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Da questa complessa natura del genere letterario "Bibbia" ne deriva anche che non si può fissare il significato dei suoi singoli testi in riferimento all'intenzione storica del primo autore - per lo più determinato in modo ipotetico. Tutti i testi si trovano in realtà in un processo di continue riscritture, nelle quali il loro potenziale di senso si dischiude sempre più, e pertanto nessun testo appartiene semplicemente ad un singolo autore storico.

Poiché il testo stesso ha un carattere processuale, non è lecito, anche a partire dal suo proprio genere letterario, fissarlo su di un determinato momento storico e qui rinchiuderlo; in tal caso esso sarebbe anche fissato nel passato, mentre leggere la Scrittura come Bibbia significa proprio che si trova il presente nella parola storica e si apre un futuro. La dottrina del senso molteplice della Scrittura, che è stata sviluppata dai Padri e ha trovato una sistemazione organica nel Medioevo, a partire da questa particolare configurazione del testo è oggi nuovamente riconosciuta come scientificamente adeguata. Il Catechismo illustra pertanto brevemente la concezione tradizionale dei quattro sensi della Scrittura - meglio si direbbe piuttosto delle quattro dimensioni del senso del testo.

Vi è innanzitutto il cosiddetto senso letterale, cioè il significato storico-letterario, che si cerca di riproporre come espressione del momento storico della nascita del testo. Vi è il cosiddetto senso "allegorico"; purtroppo questa parola screditata ci impedisce di cogliere esattamente ciò di cui si tratta: nella parola lontana di una determinata costellazione storica traspare in realtà un itinerario della fede, che inserisce questo testo nell'insieme della Bibbia e al di là di quel tempo lo orienta in ogni tempo a partire da Dio e verso Dio. Vi è poi la dimensione morale - la parola di Dio è sempre anche indicazione di un cammino, ed infine la dimensione escatologica, il superamento verso ciò che è definitivo e l'accesso ad esso; la tradizione lo chiama "senso anagogico".

Questa visione dinamica della Bibbia nel contesto della storia vissuta e che continua del popolo di Dio conduce poi ad un'ulteriore importante acquisizione sull'essenza del Cristianesimo: "La fede cristiana tuttavia non è una 'religione del Libro'", dice lapidariamente il Catechismo (108). Questa è un'affermazione estremamente importante. La fede non si riferisce semplicemente ad un libro, che come tale sarebbe l'unica ed ultima istanza per il credente. Al centro della fede cristiana non si trova un libro, ma una persona - Gesù Cristo, che è egli stesso la Parola vivente di Dio e si fa conoscere per così dire nelle parole della Scrittura, che però a sua volta possono essere comprese rettamente sempre solo nella vita con lui, nella relazione vivente con lui. E poiché Cristo si è edificato e si edifica la Chiesa, il popolo di Dio, come suo organismo vivente, suo "corpo", è essenziale alla relazione con lui la partecipazione al popolo pellegrinante, che è il vero e proprio autore umano e al quale la Bibbia è affidata come suo proprio tesoro, come già detto.

Se il Cristo vivo è la vera e propria norma dell'interpretazione della Bibbia, ciò significa che comprendiamo rettamente questo libro solo nella comune comprensione credente sincronica e diacronica della Chiesa intera. Al di fuori di questo contesto vitale la Bibbia è solo una raccolta letteraria più o meno eterogenea, non l'indicazione di un cammino per la nostra vita. Scrittura e tradizione non si possono separare. Il grande teologo di Tubinga Johann Adam Möhler ha illustrato questo necessario legame in modo insuperabile nella sua classica opera "Die Einheit in der Kirche" (L'unità nella Chiesa), la cui lettura non sarà mai abbastanza raccomandata. Il Catechismo sottolinea questo legame, nel quale è inclusa anche l'autorità interpretativa della Chiesa, come la testimonia espressamente la seconda Lettera di Pietro: "Sappiate anzitutto questo: nessuna scrittura profetica va soggetta a privata spiegazione..." (1, 20).

Vi è da rallegrarsi che il Catechismo con questa visione dell'esegesi della Scrittura può sapersi in concordanza con tendenze significative dell'esegesi più recente. L'esegesi canonica sottolinea l'unità della Bibbia come principio d'interpretazione; l'interpretazione sincronica e diacronica vengono sempre più riconosciute nella loro pari dignità. Il legame essenziale di Scrittura e Tradizione viene sottolineato da famosi esegeti di tutte le confessioni; appare chiaro che un'esegesi separata dalla vita della Chiesa e dalle sue esperienze storiche non può andare al di là della categoria delle ipotesi, che deve fare i conti con la superabilità in qualsiasi momento di ciò che è detto in quell'istante. Vi sono tutti i motivi per rivedere l'affrettato giudizio sul carattere grossolano dell'esegesi scritturistica del Catechismo e per rallegrarsi che esso senza complessi legga la Scrittura come parola presente e possa così lasciarsi plasmare dalla Scrittura in tutte le sue parti come da una fonte viva.


Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)