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L’ABC di Joseph Ratzinger. Un nuovo volume della Libreria Editrice Vaticana

Ultimo Aggiornamento: 12/06/2013 13:42
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06/04/2013 13:23


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L’ABC di Joseph Ratzinger. Un nuovo volume della Libreria Editrice Vaticana


In un volume della Libreria Editrice Vaticana curato da monsignor Zollitsch il pensiero di Ratzinger, attraverso passaggi tratti dalle sue opere e suddivisi per temi

164 tra termini, nomi e concetti per spiegare il pensiero di “uno dei teologi di maggior spicco della nostra epoca”. È “l’ABC di Joseph Ratzinger” (290 pagine, 15 euro), un nuovo libro di consultazione da “Abbà” a “Vocazione”, quasi un vocabolario che ripercorre e illustra l’essenza del pensiero del Pontefice emerito Benedetto XVI attingendo alle sue numerosissime opere.

Il volume, pubblicato dalla Libreria Editrice Vaticana, è a cura di monsignor Robert Zollitsch, arcivescovo di Friburgo e presidente della Conferenza Episcopale della Germania, ed è stato realizzato in collaborazione con l’Istituto Papa Benedetto XVI, impegnato nell’edizione di tutti gli scritti di Joseph Ratzinger e fondato da monsignor Gerhard Ludwig Müller, oggi prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede.


“Per Joseph Ratzinger-Benedetto XVI era e resta decisivo servire la verità; lo era per il teologo impegnato nell’attività didattica, lo è per il vescovo nel servizio pastorale” scrive monsignor Zollitsch nella prefazione, ricordando poi il motto episcopale di Ratzinger: Cooperatores veritatis, “collaboratore nella verità”. “Con le sue opere – spiega Zollitsch – Joseph Ratzinger si è messo al servizio di quella verità, che non è un principio astratto, ma lo stesso Dio vivente”. Accanto alla verità, v’è l’amore quale “seconda grande nota fondamentale” che attraversa tutta la sua opera. “Verità e amore s’incontrano in Gesù Cristo. E chi vede Lui vede il Padre. Egli ci manifesta Dio stesso”.

È a partire da Cristo che si sviluppa la teologia del Papa emerito, il quale nei suoi libri dedicati a Gesù “mostra in maniera impressionante che la fede è fondata su Gesù in quanto figlio di Dio e che essa è ragionevole; una fede che non annaspa nel vuoto e piuttosto, solida com’è, può accompagnarci nella vita e nella morte” considera ancora Zollitsch.

In occasione della terza visita del Pontefice in Germania (settembre 2011), l’Istituto Papa Benedetto XVI ha tratto dall’opera del professore e cardinale Ratzinger una brochure in forma di libro teologico di consultazione, che adesso è stata ampliata e arricchita in una nuova edizione.

Questo elegante volume consente pertanto “un rapido orientamento su questioni concrete e tuttavia suscita anche il piacere di affrontare la lettura di altro, di andare magari a cercare ulteriori letture interessanti e stimolanti”, osserva Zollitsch. Ciascuna voce presenta infatti la fonte bibliografica dalla quale sono tratti i passaggi riportati, e rimandi ad altre voci che ampliano il discorso o ne illuminano aspetti diversi.


“Amore”, “Europa”, “Dialogo tra le religioni”, “Magistero della Chiesa”, “Sofferenza”,  “Senso della vita”: la varietà dei temi affrontati è amplissima e risulta di una profondità illuminante, frutto di una chiarezza di pensiero che riesce a esprimersi in maniera semplice e sa confrontarsi con i maggiori filosofi e pensatori dei vari secoli.

In “Agnosticismo” sono considerate due possibilità pratiche: “Vivere come se Dio non ci fosse, oppure vivere come se ci fosse e come se fosse la realtà determinante la mia vita”. Riflettendo sul “Gioco”, Joseph Ratzinger lo definisce “una sorta di tentativo di ritorno al paradiso; il passaggio dalla gravità del quotidiano che schiavizza e dal suo disbrigo al libero rigore di ciò che non deve essere coercitivo e che proprio per questo motivo è bello”.

Alla voce “Neopaganesimo” si parla di una “Chiesa di pagani che si chiamano ancora cristiani e che in verità sono diventati pagani”. E più avanti: “Alla lunga, alla Chiesa non sarà risparmiato di dover smantellare pezzo per pezzo la parvenza della propria facciata con il mondo per diventare di nuovo ciò che è: comunità dei credenti. Perdendo quelle esteriorità, la sua forza missionaria potrà davvero solo crescere”.

In “Speranza” Ratzinger nota che “l’uomo attende sempre più di quanto una qualsiasi presenza gli possa dare”, ma speranza indica proprio la “fiducia che quel desiderio troverà una risposta”. Così essa “è descrivibile come l’anticipazione di quello che verrà”: attraverso la speranza “ciò che è «non ancora» illumina «già» la nostra vita”. A ciò si lega la fede, in quanto “credere significa uscire dal gioco di ombre delle cose decadenti e raggiungere il solido terreno della realtà autentica”. Pertanto “noi, i cristiani (…) poggiamo su un terreno diverso, un terreno che nessuno può toglierci da sotto i piedi, neppure la morte”.





Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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10/04/2013 18:12

In un inedito di Joseph Ratzinger - Dal Vaticano I al Vaticano II

Sono ben 164 le brevi voci scelte per presentare il pensiero teologico di Joseph Ratzinger, e che vanno nell'edizione italiana da Abbà (Padre) a Vocazione (L'abc di Joseph Ratzinger, Città del Vaticano, Libreria Editrice Vaticana, 2013, pagine 287, euro 15).

Il piccolo libro, edito da Herder nel 2012, è stato curato dall'arcivescovo di Friburgo, presidente della Conferenza episcopale della Germania, Robert Zollitsch, in collaborazione con l'Institut Papst Benedikt XVI. di Ratisbona.

Con lemmi inconsueti e a volte inattesi, come i seguenti: Aggiornamento, Antico Testamento e cristianesimo, Ateismo: la sua funzione positiva, Chiesa peccatrice, Demitizzazione della Bibbia, Domenica giorno della speranza, Dottrina della reincarnazione e vita eterna, Dubbio, Essere come bambini, Evoluzione e continuità nella Chiesa, Festa, Gioco, Infallibilità della Chiesa, Inri: l'iscrizione della croce, Lutto, Morire e lasciarsi morire, Sabato santo: disceso nel regno degli inferi, Senso della vita, Teoria dell'evoluzione e fede nella creazione, Umiltà, Unità e integrità della Sacra Scrittura, Verità e storicità.

Spicca in questo singolare dizionario la scelta di illustrare le 164 voci con brevi testi attinti alle opere di Ratzinger e di Benedetto XVI.
Ne risulta insomma una piccola e preziosa antologia che si fonda anche su testi meno noti, come alcuni del giovane Ratzinger, e addirittura su un testo finora inedito. Si tratta di una omelia sul passaggio dal Vaticano i al Vaticano II tenuta dal cardinale il 13 luglio 1997 a Marktl am Inn, suo paese natale, che anticipiamo in questa pagina.

Il concilio Vaticano I ebbe luogo proprio nel momento in cui, al termine della guerra franco-tedesca, sorsero due nuovi grandi stati nazionali: la Germania e l'Italia. Contemporaneamente lo Stato della Chiesa, il potere temporale del papato, scomparve definitivamente dalla carta geografica e dalla nostra storia. In quel momento il Vaticano i mise in luce la veste puramente spirituale, libera da ogni zavorra temporale, del papato, la descrisse nuovamente partendo dalla sequela del Cristo privo di potere terreno anche nella successione, così come anche Pietro, il pescatore, lo aveva seguito, senza alcun potere, fino alla crocifissione a Roma.

Da tutto questo possiamo quindi provare un po' di sollievo e di cordoglio riguardo al passato: sollievo per il fatto che è venuto meno molto di quello per cui ci si compiaceva; forse anche cordoglio per qualcosa che si sarebbe voluto conservare. È importante però che nel momento in cui il principio della nazione celebrò il proprio trionfo, quando la nazione veniva perfino adorata, il Concilio le contrappose il principio dell'unità. La nazione è un valore, non lo si vuole contestare. Ma laddove viene assolutizzata essa diventa pericolosa.

Nella storia degli ultimi centoquarant'anni vediamo quanto sangue e quante lacrime siano state versate a causa della sbornia del nazionalismo, non solo in Europa, ma in tutto il mondo. E questo perché tutti (anche noi cristiani, noi cattolici) erano per lo più anzitutto tedeschi, francesi, italiani, inglesi, e solo in un secondo momento cristiani e cattolici.
Abbiamo troppo dimenticato ciò che abbiamo imparato proprio dalla Scrittura, cioè che noi tutti nella nostra diversità, che doveva essere ricchezza dell'essere insieme, siamo destinati a essere insieme figli di Dio, fratelli di Gesù Cristo, una grande famiglia, e che il mondo - come dice la Scrittura - non viene unito con la forza di una nazione particolarmente significativa che si concepisca come nazione dominante o prescelta, piuttosto viene unificato tramite colui che può legare cielo e terra - Gesù Cristo. Così quel collocare il principio dell'unità al di sopra dei confini nazionali, benché purtroppo velleitario nella nostra storia, è risultato di grande attualità e non solo per allora.

Quel principio di unità è urgente anche oggi, poiché ci troviamo dentro talmente tanti intrecci e dipendenze politiche ed economiche che nessuno può più uscirne. Tanto più che vogliamo ritirarci nella dimensione spirituale, religiosa, nel nostro mondo, nel nostro guscio.
Allora, se non il gruppo per cui simpatizziamo, è la coscienza, che spesso è solo un nome di copertura per i nostri personali desideri e per le nostre opinioni, ad essere intesa come ultima istanza. Tutto ciò possiede un valore proprio, ma lo si coglie, ed è vero e giusto, solo se si inquadra nella grande verità del nostro essere una cosa sola a partire da Dio Padre, da Gesù Cristo. Per questo motivo dobbiamo essere ancora oggi grati per il fatto che esista il Papa come punto di riferimento dell'unità, come forza visibile dell'unità; dovremmo riconoscere il fatto che l'unità non è solo dono, piuttosto ci pone delle esigenze, e solo dopo può arricchirci; dovremmo sforzarci di condividere nella grande unità ciò che è nostro, così che noi siamo in grado di ricevere anche dagli altri.

Qual è ora il messaggio del Concilio Vaticano II? Dalla molteplicità dei suoi testi non è facile estrapolare il messaggio centrale. Ma dovremmo ricordarci che il Concilio Vaticano i fu sciolto per la guerra tra i popoli, che esso non poté arrivare a un messaggio conclusivo. Così il Vaticano II ha continuato ciò che allora era stato interrotto, e diede forma alla parola definitiva sulla Chiesa e quella parola pronunciata nuovamente sulla Chiesa è Cristo. La prima frase del testo sulla Chiesa dice così: "La luce dei popoli è Cristo" (Lumen gentium 1).
La Chiesa dunque esiste per tramandare questa luce. Essa non esiste per se stessa, ma come finestra che lascia penetrare la luce di Cristo in questo nostro mondo.

(L'Osservatore Romano 10 aprile 2013)


[Modificato da Caterina63 10/04/2013 18:12]
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
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18/04/2013 13:43

http://img850.imageshack.us/img850/7572/14veroecumenismo2.jpg

"Il Magistero ecclesiastico difende la fede dei semplici, di coloro che non possono scrivere libri, che non possono parlare in televisione e che non possono scrivere articoli di fondo per i giornali. E' questa la sua missione democratica. Esso deve dare voce a coloro che non ne hanno alcuna..."
“l’ABC di Joseph Ratzinger - pag.155”

è ovvio pertanto che se cito alla lettera questo e non altro Magistero, è un dare e avere; questo difende me, ed io semino la Verità [SM=g28004]


[SM=g27998]


Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
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12/06/2013 13:42

[SM=g1740717]



Il Segno della Croce
dal libro ABC di
Joseph Ratzinger - Benedetto XVI
edito dalla Libreria Editrice Vaticana

Cari Amici, la prima parte del video riporta una catechesi dell'allora cardinale Ratzinger sul segno della Croce, al termine di questa, vi offriamo in video ed audio originale un Angelus di Benedetto XVI nel quale riesprime gli stessi concetti su questo Segno distintivo ed identificativo del nostro più profondo cristianesimo e dell'essere veramente Cristiani.

www.gloria.tv/?media=458103


**********************

il testo:

Il gesto fondamentale della preghiera cristiana è e rimane il segno della croce.
Si tratta di una professione di fede in Cristo Crocifisso espressa corporalmente, in conformità con le parole programmatiche di San Paolo: "Noi predichiamo Cristo Crocifisso, scandalo per i Giudei, stoltezza per i pagani; ma per coloro che sono chiamati, sia Giudei che Greci, predichiamo Cristo potenza di Dio e sapienza di Dio" (1Cor.1,23 ss).

Ed ancora: "Io ritenni infatti di non sapere altro in mezzo a voi se non Gesù Cristo, e questo crocifisso" (1Cor.2,2).

Segnarsi con il segno della croce è un assenso visibile e pubblico a Colui che ha sofferto per noi, a Colui che nel corpo ha reso visibile l'amore di Dio fino all'estremo, al Dio che governa non attraverso l'annichilimento, ma con l'umiltà della sofferenza e dell'amore, che è più forte di qualsiasi potere terreno ed è più sapiente di qualsiasi intelligenza calcolatrice degli uomini.

Il segno della croce è una professione di fede: io credo in chi ha sofferto per me ed è Risorto; in chi ha trasformato il segno della vergogna in un segno di speranza e dell'amore di Dio, a noi contemporaneo. La professione di fede è una professione di speranza.

Io credo in Colui che nella sua debolezza è onnipotente; in Colui che proprio nella sua apparente assenza e nell'apparente impotenza mi può salvare e mi salverà. Mentre ci facciamo il segno di croce ci mettiamo sotto la protezione della Croce, poniamo per così dire uno scudo davanti a noi, uno scudo che ci protegge dalle difficoltà delle nostre giornate e ci dona il coraggio per andare avanti.

Lo accogliamo come un segnavia di cui seguiamo l'indicazione: "Chi vuole essere mio discepolo rinneghi se stesso, prenda la propria croce su di sé e mi segua" (Mc.8,34).
La Croce ci mostra la strada della vita, la sequela di Cristo.

Noi leghiamo il segno della croce alla professione di fede nel Dio trinitario: Padre, Figlio e Spirito Santo. Così esso diventa un ricordo del Battesimo, che si chiarisce in particolare quando, per fare il segno della croce, usiamo l'acqua benedetta.

La croce è un segno della Passione, ed è contemporaneamente un segno della Risurrezione; è per così dire il bastone salvifico che Dio ci porge, il ponte attraversando il quale superiamo l'abisso della morte e tutte le minacce del male e infine possiamo approdare a Lui.

Viene reso presente nel Battesimo, nel quale noi diventiamo contemporanei della Croce e della Risurrezione di Cristo (Rom.6,1-14). Ogni volta che facciamo il segno della croce accogliamo nuovamente il nostro Battesimo; Cristo ci attira per così dire a Sé dalla Croce (Gv.12,32) e così facendo alla comunione con il Dio vivo.
Perchè il Battesimo è il segno della croce che in un certo senso lo ricapitola e lo rievoca, è soprattutto un avvenimento di Dio: lo Spirito Santo ci conduce a Cristo e Cristo apre la porta al Padre.

Dio non è più il "Dio ignoto"; Egli ha un nome. Noi possiamo chiamarlo e Lui chiama noi. Così possiamo dire che nel segno di croce, con l'invocazione trinitaria, è ricapitolata l'intera essenza del Cristianesimo, è rappresentato il cristianesimo che distingue.

****
... (dall'Angelus dell'11.9.2005)
L’Eucaristia è dunque il memoriale dell’intero mistero pasquale: passione, morte, discesa agli inferi, risurrezione e ascensione al cielo, e la Croce è la manifestazione toccante dell’atto d’amore infinito con il quale il Figlio di Dio ha salvato l’uomo e il mondo dal peccato e dalla morte.

Per questo il segno della Croce è il gesto fondamentale della preghiera del cristiano. Segnare se stessi con il segno della Croce è pronunciare un sì visibile e pubblico a Colui che è morto per noi e che è risorto, al Dio che nell’umiltà e debolezza del suo amore è l’Onnipotente, più forte di tutta la potenza e l’intelligenza del mondo.

****************

Ascoltiamo ora alcuni passi dall'Angelus del 30 maggio 2010 di Benedetto XVI nel quale ha parlato del segno della croce.

L'odierna domenica della Santissima Trinità, in un certo senso, ricapitola la rivelazione di Dio avvenuta nei misteri pasquali: morte e risurrezione di Cristo, sua ascensione alla destra del Padre ed effusione dello Spirito Santo. La mente e il linguaggio umani sono inadeguati a spiegare la relazione esistente tra il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo, e tuttavia i Padri della Chiesa hanno cercato di illustrare il mistero di Dio Uno e Trino vivendolo nella propria esistenza con profonda fede.

La Trinità divina, infatti, prende dimora in noi nel giorno del Battesimo: "Io ti battezzo - dice il ministro - nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo". Il nome di Dio, nel quale siamo stati battezzati, noi lo ricordiamo ogni volta che tracciamo su noi stessi il segno della croce.

Nel segno della croce e nel nome del Dio vivente è, perciò, contenuto l'annuncio che genera la fede e ispira la preghiera.



[SM=g1740720]


[SM=g1740738]

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