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Il giudizio

Egli stesso afferma: “... perché non sono venuto per condannare il mondo, ma per salvare il mondo” (12,47), e: “Chi mi respinge e non accoglie le mie parole, ha chi lo condanna; la parola che ho annunziato, lo condannerà nell’ultimo giorno” (12,48). La distinzione che viene fatta tra l’operare personale del Cristo e l’efficacia della sua parola consente qui un’ultima purificazione della cristologia e del concetto di Dio. Cristo non condanna nessuno; egli è pura salvezza e chi aderisce a lui si trova nella zona della salvezza e della Grazia. La perdizione non viene decisa da lui, ma essa esiste là dove l’uomo è rimasto lontano da lui; essa nasce dal restar chiusi in se stessi. Nella parola del Cristo, che è l’offerta della salvezza, si evidenzierà che colui che è perduto ha tracciato da se medesimo il confine che lo separa dalla salvezza...

L’uomo entra con la sua morte nella pura realtà e verità e occupa ora il posto che gli compete secondo verità. La mascherata della vita, il rifugiarsi dietro posizioni e finzioni, appartiene al passato. L’uomo è quello che è in verità. In questa caduta delle maschere che si verifica nella morte consiste il giudizio. Il giudizio è semplicemente la verità stessa, il suo rivelarsi. Tuttavia questa verità non è un neutrum. Dio è la Verità, la Verità è Dio, è “persona”. Una verità che giudica, che è definitiva, può esistere soltanto se ha carattere divino; Dio è giudice, in quanto Egli stesso è la Verità. Dio però è per l’uomo la Verità come colui che si è fatto uomo, esempio e modello dell’uomo. Per cui in e per Cristo, Dio è criterio di verità per l’uomo. In ciò consiste la novità dell’interpretazione liberatrice del giudizio, la quale caratterizza la fede cristiana: la Verità che giudica l’uomo ha preso essa stessa l’iniziativa di salvarlo. Essa stessa gli ha creato una nuova verità. Come Amore, essa stessa si è sostituita a lui e gli ha dato una verità d’un tipo particolare: quella di essere amato dalla Verità...

La vera linea di confine tra la morte e la vita... non è tracciata dalla morte biologica, ma scorre tra l’ “essere-con-Colui-che-è-la-vita” e l’isolamento, che rifiuta questo “essere-con-Lui”...

Infine dobbiamo rammentare che Cristo non è solo. L’unico obiettivo dell’intera sua vita terrena fu quello di edificarsi un Corpo, di giungere alla “pienezza”. Il suo Corpo fa parte di lui. Per cui l’incontro col Cristo avviene nell’incontro con i suoi, nell’incontro con il suo Corpo; motivo per cui la nostra sorte, la nostra verità, proprio quando sia intesa nel senso teologico e cristologico, dipende dal rapporto che abbiamo instaurato con il suo Corpo e con le sue membra sofferenti; a questo riguardo i “Santi” sono “giudici”...

Ma qual è il motivo per cui si rifiutò il chiliasmo, il quale avrebbe consentito di far dell’instaurazione di condizioni parusiali un compito pratico? Ebbene, il “no” al chiliasmo significa che la Chiesa respinge la concezione di un definitivo perfezionamento della storia, ovvero che la storia possa perfezionarsi nella stessa storia. La speranza del cristiano non include quindi concetti di alcun genere di un perfezionamento della storia dentro la storia, ma esprime, al contrario, l’impossibilità di un mondo perfetto dentro la storia. I vari elementi figurativi circa la fine del mondo che troviamo nella Bibbia hanno per contenuto comune proprio quello di contraddire all’attesa di un definitivo stato di salvezza dentro la storia...

Ma la fede nel ritorno del Cristo è inoltre la certezza che, nonostante tutto, il mondo sarà salvato e ciò non per merito della razionalità programmante, ma in base all’indistruttibilità dell’Amore che ha vinto nel Cristo risorto. La fede nel ritorno del Cristo è insieme la certezza che alla fine sarà la Verità a giudicare e l’Amore a vincere. Premessa ne è il trascendimento della storia passata, trascendimento che è invocato in ultimo da questa stessa storia. La storia è perfezionabile soltanto da un fattore esterno e solo quando si accetti questo e essa venga vissuta in vista di questo trascendimento, essa potrà sperare nel proprio perfezionamento. Con ciò è lasciato spazio alla ragione, affinché operi secondo i propri criteri, ma è assicurato insieme pure lo spazio alla speranza. La salvezza del mondo si fonda sul trascendimento del mondo. Il Cristo risorto però è la certezza vivente che questo trascendimento, senza il quale il mondo resterebbe un’assurdità, non sfocia nel vuoto, ma che la storia può essere vissuta positivamente e che il nostro operare razionale, di per sé tanto povero e limitato, ha un senso.

(da Joseph Ratzinger, Escatologia. Morte e vita eterna, vol.9 della collana diretta da Johann Auer-Joseph Ratzinger, Piccola Dogmatica Cattolica, Assisi, Cittadella Editrice, 1996, pagg.204-245)

Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)