00 29/11/2013 00:37

Vi condivido la bella testimonianza di un blogghista quando a febbraio 2013 ha vissuto la rinuncia di Benedetto XVI che lo aveva portato alla conversione 

la mia piccola esperienza di conversione. Cattolico di famiglia cattolica, pure me ne vergognavo un po’. Da ragazzo ero un tipico esempio di “cattolico adulto”: allergico alla gerarchia ecclesiastica, sprezzante circa la venerazione dei Santi, tendenzialmente iconoclasta, diffidente persino verso Maria, ero in compenso molto moralista e tormentato nella coscienza. 
Allevato spiritualmente dai Gesuiti, ero insomma un bel frutto pseudoprotestante dello “spirito del Concilio”. 
Non vorrei tediarla a lungo, ma nel mio cammino di riavvicinamento alla Chiesa Cattolica, passato attraverso mia moglie, la vita di parrocchia, l’innamoramento per il Barocco, l’ascolto clandestino di radio Maria, l’educazione religiosa dei miei tre figli, il punto di svolta è coinciso con la morte di Giovanni Paolo II. 
Lì ho avvertito profondamente la solidità, la soprannaturalità, la santità della Chiesa; lì, con Benedetto XVI ho iniziato a comprendere il valore fondante della tradizione, che è continuità e comunione. Casa sulla roccia. Radicalità delle radici. 
Di fronte allo smarrimento del mondo in quel 2005 (vero o inautentico che fosse) per la fine di un grande Papa, la Chiesa andava avanti lo stesso, grata ma imperturbabile, e ci donava questo suo splendido figlio e padre e pastore che è Benedetto XVI. Ebbene, o crediamo che la Chiesa è guidata da Cristo e che Cristo è nella Chiesa, oppure no. Io adesso lo credo, e non ho più paura: et portae inferi non praevalebunt.
Franz








Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)