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La dottrina morale cristiana nel Catechismo

Diamo infine ancora uno sguardo alla terza parte del Catechismo "la vita in Cristo", nella quale viene trattata la dottrina morale cristiana. Nell'elaborazione del libro questa fu certamente la parte più difficile - da una parte a motivo di tutte le diversità, che esistono circa i principi strutturanti della morale cristiana, dall'altra a motivo dei difficili problemi nell'ambito dell'etica politica, dell'etica sociale e della bioetica, che davanti a sempre nuovi fatti sono in un continuo processo evolutivo, come anche nell'ambito dell'antropologia, poiché qui il dibattito su matrimonio e famiglia, sull'etica della sessualità è in pieno corso.

Il Catechismo non pretende di presentare l'unica forma possibile di teologia morale o anche solo la migliore - questo non era il suo compito. Esso traccia le linee antropologiche e teologiche essenziali, che sono costitutive per l'agire morale dell'uomo. Il suo punto di partenza lo trova nella presentazione della dignità dell'uomo, che è allo stesso tempo la sua grandezza ed anche il motivo del suo impegno morale. Indica poi quale spinta interiore e strumento di discernimento dell'agire morale il desiderio dell'uomo di essere felice. L'impulso primordiale dell'uomo, che nessuno può negare ed al quale ultimamente nessuno si oppone, è il suo desierio di felicità, di una vita riuscita, piena. La morale per il Catechismo, in continuità con i padri, in particolare Agostino, è la dottrina della vita riuscita - l'illustrazione per così dire delle regole per la felicità. Il libro collega questa tendenza innata nell'uomo con le beatitudini di Gesù, che liberano il concetto di felicità da tutte le banalizzazioni, gli danno la sua vera profondità e così fanno vedere il legame fra il bene in assoluto, il bene in persona - Dio - e la felicità.

Vengono poi sviluppate le componenti fondamentali dell'agire morale - la libertà, l'oggetto e l'intenzione dell'agire, le passioni, la coscienza, le virtù, la loro falsificazione nel peccato, il carattere sociale dell'essere umano così come infine il rapporto fra legge e grazia. La teologia morale cristiana non è mai semplicemente etica della legge, essa supera però anche l'ambito di un'etica delle virtù: essa è etica dialogica, perché l'agire morale dell'uomo si sviluppa a partire dall'incontro con Dio, pertanto non è mai soltanto un agire proprio, autarchico ed autonomo, pura prestazione umana, ma risposta al dono dell'amore e così un essere inseriti nella dinamica dell'amore - di Dio stesso - , che solo libera veramente l'uomo e lo porta alla sua vera altezza. L'agire morale pertanto non è mai solo una propria prestazione, ma neppure mai soltanto qualcosa di inoculato dall'esterno. Il vero agire morale è totalmente dono e nondimeno proprio così totalmente nostro proprio agire, perché appunto ciò che è proprio si manifesta solo nel dono dell'amore e perché d'altra parte il dono non esautora l'uomo, ma lo riporta a se stesso.

Io credo che sia molto importante che il Catechismo abbia inserito la dottrina della giustificazione nel cuore della sua etica, perché proprio così diviene comprensibile l'intreccio di grazia e libertà, l'essere a partire dall'altro come vero essere in se stessi e per l'altro. Nella discussione sul consenso circa la giustificazione fra cattolici e protestanti giustamente è stata continuamente posta la questione, su come la dottrina della giustificazione possa nuovamente essere resa comprensibile e significativa per l'uomo di oggi. Io credo che il Catechismo con la sua presentazione del tema nel quadro della questione antropologica del retto agire dell'uomo ha fatto un grande passo, per rendere possibile tale nuova comprensione.

Per mostrare in quale spirito è concepito il trattato sulla giustificazione del Catechismo, vorrei citarne semplicemente tre passi, che esso a sua volta riprende dalla grande tradizione dei padri e dei santi. Sant'Agostino ritiene che "la giustificazione dell'empio è un'opera più grande della creazione del cielo e della terra", perché "il cielo e la terra passeranno, mentre la salvezza e la giustificazione degli eletti non passeranno mai" (in Joh. 72,3). Pensa anche che la giustificazione dei peccatori supera la stessa creazione degli angeli nella giustizia, perché manifesta una più grande misericordia (1994). Al riguardo ecco un'ulteriore citazione di Agostino - una preghiera del santo, nella quale egli dice a Dio: "Il riposo che prendesti al settimo giorno, dopo aver compiuto le tue opere molto buone..., è una predizione che ci fa l'oracolo del tuo Libro: noi pure, compiute le nostre opere buone assai, certamente per tuo dono, nel sabato della vita eterna riposeremo in Te (Conf. 13, 36, 51)" (2002).

Ed ecco ancora la meravigliosa frase di Santa Teresa di Lisieux: "Dopo l'esilio della terra, spero di gioire fruitivamente di Te nella Patria; ma non voglio accumulare meriti per il Cielo: voglio spendermi per il tuo solo Amore... Alla sera di questa vita comparirò davanti a Te con le mani vuote; infatti non ti chiedo, o Signore, di tener conto delle mie opere. Tutte le nostre giustizie non sono senza macchie ai tuoi occhi. Voglio perciò rivestirmi della tua Giustizia e ricevere dal tuo Amore l'eterno possesso di Te stesso..." (2011). La sezione sulla giustificazione è un contributo ecumenico essenziale del Catechismo. Mostra anche come non si possa riuscire a scoprire sufficientemente la dimensione ecumenica del libro, se ci si limita a ricercarvi citazioni di documenti ecumenici o se sulla base dell'indice degli argomenti si esaminano le parole ricorrenti, ma solo se lo si legge nella sua globalità e così si vede come la ricerca di ciò che unisce lo plasma nella sua globalità.

La morale contenutistica il Catechismo la tratta sulla base del Decalogo: il Catechismo spiega il Decalogo - come è giusto a partire dalla Bibbia - dialogicamente, cioè nel contesto dell'alleanza. Con Origene sottolinea che la prima parola del Decalogo è libertà - libertà, che diviene evento sotto la guida di Dio: "Io sono il Signore, Dio tuo, che ti ho fatto uscire dal paese di Egitto, dalla condizione di schiavitù" (2061). Così l'agire morale appare come "risposta all'iniziativa d'amore del Signore" (2062); con Ireneo il Decalogo viene interpretato come preparazione all'amicizia con Dio e alla concordia con il prossimo (2063).

Se così da una parte il Decalogo viene visto totalmente nel contesto dell'alleanza e della storia della salvezza, come evento di parola e risposta, esso si manifesta nondimeno allo stesso tempo come etica razionale, come ricordo di ciò che la ragione era veramente in condizione di percepire. Di nuovo viene citato Ireneo: "Fin dalle origini, Dio aveva radicato nel cuore degli uomini i precetti della legge naturale. Poi si limitò a richiamarli alla loro mente. Fu il Decalogo (Adv. Haer. 4, 15, 1)" (2070). Questo è un tratto importante nell'etica del Catechismo: esso fa appello alla ragione ed alla sua capacità di comprensione. La morale sviluppata a partire dal Decalogo è morale razionale, che vive del sostegno della ragione, che Dio ci ha donato, mentre allo stesso tempo egli con la sua parola ci ricorda, ciò che nel modo più profondo è iscritto nelle anime di tutti noi.




Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)