il prodotto di un'evoluzione cieca e, come tale, può essere usato e abusato. E proprio quanto l'esperienza di questa nostra epoca ha confermato. Solo se Dio è grande anche l'uomo è grande " (Omelia, 15.8.05).

( si faccia qualche minuto di silenzio per interiorizzare quanto si è letto)

Antifona al Magnificat del 7° giorno

O Rex gentium et desideratus earum, lapisque angularis qui facis utraque unum: veni, et salva hominem quem de limo formasti.

O Re delle genti, atteso da tutte le nazioni, pietra angolare che riunisci i popoli in uno, vieni, e salva l'uomo che hai formato dalla terra.

- si dice il Magnificat (vedi sopra) e alla fine si ripete l'antifona

- alla fine della preghiera, ogni giorno, si dica questa giaculatoria:

- Gesù Bambino, Amor Divino, Verbo incarnato, ricordati di me che mi hai creato;

- Gesù Bambino, Eterna Sapienza, infondi nel mio cuore umiltà, carità ed obbedienza;

- Gesù Bambino, sguardo d'Amore, col tuo Cuor per me lacerato, vieni a nascere nel mio cuore.

- Il Signore ci benedica, ci preservi da ogni male e ci conduca alla vita eterna. Amen

In nomine Patris +, et Filii +, et Spiritus Sancti +.



Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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