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Figli spirituali di Benedetto XVI

Meditazioni di Benedetto XVI su Gesù Cristo

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    Caterina63
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    00 20/03/2013 18:30
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    Benedetto XVI, Messaggio per la Quaresima 2007

    Guardiamo a Cristo trafitto in Croce!
    E’ Lui la rivelazione più sconvolgente dell’amore di Dio, un amore in cui eros e agape, lungi dal contrapporsi, si illuminano a vicenda. Sulla Croce è Dio stesso che mendica l’amore della sua creatura: Egli ha sete dell’amore di ognuno di noi.
    L’apostolo Tommaso riconobbe Gesù come “Signore e Dio” quando mise la mano nella ferita del suo costato.
    Non sorprende che, tra i santi, molti abbiano trovato nel Cuore di Gesù l’espressione più commovente di questo mistero di amore.
    Si potrebbe addirittura dire che la rivelazione dell’eros di Dio verso l’uomo è, in realtà, l’espressione suprema della sua agape. In verità, solo l’amore in cui si uniscono il dono gratuito di sé e il desiderio appassionato di reciprocità infonde un’ebbrezza che rende leggeri i sacrifici più pesanti.
    Gesù ha detto: “Quando sarò innalzato da terra, attirerò tutti a me” (Gv 12,32).
    La risposta che il Signore ardentemente desidera da noi è innanzitutto che noi accogliamo il suo amore e ci lasciamo attrarre da Lui.
    Accettare il suo amore, però, non basta.
    Occorre corrispondere a tale amore ed impegnarsi poi a comunicarlo agli altri: Cristo “mi attira a sé” per unirsi a me, perché impari ad amare i fratelli con il suo stesso amore.






    Fraternamente CaterinaLD

    "Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
    (fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
    Maestro dell’Ordine)
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    Caterina63
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    00 12/04/2013 19:56
    [SM=g27998] Accettare di essere salvati dal Crocefisso

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    Sappiamo dai Vangeli che la croce fu il punto critico della fede di Simon Pietro e degli altri Apostoli. E’ chiaro e non poteva essere diversamente: erano uomini e pensavano “secondo gli uomini”; non potevano tollerare l’idea di un Messia crocifisso. La “conversione” di Pietro si realizza pienamente quando rinuncia a voler “salvare” Gesù e accetta di essere salvato da Lui. Rinuncia a voler salvare Gesù dalla croce e accetta di essere salvato dalla sua croce. “Io ho pregato per te, perché la tua fede non venga meno. E tu, una volta convertito, conferma i tuoi fratelli” (Lc 22,32), dice il Signore.

    Il ministero di Pietro consiste tutto nella sua fede, una fede che Gesù riconosce subito, fin dall’inizio, come genuina, come dono del Padre celeste; ma una fede che deve passare attraverso lo scandalo della croce, per diventare autentica, davvero “cristiana”, per diventare “roccia” su cui Gesù possa costruire la sua Chiesa. La partecipazione alla signoria di Cristo si verifica in concreto solo nella condivisione con il suo abbassamento, con la Croce. Anche il mio ministero, cari Fratelli, e di conseguenza anche il vostro, consiste tutto nella fede. Gesù può costruire su di noi la sua Chiesa tanto quanto trova in noi di quella fede vera, pasquale, quella fede che non vuole far scendere Gesù dalla Croce, ma si affida a Lui sulla Croce. In questo senso il luogo autentico del Vicario di Cristo è la Croce, persistere nell’obbedienza della Croce. E’ difficile questo ministero, perché non si allinea al modo di pensare degli uomini – a quella logica naturale che peraltro rimane sempre attiva anche in noi stessi.

    Ma questo è e rimane sempre il nostro primo servizio, il servizio della fede, che trasforma tutta la vita: credere che Gesù è Dio, che è il Re proprio perché è arrivato fino a quel punto, perché ci ha amati fino all’estremo. E questa regalità paradossale, dobbiamo testimoniarla e annunciarla come ha fatto Lui, il Re, cioè seguendo la sua stessa via e sforzandoci di adottare la sua stessa logica, la logica dell’umiltà e del servizio, del chicco di grano che muore per portare frutto. Il Papa e i Cardinali sono chiamati ad essere profondamente uniti prima di tutto in questo: tutti insieme, sotto la guida del Successore di Pietro, devono rimanere nella signoria di Cristo, pensando e operando secondo la logica della Croce – e ciò non è mai facile né scontato. In questo dobbiamo essere compatti, e lo siamo perché non ci unisce un’idea, una strategia, ma ci uniscono l’amore di Cristo e il suo Santo Spirito. L’efficacia del nostro servizio alla Chiesa, la Sposa di Cristo, dipende essenzialmente da questo, dalla nostra fedeltà alla regalità divina dell’Amore crocifisso.


    21 novembre 2010: Messa con i nuovi Cardinali e consegna dell’Anello cardinalizio (Video)
    [Francese, Inglese, Italiano, Portoghese, Spagnolo, Tedesco]





    Fraternamente CaterinaLD

    "Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
    (fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
    Maestro dell’Ordine)
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    Caterina63
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    00 08/06/2013 19:28
    Benedetto XVI Sacro Cuore di Gesù

    Benedetto XVI, Omelia, Solennità del Sacratissimo Cuore di Gesù, 11 giugno 2010

    Celebriamo la festa del Sacro Cuore di Gesù e gettiamo con la liturgia, per così dire, uno sguardo dentro il cuore di Gesù, che nella morte fu aperto dalla lancia del soldato romano. Sì, il suo cuore è aperto per noi e davanti a noi – e con ciò ci è aperto il cuore di Dio stesso.

    Le religioni del mondo, per quanto possiamo vedere, hanno sempre saputo che, in ultima analisi, c’è un Dio solo. Ma tale Dio era lontano. Apparentemente Egli abbandonava il mondo ad altre potenze e forze. Stranamente, questo pensiero è riemerso nell’Illuminismo. Si comprendeva ancora che il mondo presuppone un Creatore. Questo Dio, però, aveva costruito il mondo e poi si era evidentemente ritirato da esso. Molti forse non desideravano neppure che Dio si prendesse cura di loro.

    È bello e consolante sapere che c’è una persona che mi vuol bene e si prende cura di me. “Io conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me” (Gv 10,14). “Conoscere”, nel significato della Sacra Scrittura, non è mai soltanto un sapere esteriore così come si conosce il numero telefonico di una persona. “Conoscere” significa essere interiormente vicino all’altro. Volergli bene. Noi dovremmo cercare di “conoscere” gli uomini da parte di Dio e in vista di Dio; dovremmo cercare di camminare con loro sulla via dell’amicizia di Dio.


    11 giugno 2010: Santa Messa in occasione della conclusione dell'Anno Sacerdotale   (Video)
    [Francese, Inglese, Italiano, Portoghese, Spagnolo, Tedesco]


    Fraternamente CaterinaLD

    "Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
    (fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
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    Caterina63
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    00 05/09/2013 13:51

    Guardare a Cristo. Quello vero, non la miserabile caricatura modernista

    Il Crocifisso è la nostra salvezza. Il "simpaticone" è la nostra rovina.

    Il Crocifisso è la nostra salvezza.
    Il “simpaticone” è la nostra rovina.

    La “nuova teologia” ha creato un Gesù ad immagine e somiglianza del mondo moderno: un “simpaticone” che piace a tutti, che approva tutto per la felicità di tutti, un risolutore dei problemi affinché non ci siano più tribolazioni, un sentimentale pronto ad esaudire ogni desiderio ed ogni capriccio, un attivista non interessato a convertire. Una patetica caricatura che ha conquistato anche moltissimi cattolici, o sedicenti tali.
    Leggendo gli scritti di Joseph Ratzinger-Benedetto XVI non si può che guardare a Cristo, ma a quello vero: il Figlio del Dio vivente, il Redentore delle nostre anime. Gesù è il Logos incarnato che ci mette faccia a faccia con i nostri peccati, con le nostre miserie. Il peccato ha un prezzo altissimo: ogni goccia del suo preziosissimo sangue.
    La misericordia non ci è dovuta, ci è donata; la Grazia non è a buon mercato. Non si entra in paradiso senza aver versato copiose lacrime, senza aver rinunciato al peccato, senza aver «lavato le vesti con il sangue candido dell’Agnello» (cfr. Ap 7, 13-14). La croce è la scala per il cielo, non la filantropia. Non c’è risurrezione senza passione e morte. Guardiamo a Cristo, ma a quello vero: il Crocifisso, segno di contraddizione (cfr. Lc 2, 34), non di simpatia.

    «Un Gesù che sia d’accordo con tutto e con tutti, un Gesù senza la sua santa ira, senza la durezza della verità e del vero amore, non è il vero Gesù come lo mostra la Scrittura, ma una sua miserabile caricatura. Una concezione del “vangelo” dove non esista più la serietà dell’ira di Dio, non ha niente a che fare con l’evangelo biblico.

    Un vero perdono è qualcosa del tutto diverso da un debole “lasciar correre”. Il perdono è esigente e chiede ad entrambi – a chi lo riceve ed a chi lo dona – una presa di posizione che concerne l’intero loro essere.

    Un Gesù che approva tutto è un Gesù senza la croce, perché allora non c’è bisogno del dolore della croce per guarire l’uomo.  Ed effettivamente la croce viene sempre più estromessa dalla teologia e falsamente interpretata come una brutta avventura o come un affare puramente politico.

    La croce come espiazione, la come come “forma” del perdono e della salvezza non si adatta ad un certo schema del pensiero moderno. Solo quando si vede bene il nesso fra verità ed amore, la croce diviene comprensibile nella sua vera profondità teologica.

    Il perdono ha a che fare con la verità e perciò esige la croce del Figlio ed esige la nostra conversione. Perdono è appunto restaurazione della verità, rinnovamento dell’essere e superamento della menzogna nascosta in ogni peccato.

    Il peccato è sempre, per sua essenza, un abbandono della verità del proprio essere e quindi della verità voluta dal Creatore, da Dio».

    Fonte: Guardare a Cristo, di Joseph card. Ratzinger, pag. 76, Jaca Book, 1986.



    Fraternamente CaterinaLD

    "Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
    (fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
    Maestro dell’Ordine)
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    Caterina63
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    Sesso: Femminile
    00 30/05/2014 18:25



    BENEDETTO XVI

    ANGELUS

    Piazza San Pietro
    Domenica, 5 giugno 2005


    Cari fratelli e sorelle!

    Venerdì scorso abbiamo celebrato la solennità del Sacratissimo Cuore di Gesù, devozione profondamente radicata nel popolo cristiano. Nel linguaggio biblico il "cuore" indica il centro della persona, la sede dei suoi sentimenti e delle sue intenzioni. Nel cuore del Redentore noi adoriamo l’amore di Dio per l’umanità, la sua volontà di salvezza universale, la sua infinita misericordia. Rendere culto al Sacro Cuore di Cristo significa, pertanto, adorare quel Cuore che, dopo averci amato sino alla fine, fu trafitto da una lancia e dall’alto della Croce effuse sangue e acqua, sorgente inesauribile di vita nuova.

    La festa del Sacro Cuore è stata anche la Giornata Mondiale per la santificazione dei sacerdoti, occasione propizia per pregare affinché i presbiteri nulla antepongano all’amore di Cristo. Profondamente devoto al Cuore di Cristo fu il beato Giovanni Battista Scalabrini Vescovo, patrono dei migranti, di cui il 1° giugno abbiamo ricordato il centenario della morte. Egli fondò i Missionari e le Missionarie di San Carlo Borromeo, detti "Scalabriniani", per l’annuncio del Vangelo tra gli emigranti italiani. Ricordando questo grande Vescovo, rivolgo il mio pensiero a coloro che si trovano lontani dalla patria e spesso anche dalla famiglia ed auspico che incontrino sempre sul loro cammino volti amici e cuori accoglienti, capaci di sostenerli nelle difficoltà di ogni giorno.

    Il cuore che più d’ogni altro rassomiglia a quello di Cristo è senza dubbio il cuore di Maria, sua Madre Immacolata, e proprio per questo la liturgia li addita insieme alla nostra venerazione. Rispondendo all’invito rivolto dalla Vergine a Fatima, affidiamo al suo Cuore Immacolato, che ieri abbiamo particolarmente contemplato, il mondo intero, perché sperimenti l’amore misericordioso di Dio e conosca la vera pace.


    Dopo l'Angelus

    Varie regioni del mondo sperimentano, nell’ora presente, tensioni sociali e politiche, che rischiano in alcuni casi di sfociare in gravi conflitti. In questo momento, il mio pensiero va particolarmente alla Bolivia e alla preoccupante situazione che vi si sta vivendo. Mentre vi invito a pregare per quella cara popolazione, affido alla Madonna la mia speranza e il mio appello affinché prevalgano in tutti la ricerca del bene comune, il senso di responsabilità e la disponibilità al dialogo aperto e leale.

    Volgendo ora il pensiero ad un altro teatro di tensioni e di scontri, unisco la mia voce a quella del Presidente della Repubblica Italiana, del Presidente dell’Afghanistan e dei popoli italiano ed afgano per chiedere la liberazione della volontaria italiana Clementina Cantoni. La dolorosa esperienza che questa nostra sorella sta vivendo sia di stimolo a ricercare con ogni mezzo la pacifica e fraterna intesa tra gli individui e le nazioni.

    In Italia si celebra oggi la Giornata dello sport per tutti, istituita per tenere vivi i valori autentici dell’attività sportiva. In particolare, quest’anno viene sottolineato il legame tra lo sport e la natura, secondo il tema scelto dall’UNESCO per l’odierna Giornata Mondiale dell’Ambiente. Auspico che lo sport praticato in modo sano e armonico a tutti i livelli favorisca la fratellanza e la solidarietà tra le persone e il rispetto e la valorizzazione dell’ambiente naturale.

    Con gioia saluto ora il folto gruppo di aderenti al Movimento dei Focolari, provenienti da tutta l’Europa, che partecipano al convegno sul servizio alla parrocchia. Cari amici, siate segno di Cristo risorto nelle vostre comunità e in ogni ambiente di vita.

     

    A tutti auguro una buona domenica e un sereno mese di giugno.



     

       
     

    [Modificato da Caterina63 31/05/2014 23:44]
    Fraternamente CaterinaLD

    "Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
    (fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
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