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Benedetto XVI, Discorso nell’incontro con i vescovi della Svizzera, 9 novembre 2006

Per questo è un compito fondamentale della pastorale, insegnare a pregare ed impararlo personalmente sempre di più. Esistono oggi scuole di preghiera, i gruppi di preghiera; si vede che la gente lo desidera. Molti cercano la meditazione da qualche parte altrove, perché pensano di non poter trovare nel cristianesimo la dimensione spirituale. Noi dobbiamo mostrare loro di nuovo che questa dimensione spirituale non solo esiste, ma che è la fonte di tutto.

A questo scopo dobbiamo moltiplicare tali scuole di preghiera, del pregare insieme, dove si può imparare la preghiera personale in tutte le sue dimensioni: come silenzioso ascolto di Dio, come ascolto che penetra nella sua Parola, penetra nel Suo silenzio, sonda il Suo operare nella storia e nella mia persona; comprendere anche il Suo linguaggio nella mia vita e poi imparare a rispondere nel pregare con le grandi preghiere dei Salmi dell'Antico e del Nuovo Testamento. Da noi stessi non abbiamo le parole per Dio, ma ci sono state donate delle parole: lo Spirito Santo stesso ha già formulato parole di preghiera per noi; possiamo entrarci, pregare con esse e così imparare poi anche la preghiera personale, sempre di più “imparare” Dio e così divenire certi di Lui, anche se tace -diventare lieti in Dio. Questo intimo essere con Dio e quindi l'esperienza della presenza di Dio è ciò che sempre di nuovo ci fa, per così dire, sperimentare la grandezza del cristianesimo e ci aiuta poi anche ad attraversare tutte le piccolezze, tra le quali, certamente, esso deve poi essere vissuto e -giorno per giorno, soffrendo ed amando, nella gioia e nella tristezza -essere realizzato. 

E da questa prospettiva si vede, secondo me, il significato della Liturgia anche come scuola, appunto, di preghiera, nella quale il Signore stesso ci insegna a pregare, nella quale preghiamo con la Chiesa, sia nella celebrazione semplice ed umile con solo pochi fedeli, sia anche nella festa della fede. L'ho percepito nuovamente proprio ora nei vari colloqui, quanto importante sia per i fedeli, da una parte, il silenzio nel contatto con Dio e, dall'altra, la festa della fede, quanto importante poter vivere la festa. Anche il mondo ha le sue feste. Nietzsche addirittura ha detto: Solo se Dio non esiste possiamo far festa. Ma ciò è un'assurdità: solo se Dio c'è ed Egli ci tocca, può esserci una vera festa. E sappiamo come queste feste della fede spalancano i cuori della gente e producono impressioni che aiutano per il futuro. Io l'ho visto nuovamente nelle mie visite pastorali in Germania, in Polonia, in Spagna, che lì la fede è vissuta come festa e che essa accompagna poi le persone e le guida.

 



Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)