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Il Nuovo Catechismo impegno fruttuoso di Ratzinger

Ultimo Aggiornamento: 26/03/2013 23:02
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26/03/2013 22:57

La dottrina dei Sacramenti nel Catechismo

Lasciatemi ora dire ancora qualcosa sull'attualità dottrinale della seconda e terza parte del nostro libro. La novità, totalmente determinata dal Vaticano II, della seconda parte dedicata ai Sacramenti appare visibile subito dal suo titolo: "La celebrazione del mistero cristiano".

Ciò significa che i sacramenti vengono concepiti da una parte nel contesto della storia della salvezza, a partire dal mistero pasquale - il centro pasquale della vita e dell'opera di Cristo -, come ripresentazione del mistero pasquale, nel quale noi siamo inseriti. Dall'altra significa che i sacramenti sono interpretati a partire dalla concreta celebrazione liturgica. Il Catechismo con ciò ha compiuto un passo importante rispetto alla tradizionale dottrina sacramentaria neoscolastica. Già la teologia medievale aveva notevolmente separato la considerazione teologica dei sacramenti dalla loro realizzazione liturgica e, prescindendo da questa, aveva approfondito le categorie dell'istituzione, del segno, dell'efficacia, del ministro e del destinatario, così che solo quanto si riferiva al segno presentava un legame con la celebrazione liturgica. D'altra parte anche il segno non veniva considerato tanto a partire dalla viva e concreta forma liturgica, ma era analizzato secondo le categorie filosofiche di materia e forma. Così liturgia e teologia si separarono sempre più l'una dall'altra; la dogmatica non interpretava la liturgia, ma i suoi astratti contenuti teologici, così che la liturgia dovette apparire quasi come un insieme di cerimonie, che rivestiva l'essenziale - la materia e la forma - e pertanto poteva anche essere sostituibile.

A sua volta la "scienza liturgica" (nella misura in cui si poteva parlare di una tale scienza) divenne un insegnamento delle vigenti norme liturgiche e si avvicinava così ad una specie di positivismo giuridico. Il movimento liturgico degli anni venti ha tentato di superare questa pericolosa separazione ed ha cercato di comprendere la natura dei sacramenti a partire dalla loro forma liturgica; concepire la liturgia non solo come un insieme più o meno casuale di cerimonie, ma come l'adeguata espressione del sacramento nella celebrazione liturgica, sviluppatasi a partire dal suo interno.

La Costituzione sulla liturgia del Vaticano II ha messo in luce questa sintesi in modo eccellente, anche se in un modo molto sobrio e così ha proposto alla teologia come alla catechesi il compito di comprendere a partire da questo legame in modo nuovo e più profondo la liturgia della Chiesa ed i suoi sacramenti. Purtroppo questo incarico finora non è stato pienamente adempiuto. La scienza liturgica tende nuovamente a separarsi dalla dogmatica e a proporsi come una specie di tecnica della celebrazione liturgica. A sua volta anche la dogmatica non ha ancora assunto in modo convincente la dimensione liturgica. Molto inopportuno zelo riformistico si fonda sul fatto che si continua a guardare alla forma liturgica solo come ad un insieme di cerimonie, che si possono arbitrariamente sostituire con altre "trovate". Al riguardo nel Catechismo si trovano a partire dalla profondità di una comprensione veramente liturgica le auree parole: "Per questo motivo nessun rito sacramentale può essere modificato o manipolato dal ministro o dalla comunità a loro piacimento.

Neppure l'autorità suprema nella Chiesa può cambiare la Liturgia a sua discrezione, ma unicamente nell'obbedienza della fede e nel religioso rispetto del mistero della Liturgia" (1125). Il Catechismo con la sua trattazione della liturgia, che introduce e dà l'impostazione alla parte sacramentale, ha compiuto un grande passo in avanti e pertanto è stato accolto con grandi lodi da liturgisti autorevoli, ad esempio dallo studioso di Treviri Balthasar Fischer.

Senza entrare nei particolari, vorrei a titolo di saggio segnalare alcuni aspetti della dottrina sacramentaria del Catechismo, nei quali può apparire in modo esemplare la sua attualità dottrinale. Il proposito di illustrare i singoli sacramenti a partire dalla loro forma celebrativa liturgica, si trovò inizialmente di fronte alla difficoltà del fatto che la liturgia della Chiesa consiste di una pluralità di riti, non esiste quindi una forma liturgica unitaria per la Chiesa intera. Questo non creava alcun problema per un catechismo, che è destinato solo alla Chiesa occidentale (latina) o a una Chiesa particolare.

Ma un Catechismo, che come il nostro intende essere "cattolico" in senso forte, che quindi è rivolto alla Chiesa una nella pluralità dei suoi riti, non può privilegiare un rito in modo esclusivo. Come si deve allora procedere? Il Catechismo cita innanzitutto letteralmente il più antico testo di una descrizione della celebrazione eucaristica cristiana, che Giustino martire ha tracciato in una Apologia del cristianesimo indirizzata all'imperatore pagano Antonino Pio (138-161) circa nell'anno 155 dopo Cristo (1345). Da questo testo fondamentale della tradizione, che precede le singole formazioni di riti, può esser desunta la struttura essenziale della celebrazione eucaristica, che è rimasta comune in tutti i riti - "Missa omnium saeculorum".

Il richiamo a questo testo permette così allo stesso tempo di comprendere meglio i singoli riti e di scoprire in essi la struttura comune del sacramento cristiano centrale, che ultimamente risale al tempo degli apostoli e così all'istituzione da parte del Signore stesso. La soluzione qui trovata è indicativa per la concezione dell'insieme del Catechismo, che non poteva mai essere solo occidentale e - come sta a cuore alle Chiese orientali - anche mai solo bizantina, ma doveva tener conto di tutta l'ampiezza della tradizione. Fa parte degli aspetti più preziosi di questo libro il grande numero di testi dei Padri e dei testimoni della fede di tutti i secoli - uomini e donne - che in esso è inserito. Uno sguardo al registro dei nomi mostra che uno spazio ampio è dato ai Padri dell'Oriente e dell'Occidente, ma anche le voci di donne sante sono fortemente presenti, da Giovanna d'Arco, Giuliana di Norwich, Caterina da Siena a Rosa da Lima, a Teresa di Lisieux e Teresa d'Avila. Questo tesoro di citazioni conferisce da solo al Catechismo un suo valore per la meditazione personale come per il ministero della predicazione.



Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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