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Il segretario personale di Ratzinger intervistato dalla Reuters. «Sono l’unico che serve due papi»

REDAZIONE
ROMA - 9.2.2014

 

A un anno dalla rinuncia di Benedetto XVI, anche il suo segretario personale, l’arcivescovo Georg Ganswein, traccia un bilancio di quella vicenda. E lo fa con Philip Pullella, capo servizio dell’agenzia Reuters. Il papa emerito, dice mons Georg al giornalista, è «in pace con se stesso e con il Signore». «Sta bene, ma certamente è una persona che ha i suoi anni. Si tratta di un uomo fisicamente anziano, però lo spirito è molto vivace, è molto chiaro». Certo, è stato difficile fare il papa dopo Giovanni Paolo II. Una “provocazione” quella del giornalista , alla quale Ganswein risponde in questo modo«Io sono convinto che lo Spirito Santo  manda il papa giusto al tempo giusto e questo vale per Giovanni Paolo, per Benedetto e per Francesco. Dopo il lunghissimo pontificato di Giovanni Paolo II, vissuto in piena forza, almeno i primi venti anni, e poi gli anni di sofferenza, pubblicamente visibile e percebibile, è diventato papa una persona che per 23 anni ha vissuto accanto a Giovanni Paolo come nessun altro cardinale e che forse era il più fidato e il più efficace collaboratore. Non direi che Papa Benedetto sia stato sfortunato. Dopo 27 anni di pontificato, sarebbe stato difficile per chiunque fosse stato eletto»

I media, nota l’intervistatore, non sono mai stati teneri con Ratzinger. Lui ha qualche risentimento? «No – ha risposto Ganswein -.  E’ chiaro che umanamente, diverse volte è stato doloroso vedere che ciò che scrivono sull’operato non corrisponde concretamente a ciò che è stato fatto. Ma la misura dell’operato, la misura dell’agire non è quello che poi scrivono i mass media ma e’ ciò che è giusto davanti al Signore e davanti alla coscienza». Anche la Storia – prosegue mons Georg – alla fine gli darà ragione.

Ecco, appunto, come sarà giudicato il pontificato di Benedetto XVI? Mons Ganswein non si sottrae alla domanda«Io sono sicuro, anzi convinto, che la storia darà un giudizio diverso da quello che spesso si leggeva negli ultimi anni durante il suo pontificato perchè le fonti sono chiare e danno acqua chiara».

Quanto al rapporto tra i due papi, Ganswein osserva«Fin dal principio c’è stato un buon  contatto fra i due e questo buon inizio si è sviluppato ed è maturato. Si scrivono, si telefonano, si sentono, si invitano. Papa Francesco è stato diverse volte al  Monastero Mater Ecclesiae e anche Papa Benedetto e’ stato a Santa Marta. Su diversi livelli c’è un buon  “feeling”.

Il segretario del pontefice emerito  è forse l’unico alto prelato in Vaticano ad avere due capi e forse il primo della storia a dover servire due papi contemporaneamente… «Dicono – conclude lui - che ho due signori. In un certo senso questo è vero e aggiungo che è anche possibile vivere con due signori. Il mio servizio lo svolgo in piena armonia con i due papi, cercando di fungere da ponte fra i due pontefici. Fin’ora ha funziona molto bene e spero che anche i due capi siano contenti. Un ponte tra due ponti? «Un gioco di parole – osserva mons Georg - ma in fondo è proprio così».





(la foto non è un fotomontaggio!! in quell'11 febbraio 2013, dopo alcune ore dal drammatico comunicato ufficiale di Benedetto XVI, un fulmine passò alla storia descrivendo, insieme all'attrattiva del fenomeno, quel senso burrascoso di molti animi, dopo aver appreso la triste notizia... e non è senza una ragione escatologica che si usa la stessa immagine per cercare di comprendere lo stato stesso in cui si trova la Chiesa al suo interno..... )

   Intervista con Giovanna Chirri, la vaticanista dell’ANSA che per prima diede la notizia delle dimissioni di Ratzinger

GIACOMO GALEAZZI CITTÀ DEL VATICANO

 

Com’è cambiata la sua vita dopo lo scoop mondiale della rinuncia di Ratzinger?

«In questo vortice inatteso di celebrità planetaria, mi riesce difficile far capire soprattutto ai colleghi di altri paesi che non c’è stato alcun briefing e che la notizia l’ho data applicando le vecchie regole della professione di vaticanista. E cioè seguendo un evento di scarsissima presa mediatica com’era il concistoro per la canonizzazione dei martiri di Otranto. Nella lingua e con i codici della Chiesa, racchiudeva un annuncio sconvolgente. Da cronista l’ho raccontato». 

Quando se ne è accorta?

«Ratzinger disse che stava diventando vecchio: “Ingravescente aetate”. A queste parole è come se una mano mi afferrasse la gola e mi si gonfiasse un palloncino dentro la testa». La «Ingravescentem aetatem» è il documento con cui Paolo VI tolse ai cardinali ultraottantenni il diritto di eleggere i papi, sono le parole per il pensionamento. Benedetto XVI continua a parlare nel suo latino che per fortuna mi suona comprensibile. Dice di non aver più le forze per governare la barca di Pietro in un mondo sempre più veloce. Spiega che in coscienza ha deciso di lasciare, che i cardinali dovranno tenere un conclave per l’elezione del successore e stabilisce l’inizio della sede vacante alle 20 del 28 febbraio. Io sento ma è come se non sentissi, continua a mancarmi il fiato e le gambe mi tremano da seduta, la sinistra non riesco a tenerla ferma. Comincio a telefonare a raffica cercando aiuto e conferme. In Vaticano tutti avevano altro a che pensare, nessuno mi risponde». 

Cosa ha provato?

«Una sensazione di terrore. telefono al portavoce vaticano Lombardi: “Padre Federico - gli faccio - ho capito bene? Il Papa si è dimesso?”. «Hai capito bene - mi dice con tono molto sereno - va via dal 28 febbraio». Nella concitazione attacco il telefono credo senza neppure salutare, «vai, trasmettiamo», dico alla collega, e dopo pochi secondi il flash è sulla rete dell’Ansa, e la notizia viene rilanciata subito dalle grandi agenzie internazionali. A questo punto scoppio a piangere e tra un singhiozzo e l’altro scrivo qualche altro dettaglio su come è uscita la notizia». 




   




CHI HA SPINTO PAPA BENEDETTO A MOLLARE (E PERCHE’)

9 FEBBRAIO 2014 / 

Chi, come e perché ha determinato quel “ritiro” di Benedetto XVI – esattamente un anno fa – che rappresenta un evento unico nella storia della Chiesa, traumatico e  tuttora non chiaro nelle sue implicazioni e nelle sue conseguenze?

Spesso si è buttata la croce addosso al povero Paolo Gabriele, il cameriere di Vatileaks, ma è vero l’esatto contrario: se c’era una persona che avrebbe voluto che papa Benedetto potesse esercitare pienamente il suo mandato era proprio lui.

Del resto il mio scoop, uscito su queste colonne il 25 settembre 2011, dimostra che Ratzinger aveva già deciso quel “ritiro” ben prima dell’inizio di Vatileaks e l’aveva previsto – come scrissi – allo scoccare degli 85 anni. Esattamente quello che poi è avvenuto.

Ma allora chi, come e perché – prima di Vatileaks – ha creato una situazione che ha indotto il papa a valutare di non poter più sostenere la lotta?

 

UN GIGANTE

 

Ratzinger è uno dei giganti della Chiesa del Novecento ed è molto vasta la mappa di coloro che, nel corso dei decenni, anche su fronti contrapposti, hanno individuato il loro Nemico in quest’uomo mite e sapiente.

Anzitutto egli entra in scena come uomo del Concilio: è colui che, scrivendo il discorso del cardinale Frings, abbatterà il vecchio S. Uffizio di Ottaviani, l’inquisizione.

Nel postconcilio diventerà il nemico di tutti coloro che pretendevano di usare il Vaticano II per spazzar via la Chiesa di sempre e costruirne una prona al mondo e alle ideologie: da Rahner ad Hans Kung, fino a Martini che – come cardinale – si è opposto frontalmente a Ratzinger e a papa Wojtyla.

Non erano destinati a procurargli amici, poi, i suoi due primi interventi, quando fu chiamato da Giovanni Paolo II alla guida della retta dottrina: quello in cui ribadì la condanna cattolica della massoneria e i testi che confutarono e condannarono la Teologia della liberazione.

Infine sarà sempre Ratzinger a denunciare in mondovisione, durante l’ultima solenne via crucis di Giovanni Paolo II, “la sporcizia nella Chiesa”, con parole durissime e drammatiche.

Sarà lui che realizzerà una purificazione radicale della Chiesa dalla piaga dei preti pedofili, con provvedimenti drastici e un ribaltamento totale di certa mentalità clericale.

Ancora lui infine scandalizzerà gli ecclesiastici progressisti (tanto da suscitare la ribellione aperta di diversi vescovi) quando – in linea vera con il Concilio – cercherà di riportare all’unità la Fraternità S. Pio X e restituirà libertà alla liturgia tradizionale della Chiesa.

Era stato lui con Giovanni Paolo II che aveva valorizzato i tanti nuovi movimenti fioriti nella Chiesa, specie fra i giovani, e che ha colto e denunciato la “questione antropologica” che oggi nel mondo sta bombardando i valori della vita, della famiglia e della dignità umana.

Ha fondato il dialogo della Chiesa con la modernità e la vera laicità, così da affascinare intellettuali come Habermas, Tronti, Ferrara e Barcellona.

Eppure fin dall’inizio, dalla sua elezione, c’è stata l’occulta e pesante opposizione di un establishment cardinalizio oscuro  e pronto – per delegittimarlo – perfino allo spergiuro.

 

L’ATTACCO OCCULTO

 

Lo dimostra un fatto dimenticato che segnò l’inizio della guerra interna contro papa Ratzinger. Benedetto XVI era appena stato eletto, nel 2005, e dall’anonimo mondo cardinalizio (più o meno di Curia), attraverso il vaticanista Lucio Brunelli, fu fatto pubblicare un presunto diario delle votazioni del Conclave da cui emergevano dettagli delegittimanti del nuovo pontificato.

Un vaticanista autorevole come Sandro Magister scrisse: la lettura di quel testo “suggerisce che l’‘intenzione’ di pubblicarlo sia stata molto più militante” che storico-giornalistica. E lo si sia fatto “per mostrare che la vittoria di Ratzinger non è stata per niente ‘plebiscitaria’, che è stata in forse fino all’ultimo, che è stata indebitamente favorita dal suo essere decano dei cardinali, che i tempi sono maturi per un papa ‘nuovo’, magari latinoamericano e che a questi suoi limiti Benedetto XVI dovrebbe rassegnarsi”.

Così scriveva Magister il 7 ottobre 2005. Forse si sottovalutò la gravità di quel segnale anonimo, basato peraltro su dati delle votazioni che non risultano ad altri.

Ripensandoci oggi fa impressione che per un tale gesto pubblico di sfida, una fazione di cardinali sia stata pronta a sfidare pure Dio con un pubblico spergiuro (perché ogni cardinale aveva giurato solennemente sul Vangelo di mantenere il segreto su Conclave e votazioni).

Negli anni successivi il tema della spaccatura e il fantasma dello scisma più volte è stato ventilato oscuramente e certo Ratzinger ha sempre voluto evitarlo in ogni modo (anche a costo di dimettersi).

 

ODIO CONTRO IL PAPA

 

Benedetto ha avuto poi altri nemici interni, nella Curia e nell’establishment ecclesiastico, che hanno contestato o boicottato o rifiutato il suo magistero, quello tradizionale della Chiesa, avendo i media dalla loro.

Poi Ratzinger ha avuto molti nemici esterni ed è stato sottoposto a un bombardamento mediatico senza fine culminato con il cosiddetto “scandalo pedofilia” con cui si è preteso di trasformare la Chiesa in “imputato globale” (la Chiesa che è perseguitata in mezzo mondo nell’indifferenza generale).

Ma paradossalmente i maggiori danni per il pontificato di Benedetto sono forse arrivati dalla Curia e dai più stretti collaboratori.

 

L’ERRORE

 

Bisogna riconoscere l’errore, forse il maggiore di Benedetto XVI, che – per evitare certe potenti realtà curiali (ad esempio facenti capo al cardinal Sodano) – chiamò nel ruolo strategico di Segretario di Stato un ecclesiastico che conosceva da anni e che credeva potesse essergli di aiuto: il cardinale Bertone.

La plateale inadeguatezza dell’uomo per quel ruolo delicato e decisivo – a parere dei più, anche dei ratzingeriani più convinti – è ciò che ha fatto precipitare la situazione. Che a un certo punto si è fatta drammatica.

Il “cameriere del Papa”, pur sbagliando gravemente nel metodo, ha fatto emergere una realtà inaudita dove il Pontefice sembrava pressoché esautorato. Lo ha dichiarato di recente il cardinale Maradiaga: dalla vicenda Vatileaks “pareva che alcuni documenti non arrivassero nelle mani del Papa”.

Addirittura monsignor Georg Gaenswein, segretario di Benedetto XVI, in una intervista al “Messaggero” del 22 ottobre, una settimana dopo le dimissioni di Bertone, ha candidamente riferito che “Benedetto XVI aveva chiamato Gotti Tedeschi allo Ior per portare avanti la politica della trasparenza”, ma nonostante fosse stato lui stesso a volerlo lì, quando costui fu defenestrato, il Papa non ne sapeva niente e “restò sorpreso, molto sorpreso per l’atto di sfiducia al professore. Il Papa lo stimava e gli voleva bene”.

Un fatto emblematico della situazione oltretevere, anche se ci sarebbe da chiedersi cosa faceva, nel frattempo, don Georg vedendo questa realtà….

 

IL MISTERO DI OGGI

 

Col più grande gesto di umiltà Benedetto, alla fine, ha ritenuto di aiutare la Chiesa azzerando tutto, a cominciare da se stesso. E si concepisce ora nel ruolo di Mosè che prega sulla montagna mentre Giosuè combatte.

Tuttavia anche per Giosuè-Francesco sono cominciati in questi giorni gli attacchi e le prove più dure: da quelli esterni (vedi l’incredibile denuncia dell’Onu) a quelli interni che puntano a usare il prossimo Sinodo per ribaltare la Chiesa.

Se, per la prima volta nella storia, oggi la Chiesa si trova con due papi è davvero il segno che è un tempo di prova senza eguali.

Un dettaglio. Ratzinger non solo ha voluto restare “nel recinto di Pietro”, ha voluto conservare il titolo di “papa emerito” e l’abito bianco, ma – si è saputo di recente – ha gentilmente declinato la proposta dell’arcivescovo Montezemolo di cambiare il suo stemma araldico.

Il Vaticano ha così fatto sapere che Benedetto “preferisce non adottare un emblema araldico espressivo della nuova situazione creatasi con la sua rinuncia al Ministero Petrino”. Se è un segnale significa che papa Benedetto c’è. Che il Cielo protegga la sua vita. 

Antonio Socci

Da “Libero”, 9 febbraio 2014



   

Il nostro ricordo si avvale dello scritto ( che ho tratto da due blog ) di una fedele e di un Sacerdote.
 
La fedele ha scritto :
 “Papa Benedetto ci ha detto quel che dovevamo sapere, ho sofferto per la sua decisione, ancora oggi considero che la situazione è anomala e mi rifiuto di banalizzarla, malgrado tutto il mio affetto per lui, vedere le foto con i "due Papi" non mi provoca nessuna gioia ma un vero disagio.
Non ho nessuna remore a dire che se la mia mente sa che Jorge Bergoglio è il Papa, nel mio cuore Benedetto XVI resterà il Papa, colui grazie al quale sono "rientrata"nel gregge.
Pur consapevole delle condizioni nelle quali è stato portato a prendere quella decisione, che lui stesso ha definito grave, e del fatto che anche se ci fossero stati scenari tali quelli che sono evocati, la verità non la sapremo mai, e in ogni caso mai dalla bocca di Benedetto XVI, considero vani e sterili certi logorroici tentativi di dire e non dire, di dire ma non tutto, di insinuare senza prove.
 
Che Papa Benedetto fosse sfinito, lo abbiamo visto, che abbia dovuto regnare contrastato da coloro che gli remavano contro, lo sappiamo, che sia stato tradito, pugnalato nella schiena, che abbia dovuto affrontare tutti gli scandali messi sotto il tappeto da chi c`era prima di lui e che sono, guarda caso, scoppiati con il suo Pontificato, non è un segreto, che tradimenti, opposizioni, ribellioni, lo abbiano colpito fisicamente e moralmente lo abbiamo visto, che non si sia più sentito, visto la vastità della crisi e dell`anarchia del clero, e le sfide che la società impone, di affrontarli lo abbiamo capito.
Di questo dovremmo, a mio avviso, tener conto senza avventurarci in scenari difantareligione che non ci portano serenità in questi tempi di confusione e incertezza.
 
Dicendo questo non faccio lo struzzo, tante domande me le son poste e me le pongo anch`io, le affermazioni di Romeo non le ho dimenticate, non ignoro le reazioni sideranti e giubilatorie, all`elezione di Bergoglio, di chi lo aveva contrastato, ma non solo, assisto sgomenta alla totale mancanza di rispetto nei suoi riguardi, troppi parlano, scrivono e si comportanto come se il suo solo merito sia stato quello di ritirarsi.
È un brutto spettacolo.
È abbastanza brutto senza aggiungerci elementi non verificabili e fonte di altra agitazione e inquietudine ".



Un Sacerdote a commento di un intervento che etichettava come un “tradimento “ l’abdicazione di Papa Benedetto XVI ha scritto :
“ Il tuo commento prende una deviazione pericolosa quando parli di tradimento.
Ipotizzando che abbia lasciato perché i suoi anni, più vicini ai 90 che agli 80, non gli consentono di essere a capo della Chiesa senza che qualcosa sfugga al suo controllo, se per l'età o per qualche malattia avesse avuto bisogno che qualcuno si sostituisse di fatto a lui, di chi sarebbe stata la responsabilità delle scelte prese a nome suo senza che lui ne fosse pienamente cosciente? 
Vogliamo ricordare i continui boicottaggi che ha comunque subito? 
Il M.P. Summorum Pontificum osteggiato, pedofilia coperta nonostante le disposizioni, per non parlare di altre decisioni non rispettate né fatte rispettare ed iniziative prese a suo nome ed alle sue spalle che non specifico meglio per non attirare i soliti troll. 
Per quanto i più si siano rallegrati di essersi liberati di quello che dal principio hanno nominato "pastore tedesco", producendosi in falsi elogi, la sua rinuncia, anche se dolorosa per chi lo ha amato, rappresenta un atto di responsabilità nei confronti della Chiesa. 
Lui si è preso tutto il marcio di cui non era responsabile e ci ha messo la sua faccia, quello che di buono ha fatto non è stato mai diffuso, i media gli hanno praticamente solo creato problemi. 
Ma cosa avresti pensato se ad un certo punto della sua vita non fosse stato più in grado di capire e se qualcun altro avesse traghettato la Chiesa a nome suo dove lui non avrebbe mai voluto? 
Io piango dall'anno scorso per questa scelta, ma restare sulla croce non significa prendersi la responsabilità di guidare la Chiesa anche se la salute e le forze ti abbandonano e sai che da un momento all'altro non potresti esserne più in grado, con la conseguenza di lasciare la guida ai collaboratori. Giovanni Paolo II comunque aveva almeno lui ( il Card. Joseph Ratzinger N.d.R) , ma lui chi avrebbe avuto?
Visto che gli sono stati tanto fedeli fino a 86 anni, certamente avvicinandosi ai 90, con le forze che vengono meno e il rischio di perdere la lucidità, sarebbe stato meglio continuare a regnare lasciando la Chiesa esposta al rischio di venire guidata dalla Curia e non dal Papa. 
Le crocifissioni del Papa, ripetute, puoi vederle nel pontificato ed il tesoro che ha lasciato per la nostra formazione puoi liberamente consultarlo online o comprarlo in libreria”.

Confidiamo sempre , anche nei tempi bui in cui stiamo vivendo, nella protezione maternamente premurosa della Madonna Santissima " ipsa conteret caput tuum ".
Quando il serpente fece peccare Adamo ed Eva, Dio maledisse il serpente e disse: " una donna (la Madonna) schiaccerà il tuo capo; essendo Madre del vero Dio darà alla luce il Redentore, il quale, con la sua morte in Croce, ridarà la grazia e la salvezza agli uomini ".



 

[Modificato da Caterina63 10/02/2014 11:08]