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Dal Magistero di Benedetto XVI - la dolcezza, le meditazioni, la gioia della fede

Ultimo Aggiornamento: 27/07/2015 16:31
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04/01/2014 22:34




Il Papa ai sacerdoti
Nel raggio del soffio dello Spirito

di Rosino Gibellini
Teologo, Brescia

Nella conversazione di Benedetto xvi con il clero di Bolzano-Bressanone, emergono motivi della teologia e del magistero del Pontefice, che per la loro attualità meritano di essere evidenziati.

A un seminarista di ritorno da Sydney, dove ha sperimentato il volto giovane della Chiesa, il Papa ricorda che è lo Spirito a rendere giovane la Chiesa, e istituisce il parallelo tra il secondo capitolo della Genesi (il soffio della creazione dell'uomo) e il ventesimo di Giovanni (il soffio del dono dello Spirito alla Chiesa): Dio crea e ri-crea donando la forza dello Spirito.

Si tratta di mantenersi "nel raggio del soffio dello Spirito Santo", o ancora di "passeggiare nel giardino dello Spirito", secondo l'espressione usata in Australia. Lo Spirito è la forza segreta della Chiesa, che le analisi sociologiche (pur necessarie) non riescono a decifrare nella loro limitatezza metodologica. Qui Benedetto xvi offre alcune indicazioni per una ecclesiologia pneumatologica, che va oltre le strutture e segnala la forza segreta che le anima. È lo Spirito a rendere giovane la Chiesa: egli è il dono che rende presente il futuro, e così "ci dà la fantasia e le idee creative sul come fare". Papa Ratzinger sembra dire, di ritorno da Sydney: al di là della giovinezza anagrafica vi è una giovinezza spirituale, che è offerta a tutti come dono dello Spirito.

Ritorna inoltre il motivo del discorso di Ratisbona: la fede è lògos, e per questo può essere comunicata a tutti, ma è lògos che è amore "tale da esprimersi nella bellezza e nel bene"; un motivo che soprattutto il teologo Hans Urs von Balthasar ha sviluppato nella sua "estetica teologica".

C'è una affermazione che merita di essere sottolineata, perché indicativa di uno dei tracciati maggiori della teologia e del magistero di Benedetto xvi: "Noi stiamo lottando per l'allargamento della ragione e quindi per una ragione aperta anche al bello". Si può qui ricordare che tra i nuovi corsi teologici introdotti recentemente nelle facoltà e istituti di scienze religiose si registrano le seguenti tematiche: teologia e cultura, teologia e letteratura, teologia e arte, teologia e musica, che documentano questo allargamento della ragione, cui il Papa fa aperta allusione.

Si deve anche sottolineare la riproposizione di una teologia della creazione, che una troppo angusta teologia della storia della salvezza aveva sfocato. Redenzione e Creazione sono inscindibili; Dio crea ed entra nella storia: "Egli è il Dio dell'insieme e non di una sola parte". Il mandato biblico "soggiogate la terra", se inteso come mandato del Creatore, è "il compito di essere custodi della terra e di svilupparne i doni". È un mandato che appella alla responsabilità, che appunto dà la fede nel Dio della creazione: "Il consumo brutale della creazione inizia dove non c'è Dio, dove la materia è ormai soltanto materia per noi".

Infine, tra gli altri motivi, come gli spunti per una teologia della croce vissuta nel quotidiano e i consigli per l'esercizio del ministero nel nostro tempo, si deve sottolineare l'atteggiamento pastorale consigliato nell'ammettere i bambini ai sacramenti dell'Eucaristia e della Confermazione. Se prima - venti o trent'anni fa - poteva valere la severità, ora sarebbe più prudente far valere comprensione e larghezza: "Mi sembra che sia giusto essere piuttosto larghi", attenti ai minimi segni di fede, espressi dai bambini e dalle loro famiglie. Benedetto xvi, in genere dipinto come severo, ricorda l'esempio del Signore, che "era un Signore della misericordia" e si fa promotore di una Chiesa della misericordia. Con parole e gesti capaci di aprire a fiducia il cuore dei cristiani e di quanti guardano alla Chiesa, stando sulla soglia.
(L'Osservatore Romano 13 agosto 2008)


   

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Il 12 settembre il Papa in Francia
Benedetto colui che viene
nel nome del Signore

Si apre oggi, 11 agosto, a Lourdes, nel centocinquantesimo delle apparizioni, il 135 pellegrinaggio nazionale francese, al quale partecipano delegazioni di diversi continenti e che è presieduto dal vescovo di Tarbes et Lourdes. Pubblichiamo una sua riflesisone - che esce anche su "Lourdes Magazine" - a un mese dalla visita del Papa in Francia.


di Jacques Perrier

L'elezione del cardinale Ratzinger è stata accolta in modi diversi. L'opinione comune, riprodotta con compiacimento, vedeva in lui un uomo rigido, un teorico inflessibile, estraneo alle questioni del mondo, perduto dietro i suoi principi. Coloro che l'avevano frequentato cercavano di far udire un'eco diversa: il cardinale era un uomo semplice, facilmente accessibile, che amava ascoltare, chiaro nelle sue risposte, il quale riconosceva che talvolta non c'era risposta, ed era rispettato al di là dell'ambito cattolico. Ma la loro voce stentava a farsi sentire.

Poco prima dell'annuncio del risultato dell'elezione, mi sorpresi a dire: "Se prendesse il nome di Benedetto!". Non sapevo che l'eletto era il cardinale Ratzinger. Ancor meno conoscevo la sua stima per san Benedetto. Pensavo forse vagamente a Benedetto xv, il Papa che cercò di essere costruttore di pace durante la guerra e che, per questo, fu calunniato da entrambi gli schieramenti. Pensavo soprattutto che il Papa doveva essere un segno di benedizione per il mondo. In questo, ero fedele alla devozione di Papa Giovanni Paolo ii per la divina misericordia: lui aveva canonizzato suor Faustina, messaggera della divina misericordia, lui ne aveva istituito la festa, la seconda domenica di Pasqua, lui stesso aveva incontrato definitivamente questa divina misericordia nei primi vespri della sua festa.

Il mondo è preoccupato per il suo avvenire. Le nostre società non sono certe della loro solidità. La nostra cultura del divertimento nasconde male un deficit di significato che può convivere con una vaga felicità. A questo mondo è importante che qualcuno dica che non è né maledetto né dimenticato ma che, al contrario, Dio lo ama e lo benedice, nonostante le sue ferite. La benedizione originaria della Genesi non è stata tolta all'uomo. Bisogna allora che "l'uomo vestito di bianco" sia un segno di benedizione: quando le religioni si lasciano coinvolgere troppo facilmente in numerosi conflitti; quando dei preti hanno commesso crimini nei confronti dei bambini, coloro che Gesù benediceva; quando è necessario rifiutare certe realizzazioni della tecnica che diverrebbero una maledizione per l'umanità! Occorreva una grande fede e molta umiltà per accettare simili sfide.
Durante la Via crucis che aveva guidato il Venerdì santo del 2005, qualche giorno prima della morte del Papa, e poi nei discorsi prima del conclave, il cardinale Ratzinger non aveva certo dipinto di rosa la situazione spirituale della Chiesa, soprattutto in Occidente. È quindi con cognizione di causa che accettò il carico, quando sperava di potere tornare agli amati studi.

Due beatitudini si applicano in particolare a Papa Benedetto xvi. "Beati i miti": la mitezza è forse nel suo carattere, ma ciò che è un dono naturale può anche divenire un carisma al servizio del Regno. In questo mondo di violenza, non solo terroristica, ma anche economica, persino culturale, la mitezza sull'esempio di Cristo non è forse un modo di lasciare un segno? L'altra beatitudine è quella dei costruttori di pace. Benedetto xvi ricerca l'unità. Sa che l'unità è inscindibile dalla verità. Per questo si mostra esigente nel dialogo, ecumenico e tra le religioni: è un modo di onorare i suoi interlocutori.
Grazie forse alla sua mitezza il Papa apre le vie del dialogo con l'ortodossia.

In Cina, cerca di riconciliare. Nella scelta di celebrare un Anno paolino mentre è convocato un sinodo sulla Parola di Dio è ragionevole leggere un'intenzione ecumenica nei confronti dei protestanti. Nella Chiesa cattolica non vorrebbe che dei fedeli vivano separati con il pretesto di un modo antico di celebrare. Ma anche qui la verità non deve essere sacrificata a favore di un'unità solo di superficie: il concilio Vaticano II deve essere correttamente interpretato, ma non può essere annullato.

Come altri, i francesi hanno senza dubbio scoperto un po' meglio Papa Benedetto xvi grazie al viaggio negli Stati Uniti.

Abbiamo potuto vedere con quale coraggio ha affrontato gli scandali, con che delicatezza ascoltato le vittime, con quale disinvoltura si è mosso in questa società così distante dalla sua cultura, con quale autorità amichevole ha incoraggiato i suoi fratelli vescovi, con che sobrietà liturgica ha celebrato negli stadi, con quale ampiezza di visione si è rivolto ai delegati delle Nazioni Unite, con che emozione ha partecipato al dolore, ancora vivo, della città di New York colpita dagli attentati dell'11 settembre. Durante i giorni del suo viaggio abbiamo constatato un cambiamento di tono nei commenti dei media. Benedetto xvi li ha sorpresi.
Aspettiamoci anche noi di essere sorpresi. Potremmo, a nostra volta, sorprenderlo venendo in molti per mostrargli che lo amiamo e che siamo un solo corpo con lui, nella Chiesa.

(L'Osservatore Romano 11-12 agosto 2008)


   


  


La visita del Papa in Australia
Quando i media superano i pregiudizi

di Stefano Girola
Università di Queensland (Australia)

Quando molti anni fa gli immigrati italiani cominciarono a celebrare le feste dei santi patroni nelle strade delle città australiane, il disappunto che essi suscitarono in alcuni settori della società locale aveva una causa precisa: con le loro manifestazioni pubbliche di religiosità popolare, gli italiani sfidavano platealmente una consolidata separazione fra sacro e profano, molto radicata nella mentalità australiana, che relega la religione alla sfera strettamente privata. Si spiega anche con la persistenza di questi atteggiamenti l'ostilità verso la Giornata mondiale della gioventù (Gmg) manifestata da alcuni media australiani nelle settimane che l'hanno preceduta.

Uno dei più importanti quotidiani nazionali, "The Sydney Morning Herald", aveva criticato ripetutamente il sostegno finanziario offerto dal Governo del Nuovo Galles del Sud all'arcidiocesi di Sydney, prevedendo inoltre conseguenze catastrofiche per il traffico cittadino e gravi problemi di ordine pubblico.

Oltre a ciò, per alcuni media l'unico motivo di interesse nei confronti dell'imminente Gmg era se il Papa si sarebbe scusato per gli abusi sessuali commessi da alcuni membri del clero locale, analogamente a quanto Benedetto xvi aveva fatto negli Stati Uniti. L'insistenza su questo argomento aveva raggiunto il culmine sugli schermi del principale canale televisivo pubblico, l'Australian Broadcasting Corporation (Abc). Pochi giorni prima dell'arrivo del Papa, i telegiornali e il programma di approfondimento serale "Lateline" avevano rispolverato un caso di molestie sessuali commesse venticinque anni fa da un prete nei confronti di un uomo di 29 anni, arrivando a chiedere le dimissioni del cardinale George Pell per il modo in cui aveva gestito questa vicenda nel 2003. Il caso si era poi sgonfiato, ma che l'Abc abbia condotto una campagna per far dimettere l'arcivescovo di Sydney proprio alla vigilia della Gmg la dice lunga sull'atteggiamento presente in alcuni media australiani nei confronti della Chiesa cattolica.

A Gmg conclusa, il tono prevalente nei media è invece molto positivo, sia perché le previsioni negative del "Sydney Morning Herald" sono state clamorosamente smentite, sia per le forti parole di condanna pronunciate da Benedetto xvi nei riguardi degli abusi sessuali. Proprio su queste parole si sofferma Andrew Hamilton in un articolo pubblicato da "Eureka Street", una rivista dei gesuiti: "Le scuse pronunciate dal Papa, con la sua enfasi su giustizia e compassione, hanno offerto una leadership esemplare. Se i cattolici australiani parleranno e agiranno secondo lo spirito di queste parole, i media gradualmente la smetteranno di esaminare la Chiesa cattolica solo attraverso le lenti della questione degli abusi del clero".
Anche il quotidiano "The Australian" ha accolto positivamente le espressioni di dolore e di solidarietà per le vittime degli abusi pronunciate dal Papa nella cattedrale di Sydney. In un editoriale del 21 luglio, il giornale ha inoltre definito la Gmg "uno dei grandi successi degli inizi del xxi secolo: ben organizzata, sicura e felice".

Per "The Australian" la Gmg ha consacrato la raggiunta maturità della Chiesa australiana, espressa simbolicamente con questo paragone: "Mentre l'Australia resta giovane in termini di eredità cristiana, le stazioni della Via crucis rappresentate nei luoghi più straordinari della città hanno creato un'esperienza religiosa commuovente e intensa come quelle suscitate dagli antichi santuari europei". Anche l'aver mostrato al mondo aspetti della cultura e dell'arte aborigena è uno dei meriti della Gmg secondo l'editoriale che si concludeva con queste parole: "Passerà molto, molto tempo prima che l'Australia veda ancora una settimana come quella della Gmg".

Citando i dati di un sondaggio della società "Galaxi", sul quotidiano "The Daily Telegraph" Brooke Newstead e Kate Sikora hanno scritto: "È ufficiale. Sydney ha amato la Gmg. Dopo aver brontolato prima dell'evento, la maggior parte degli abitanti di Sydney ha cambiato idea". Secondo il sondaggio il 71 per cento degli intervistati ha giudicato infatti come positiva per la città la massa di pellegrini arrivati da tutto il mondo.

Anche Neil Ormerod, docente di teologia presso l'Australian Catholic University, ha dichiarato all'"Herald Sun" che l'esito "trionfale" della Gmg ha superato le previsioni più ottimistiche: "Nonostante i miei stessi timori, l'organizzazione e l'esecuzione della Gmg sono state eccellenti. L'evento ha generato molta buona volontà e sentimenti positivi da parte dei giovani verso la Chiesa e la sua leadership. Ma solo il tempo dirà se tutto ciò si tradurrà in un cambiamento duraturo negli atteggiamenti nei confronti della Chiesa".

Alcuni commenti suggeriscono che l'attenzione suscitata dalla Gmg e dalla visita di Benedetto xvi spingerà la Chiesa cattolica australiana a porsi in modo diverso nei confronti del resto della società: il 22 luglio Catherine Smibert ha riportato sul sito www.catholic.org le parole pronunciate dal cardinale Pell subito dopo la partenza del Papa: "Forse nel passato noi cattolici siamo stati troppo interessati solo a noi stessi. Adesso diciamo molto chiaramente che abbiamo qualcosa da offrire al resto della popolazione australiana".

Anche per Tony Abbott, già ministro della Sanità e cattolico praticante, la Gmg può essere un momento di svolta per la Chiesa australiana, tradizionalmente accusata di avere scarsa coscienza sociale e di essere troppo preoccupata con questioni intraecclesiali. In un articolo pubblicato dal quotidiano "The Australian" il 22 luglio, Abbot ha scritto: "Per alcuni giorni i cattolici sono emersi dal ghetto mentale nel quale molti si erano ritirati e d'ora in poi sarà improbabile che saremo ancora sulla difensiva e timidi come prima". Abbott ha visto nella Gmg anche l'occasione per ridiscutere gli atteggiamenti dei media nei confronti della religione: "Se le buone notizie sulla religione riescono a dominare le prime pagine dei giornali per un'intera settimana, forse alcuni media dovrebbero riconsiderare il modo condiscendente con il quale trattano invariabilmente le materie religiose. Almeno per una settimana, gli australiani sembrano aver accettato che la curiosità verso Dio è "incisa nelle nostre anime" come ha detto Benedetto xvi. Per una settimana, la religione è stata associata con il portare alla luce il meglio degli esseri umani".

Che un ripensamento sia iniziato può suggerirlo un editoriale del 21 luglio del "Sydney Morning Herald", così diverso nei toni da molti articoli pubblicati su questo stesso giornale prima e durante la Gmg. Secondo l'autore dell'editoriale, "durante quest'ultima settimana Sydney, probabilmente la più materialistica e mondana città australiana, è stata trasformata da un pellegrinaggio (...) La Gmg è ovviamente un festival cattolico, ma grazie alle sue dimensioni, essa ha toccato l'intera comunità, e a sua volta la comunità ha abbracciato la Gmg".

Infine, secondo questo editoriale, la Gmg ha evidenziato un'immagine diversa di Benedetto xvi, un Papa che ha offerto alla Chiesa locale un'opportunità storica di rinnovamento: "Benedetto xvi è arrivato al papato con la reputazione di studioso conservatore. La Gmg del 2008 a Sydney lo ha mostrato addolcirsi nel suo ruolo: ai suoi giovani seguaci egli ha rivelato un volto aperto ed espansivo, ed essi hanno ricambiato con affetto genuino. Le sue scuse per gli abusi sessuali del clero sembrano essere un'altra espressione di quella crescente capacità di raggiungere e di toccare i cuori dei credenti. Le sue parole offrono alla Chiesa cattolica australiana l'occasione per un nuovo inizio in questa difficile questione".
(L'Osservatore Romano 27 luglio 2008)

   



Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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