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AVVENTO E NATALE CON BENEDETTO XVI

Ultimo Aggiornamento: 13/12/2014 17:00
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05/12/2014 13:00


   Giorno per giorno verso Betlemme con Benedetto XVI seconda parte 


SECONDA PARTE,

per la prima parte cliccare qui:

Giorno per giorno verso Betlemme con Benedetto XVI prima parte

(ricordiamo anche di cliccare sulle immagini per ingrandirle)

7 dicembre

Finché viviamo in questo mondo, il nostro credere e il nostro amare sono in cammino, e sempre incombe la minaccia che possano inaridirsi.

Ciò è un vero e proprio avvento. Nessuno può dire di sé: io sono definitivamente salvo.

Nel tempo della vita terrena la salvezza non si dà come una grandezza passata, già definita e compiuta, né come un presente stabile e definitivo, bensì solo nella forma della speranza.

La luce di Dio risplende in questo mondo non altrimenti che nei segnali di speranza che la sua bontà ha disposto lungo la nostra via.

Quanto spesso ci rattrista il fatto che noi vorremmo di più, che desidereremmo una presenza piena, completa e indefettibile. Ma in fondo dobbiamo pur ammettere: potrebbe esserci una modalità più umana di redenzione di quella che dice a noi — a noi, che siamo in cammino lungo il divenire del tempo, del mondo e persino di noi stessi — che possiamo sperare? Potrebbe darsi una luce migliore per noi viandanti, di quella che ci dà la libertà di procedere senza timore, perché sappiamo che alla fine della strada c'è la luce dell’amore eterno?

Nella liturgia della Santa Messa, il quarto mercoledì di Avvento ci viene incontro proprio il mistero della speranza. In questo giorno, la Chiesa ce lo dischiude nella figura della madre del Signore, la santa Vergine Maria.

In tutte le settimane d’Avvento, Maria ci appare come la donna che custodisce nel suo seno la speranza del mondo, e così ci precede sul nostro cammino come segno di speranza.

Ella si presenta a noi come quella donna nella quale quanto è umanamente impossibile è diventato, per la misericordia redentrice di Dio, possibile.

E in questo modo ella diviene un segno per tutti noi: perché se dipendesse da noi, dalla fiamma ben misera della nostra buona volontà e dalla pochezza del nostro fare, non riusciremmo a salvarci. Non basterebbe. Resterebbe impossibile. Ma, nella sua misericordia, Dio ha reso possibile l’impossibile. Così che noi abbiamo soltanto bisogno di dire, in tutta umiltà: « Ecco, sono l’ancella del Signore» (cfr. Le 2,37s; Me 10,27). (Vom Sinn des Christseins, pp. 69s)

 

8 dicembre

Maria, la pura ancella del Signore. Il suo messaggio è quello della totale e femminile disponibilità a ricevere.

Ogni giorno, nel « Rorateamt », viene letto il vangelo dell’annunciazione a Maria e della miracolosa concezione del Figlio: « L'angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea che ha nome Nazaret, a una vergine fidanzata a un uomo di nome Giuseppe, della casa di David, e il nome della vergine era Maria. Entrato da lei, disse: “Ti saluto, piena di grazia...!”» (Lc.1,26-         28).

È un’ora fatale per la storia del mondo; qui, in questo punto, infatti, è incominciata in senso pieno la presenza di Dio tra gli uomini. Qui si è verificato realmente un «avvento».

Ma riflettiamo: quest’ora fatale della storia mondiale è stata, al tempo stesso, una delle sue ore più silenziose e quiete. Un'ora dimenticata, che nessun giornale ha segnalato e della quale nessuna rivista ha fatto o avrebbe fatto menzione, se già allora ci fosse stato qualcosa del genere.

Pertanto, quanto qui ci vien detto è, innanzi tutto, un mistero di silenzio. Ciò che è veramente grande cresce inosservato, e il silenzio è più fruttuoso, a suo tempo, di un ininterrotto attivismo, che troppo facilmente si riduce a un insulso correre a vuoto.

Noi tutti, in quest’epoca di americanizzazione della vita pubblica, siamo ossessionati da una strana irrequietezza, che subodora una perdita di tempo a ogni momento di silenzio e di tranquillità.

Ogni grammo di tempo viene calcolato e ponderato, e così noi dimentichiamo il vero segreto del tempo, il vero segreto della crescita è dell'azione: la quiete.

Anche in campo religioso è così: attendiamo e speriamo tutto dalla nostra opera; con ogni sorta di imprese e di progetti scansiamo, senza accorgercene, quello che è il vero segreto della crescita interiore dinanzi a Dio. Eppure, anche in ambito religioso il ricevere ha un'importanza per lo meno uguale al fare. (Dogma e predicazione, p. 308)

9 dicembre

La corretta devozione mariana garantisce alla fede la convivenza dell’indispensabile ragione con le altrettanto indispensabili « ragioni del cuore », come direbbe Pascal. Per la Chiesa l’uomo non è solo ragione né solo sentimento, è l’unione di queste due dimensioni. La testa deve riflettere con lucidità ma il cuore deve essere riscaldato: la devozione a Maria [...] assicura alla fede la sua dimensione umana completa.

Per usare le espressioni stesse del Vaticano II, Maria è «figura», «immagine», «modello» della Chiesa.

Allora, guardando a lei, la Chiesa è messa al riparo da quel modello maschilista che la vede come strumento di un programma d'azione socio-politico.

In Maria, sua figura e modello, la Chiesa ritrova il suo volto di Madre [...]. Se in certe teologie ed ecclesiologie Maria non trova più posto, la ragione è semplice: esse hanno ridotto la fede a un’astrazione.

E un’astrazione non ha bisogno di una madre.

Con il suo destino, che è insieme di vergine e di madre, Maria invece continua a proiettare luce su ciò che il Creatore ha inteso per la donna di ogni tempo, il nostro compreso. Anzi, forse soprattutto il nostro, dove l’essenza stessa della femminilità è minacciata. La sua verginità e la sua maternità radicano il mistero della donna in un destino altissimo da cui non può essere scardinata.

Maria è l’intrepida annunciatrice del Magnificat; ma è anche Colei che rende fecondi il silenzio e il raccoglimento. È Colei che non teme di stare sotto la croce, che è presente alla nascita della Chiesa; ma è anche Colei che, come sottolinea più volte l’evangelista, « serba e medita nel suo cuore » ciò che le avviene intorno.

Creatura del coraggio e dell’obbedienza, ella è (ancora e sempre) un esempio al quale ogni cristiano — uomo e donna — può, deve guardare.

(Rapporto sulla fede, pp. 108s)

 

10     dicembre

La decisione con cui oggi viene contestata e respinta la nascita verginale di Gesù non si capisce partendo dai problemi storici. La ragione principale, che sottende le questioni storiche, è altrove: nella differenza tra la nostra visione del mondo e il messaggio biblico, e nell'idea che quest’ultimo non possa trovare posto in un mondo visto con l’occhio delle scienze naturali.

Una visione del mondo è sempre una sintesi di sapere e di valutazioni [...]. Proprio su questo fatto si basa anche la sua problematicità [...].

Ora, a proposito della visione del mondo e dei suoi presupposti che vorrebbero obbligarci psicologicamente a considerare impossibile la nascita verginale, è chiaro che essa non deriva da sapere, ma da giudizi di valore.Oggi come allora, la nascita verginale è l’improbabile, ma non l’assolutamente impossibile; non c’è prova della sua impossibilità e nessun serio studioso di scienze naturali affermerebbe una cosa del genere [...].

Ora, qui non è in gioco qualcosa di accidentale, bensì piuttosto una delle questioni tra le più fondamentali: Chi era questo Gesù? Chi è o che cos’è l’uomo? E, da ultimo, la questione di tutte le questioni: Chi è, o che cosa è Dio?

Da essa, in definitiva, dipende ancor sempre come vanno le cose per l’uomo: anche in una visione atea del mondo, il problema di Dio è decisivo — in senso negativo — peri il problema dell’uomo.

La testimonianza della nascita di Gesù dalla Vergine Maria non è un angolo idillico di devozione nella struttura della fede neotestamentaria; non è la cappellina privata di due evangelisti, che si potrebbe alla fin fine anche trascurare.

Si tratta del problema di Dio: Dio è, non so dove, è una profondità dell’essere che per dir così dilava ogni cosa, non si sa bene come, oppure Egli è l’agente che ha potenza, che conosce e che ama la sua creazione, le è presente, opera in essa, sempre, anche oggi? [...].

In ultima istanza, il « natus ex Maria virgine » è una proposizione rigorosamente teologica: essa testimonia il Dio che non ha abbandonato a se stessa la creazione. Qui si fondano la speranza, la libertà, la tranquillità e la responsabilità del cristiano. (La figlia di Sion, pp. 54-58)

11 dicembre

La Chiesa ha proclamato i dogmi mariani — prima la verginità perpetua e la maternità divina, e poi, dopo una lunga maturazione e riflessione, il concepimento senza la macchia del peccato originale e l’assunzione al cielo — come atto direttamente funzionale alla fede in Cristo e non, in prima battuta, per devozione verso Maria, sua madre.

Questi dogmi mettono al riparo la fede autentica in Cristo, come vero Dio e vero uomo: due nature in una sola persona. Mettono al riparo anche l’indispensabile tensione escatologica, indicando in Maria assunta il destino immortale che tutti ci attende.

E mettono al riparo pure la fede, oggi minacciata, in Dio creatore che (questo è tra l’altro uno dei significati della più che mai incompresa verità sulla verginità perpetua di Maria) può liberamente intervenire anche sulla materia.

Insomma, come ricorda ancora il concilio, « Maria, per la sua intima partecipazione alla storia della salvezza, riunisce in certa misura e riverbera i massimi dati della fede» (Lumen gentium, n. 65).

La mariologia della Chiesa suppone il giusto rapporto, la necessaria integrazione tra Bibbia e tradizione.

I quattro dogmi mariani hanno la loro base indispensabile nella sacra Scrittura.

Ma qui vi è come un germe che cresce e dà frutto nella vita calda della tradizione così come si esprime nella liturgia, nell’intuizione del popolo credente e nella riflessione della teologia guidata dal magistero.

Nella sua persona stessa di fanciulla ebrea divenuta madre del Messia, Maria lega insieme in modo vitale e inestricabile antico e nuovo popolo di Dio, Israele e cristianesimo, Sinagoga e Chiesa. È come il punto di giunzione senza il quale la fede (come oggi succede) rischia di sbilanciarsi o sull’Antico Testamento o soltanto sul Nuovo. In Maria possiamo invece vivere la sintesi della Scrittura intera. (Rapporto sulla fede, pp. 107ss)

Sia lodato Gesù Cristo +  sempre sia lodato

Fonte:  Conferenze, Omelie, Discorsi del cardinale Joseph Ratzinger (Benedetto XVI) raccolta di testi "365 giorni con il Papa" - Ed.paoline 2006

Riepiloghiamo i precedenti lavori postati dal medesimo libro di Benedetto XVI "L'Infanzia di Gesù di Nazareth" il terzo della trilogia:

Benedetto XVI spiega le parole annunciate a Maria

Ratzinger Benedetto XVI ci accompagna nel Tempo di Avvento

La nascita di Gesù raccontata da Benedetto XVI

Benedetto XVI spiega il Concepimento del Verbo nei Vangeli

QUI per tornare all'indice dei Testi di Ratzinger Benedetto XVI

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Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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