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Libro intervista Luce del mondo, un capolavoro di sublime pastorale

Ultimo Aggiornamento: 28/08/2016 00:13
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10/05/2013 09:34

NOTA DELLA CONGREGAZIONE PER LA DOTTRINA DELLA FEDE SULLA BANALIZZAZIONE DELLA SESSUALITÀ - A PROPOSITO DI ALCUNE LETTURE DI "LUCE DEL MONDO", 21.12.2010

Viene pubblicata questo pomeriggio su L’Osservatore Romano una Nota della Congregazione per la Dottrina della Fede sulla banalizzazione della sessualità, a proposito di alcune letture del libro-intervista di Papa Benedetto XVI "Luce del mondo".
Riportiamo di seguito il testo della Nota nelle diverse lingue, al fine di favorirne la corretta lettura:

In occasione della pubblicazione del libro-intervista di Benedetto XVI,
Luce del mondo, sono state diffuse diverse interpretazioni non corrette, che hanno generato confusione sulla posizione della Chiesa cattolica riguardo ad alcune questioni di morale sessuale. Il pensiero del Papa non di rado è stato strumentalizzato per scopi e interessi estranei al senso delle sue parole, che risulta evidente qualora si leggano interamente i capitoli dove si accenna alla sessualità umana. L'interesse del Santo Padre appare chiaro: ritrovare la grandezza del progetto di Dio sulla sessualità, evitandone la banalizzazione oggi diffusa.

Alcune interpretazioni hanno presentato le parole del Papa come affermazioni in contraddizione con la tradizione morale della Chiesa, ipotesi che taluni hanno salutato come una positiva svolta e altri hanno appreso con preoccupazione, come se si trattasse di una rottura con la dottrina sulla contraccezione e con l'atteggiamento ecclesiale nella lotta contro l'Aids. In realtà, le parole del Papa, che accennano in particolare ad un comportamento gravemente disordinato quale è la prostituzione (cfr.
Luce del mondo, prima ristampa, novembre 2010, pp. 170-171), non sono una modifica della dottrina morale né della prassi pastorale della Chiesa.

Come risulta dalla lettura della pagina in questione, il Santo Padre non parla della morale coniugale e nemmeno della norma morale sulla contraccezione. Tale norma, tradizionale nella Chiesa, è stata ripresa in termini assai precisi da Paolo vi nel n. 14 dell'enciclica
Humanae vitae, quando ha scritto che è «esclusa ogni azione che, o in previsione dell'atto coniugale, o nel suo compimento, o nello sviluppo delle sue conseguenze naturali, si proponga, come scopo o come mezzo, di impedire la procreazione». L'idea che dalle parole di Benedetto xvi si possa dedurre che in alcuni casi sia lecito ricorrere all'uso del profilattico per evitare gravidanze indesiderate è del tutto arbitraria e non risponde né alle sue parole né al suo pensiero. A questo riguardo il Papa propone invece vie umanamente e eticamente percorribili, per le quali i pastori sono chiamati a fare «di più e meglio» (Luce del mondo, p. 206), quelle cioè che rispettano integralmente il nesso inscindibile di significato unitivo e procreativo in ogni atto coniugale, mediante l'eventuale ricorso ai metodi di regolazione naturale della fecondità in vista di una procreazione responsabile.

Quanto poi alla pagina in questione, il Santo Padre si riferiva al caso completamente diverso della prostituzione, comportamento che la morale cristiana da sempre ha considerato gravemente immorale (cfr. Concilio Vaticano ii, Costituzione pastorale
Gaudium et spes, n. 27; Catechismo della Chiesa cattolica, n. 2355). La raccomandazione di tutta la tradizione cristiana — e non solo di quella — nei confronti della prostituzione si può riassumere nelle parole di san Paolo: «Fuggite la fornicazione» (1 Corinzi, 6, 18). La prostituzione va dunque combattuta e gli enti assistenziali della Chiesa, della società civile e dello Stato devono adoperarsi per liberare le persone coinvolte.

A questo riguardo occorre rilevare che la situazione creatasi a causa dell'attuale diffusione dell'Aids in molte aree del mondo ha reso il problema della prostituzione ancora più drammatico. Chi sa di essere infetto dall'Hiv e quindi di poter trasmettere l'infezione, oltre al peccato grave contro il sesto comandamento ne commette anche uno contro il quinto, perché consapevolmente mette a serio rischio la vita di un'altra persona, con ripercussioni anche sulla salute pubblica. In proposito il Santo Padre afferma chiaramente che i profilattici non costituiscono «la soluzione autentica e morale» del problema dell'Aids e anche che «concentrarsi solo sul profilattico vuol dire banalizzare la sessualità», perché non si vuole affrontare lo smarrimento umano che sta alla base della trasmissione della pandemia. È innegabile peraltro che chi ricorre al profilattico per diminuire il rischio per la vita di un'altra persona intende ridurre il male connesso al suo agire sbagliato. In questo senso il Santo Padre rileva che il ricorso al profilattico «nell'intenzione di diminuire il pericolo di contagio, può rappresentare tuttavia un primo passo sulla strada che porta ad una sessualità diversamente vissuta, più umana». Si tratta di un'osservazione del tutto compatibile con l'altra affermazione del Santo Padre: «questo non è il modo vero e proprio per affrontare il male dell'Hiv».

Alcuni hanno interpretato le parole di Benedetto xvi ricorrendo alla teoria del cosiddetto «male minore». Questa teoria, tuttavia, è suscettibile di interpretazioni fuorvianti di matrice proporzionalista (cfr. Giovanni Paolo ii, enciclica
Veritatis splendor
, nn. 75-77). Un'azione che è un male per il suo oggetto, anche se un male minore, non può essere lecitamente voluta. Il Santo Padre non ha detto che la prostituzione col ricorso al profilattico possa essere lecitamente scelta come male minore, come qualcuno ha sostenuto. La Chiesa insegna che la prostituzione è immorale e deve essere combattuta.
Se qualcuno, ciononostante, praticando la prostituzione e inoltre essendo infetto dall'Hiv, si adopera per diminuire il pericolo di contagio anche mediante il ricorso al profilattico, ciò può costituire un primo passo nel rispetto della vita degli altri, anche se la malizia della prostituzione rimane in tutta la sua gravità. Tali valutazioni sono in linea con quanto la tradizione teologico-morale della Chiesa ha sostenuto anche in passato.

In conclusione, nella lotta contro l'Aids i membri e le istituzioni della Chiesa cattolica sappiano che occorre stare vicini alle persone, curando gli ammalati e formando tutti perché possano vivere l'astinenza prima del matrimonio e la fedeltà all'interno del patto coniugale. Al riguardo occorre anche denunciare quei comportamenti che banalizzano la sessualità, perché, come dice il Papa, proprio questi rappresentano la pericolosa ragione per cui tante persone nella sessualità non vedono più l'espressione del loro amore. «Perciò anche la lotta contro la banalizzazione della sessualità è parte del grande sforzo affinché la sessualità venga valutata positivamente e possa esercitare il suo effetto positivo sull'essere umano nella sua totalità» (Luce del mondo, p. 170).

Bollettino Ufficiale Santa Sede




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l'eccellente commento di Sandro Magister:


“Luce del mondo” riveduta e corretta. Con una nota del Sant’Uffizio

libro

La congregazione per la dottrina della fede ha diffuso nel pomeriggio di martedì 21 dicembre una nota “sulla banalizzazione della sessualità, a proposito di alcune letture di ‘Luce del mondo’”.

La nota è leggibile in sei lingue nel sito del Vaticano: “In occasione della pubblicazione del libro-intervista di Benedetto XVI…“.

Nel citare “Luce del mondo” nella versione italiana, la nota fa riferimento alla “prima ristampa” del volume, in libreria da pochi giorni dopo l’esaurimento della tiratura iniziale.

E il motivo si sa. La prima ristampa modifica in diversi punti la precedente traduzione dall’originale tedesco.

Ecco qui di seguito, integrale, il passo controversi del libro, con le modifiche evidenziate in neretto e le precedenti versioni tra parentesi quadre.

Va ricordato che “L’Osservatore Romano”, nell’anticipare sabato 20 novembre vari brani del libro, riportò di questo passaggio solo 19 righe su 64, cioè solo la parte finale della prima risposta del papa.

*

DA “LUCE DEL MONDO”, PRIMA RISTAMPA, PP. 169-171

D. – [...] In Africa, Lei ha dichiarato che la dottrina tradizionale della Chiesa si è rivelata l’unico modo sicuro per arrestare la diffusione dell’HIV. I critici, anche all’interno della Chiesa, sostengono al contrario che è una follia vietare ad una popolazione minacciata dall’AIDS l’utilizzo di profilattici.

R. – Dal punto di vista giornalistico il viaggio in Africa è stato del tutto oscurato da un’unica mia frase. Mi è stato chiesto perché la Chiesa Cattolica, relativamente all’AIDS, assumesse una posizione irrealistica ed inefficace. Così mi sono sentito veramente sfidato, [come sfidato] perché la Chiesa fa più di tutti gli altri. E continuo a sostenerlo; perché la Chiesa è l’unica istituzione veramente vicina alle persone, molto concretamente; nel prevenire, nell’educare, nell’aiutare, nel consigliare e nello stare a fianco; e perché come nessun altro si cura di tanti malati di AIDS e, in particolare, di tantissimi bambini colpiti da questa malattia.

Ho potuto visitare una di queste strutture per i malati di AIDS e ho potuto parlare con loro. La risposta è stata sostanzialmente questa [e ho incontrato i malati, e mi hanno detto questo]: la Chiesa fa più degli altri perché non parla solo dal pulpito dei [dai] giornali, ma aiuta i fratelli e le sorelle sul posto. In tale contesto [sul luogo. Dicendo questo] non avevo preso posizione sul problema dei profilattici in generale, ma ho soltanto detto quello che poi ha suscitato tanto risentimento: che non si può risolvere il problema con la distribuzione di profilattici. Bisogna fare molto di più. Dobbiamo stare vicino alle persone, guidarle, aiutarle, e questo anche prima che si ammalino.

È un dato di fatto [La verità è] che i profilattici sono a disposizione ovunque, chi li vuole li trova subito. Ma solo questo non risolve la questione. Bisogna fare di più. Nel frattempo, proprio anche [anche] in ambito secolare si è sviluppata la cosiddetta teoria ABC, sigla che sta per “Abstinence – Be Faithful – Condom” (”Astinenza – Fedeltà – Profilattico”): laddove il profilattico è considerato soltanto come scappatoia, quando mancano gli altri due elementi. Questo significa che concentrarsi solo sul profilattico vuol dire banalizzare la sessualità, e questa banalizzazione rappresenta proprio la pericolosa origine [ragione] per cui tante e tante persone nella sessualità non vedono più l’espressione del loro amore, ma soltanto una sorta di droga, che si somministrano da sé. Perciò anche la lotta contro la banalizzazione della sessualità è parte del grande sforzo affinché la sessualità venga valutata positivamente e possa esercitare il suo effetto positivo sull’essere umano nella sua totalità.

Vi possono essere singoli casi motivati [giustificati], ad esempio quando uno che si prostituisce [una prostituta] utilizza un profilattico, e questo può essere un [il] primo passo verso una moralizzazione, un primo elemento [atto] di responsabilità per sviluppare di nuovo una [la] consapevolezza del fatto che non tutto è permesso e che non si può far tutto ciò che si vuole. Tuttavia, questo non è il modo vero e proprio per affrontare il male [vincere l'infezione] dell’HIV. Esso in realtà deve consistere nell’umanizzazione [È veramente necessaria una umanizzazione] della sessualità.

D. – Questo significa, dunque, che la Chiesa cattolica non è fondamentalmente contraria all’uso dei profilattici?

R. – La Chiesa, naturalmente, [Naturalmente la Chiesa] non considera i profilattici come la soluzione autentica e morale. In un caso o nell’altro, nell’intenzione [Nell'uno o nell'altro caso, con l'intenzione] di diminuire il pericolo di contagio, può rappresentare tuttavia un primo passo sulla strada che porta ad una sessualità diversamente vissuta, più umana.

*
La prima ristampa di “Luce del mondo” corregge anche i clamorosi errori dell’edizione iniziale nell’appendice con la cronologia di Joseph Ratzinger.

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NOTA BENE !

Il blog “Settimo cielo” fa da corredo al più importante sito “www.chiesa”, curato anch’esso da Sandro Magister, che offre a un pubblico internazionale notizie, analisi e documenti sulla Chiesa cattolica, in italiano, inglese, francese e spagnolo.

Gli ultimi tre servizi di “www.chiesa”:

20.12.2010
> Il Buon Natale del papa: “Solo la verità salva”
Nel suo discorso prenatalizio alla curia, Benedetto XVI parla in realtà al mondo intero. Gli abusi sessuali del clero, dice, sono l’effetto dell’incapacità di distinguere il bene e il male. E ricorda la lezione di Newman: la coscienza è fatta per obbedire alla verità

[SM=g27998]





Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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