Pagina precedente | 1 | Pagina successiva

Notiziario importante su Benedetto XVI, qui gli aggiornamenti

Ultimo Aggiornamento: 18/03/2015 23:20
Autore
Stampa | Notifica email    
OFFLINE
Post: 826
Sesso: Femminile
02/09/2013 11:37

.... cercheremo sempre fonti ufficiali e sempre pronti, laddove fosse necessario, di smentire varie notizie..... intanto un grazie sempre agli aggiornamenti di RaffaellaBlog.....


fecc.jpg


[SM=g28002]

BENEDETTO XVI CELEBRA LA MESSA PER IL "RATZINGER SCHÜLERKREIS"

Città del Vaticano, 1° settembre 2013 (VIS).

Ci troviamo sulla via giusta se proviamo a diventare persone che “scendono” per servire e portare la gratuità di Dio. Così in sintesi il Papa emerito Benedetto XVI nella Messa celebrata ieri mattina nella cappella del Governatorato in Vaticano, in occasione del tradizionale seminario estivo dei suoi ex-allievi, il cosiddetto Ratzinger Schülerkreis.

L’incontro degli studenti come di consueto è organizzato a Castel Gandolfo ma quest’anno Benedetto XVI non vi ha partecipato. Questa 38.ma edizione è stata dedicata a “La questione di Dio sullo sfondo della secolarizzazione” alla luce della produzione filosofica e teologica di Rémi Brague, teorico francese premiato l'anno scorso con il "Premio Ratzinger" per la teologia. Una cinquantina di persone hanno partecipato alla Messa concelebrata con il Papa emerito dai cardinali Kurt Koch, presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani e Christoph Schönborn, arcivescovo di Vienna; gli arcivescovi Georg Gaenswein, prefetto della Casa Pontificia e Barthelemy Adoukonou, segretario del Pontificio Consiglio della Cultura, e il vescovo ausiliare di Amburgo, mons. Hans-Jochen Jaschke. Il servizio di Debora Donnini:


Ognuno nella vita vuole trovare il suo posto buono. Ma quale è veramente il posto giusto? L’omelia di Benedetto XVI nella Messa celebrata in occasione dell’incontro dei suoi ex-allievi è, in fondo, una risposta a questa domanda e parte dal Vangelo di oggi, nel quale Gesù invita a prendere l’ultimo posto.

“Un posto che può sembrare molto buono, può rivelarsi per essere un posto molto brutto”, nota il Papa emerito facendo riferimento a quanto accaduto già in questo mondo, anche negli ultimi decenni, dove vediamo come “i primi” sono stati rovesciati e improvvisamente sono diventati “ultimi” e quel posto che sembrava buono era invece “sbagliato”. Anche nei discorsi che si tennero durante l’Ultima Cena, i discepoli si litigano i posti migliori. Gesù si presenta invece come Colui che serve. Lui “nato nella stalla” e “morto sulla Croce” “ci dice” – afferma Benedetto XVI – che il posto giusto è quello vicino a Lui, “il posto secondo la sua misura”.

E l’apostolo, in quanto inviato di Cristo “è l’ultimo nell’opinione del mondo”, e proprio per questo è vicino a Gesù:

Wer in dieser Welt und in dieser Geschichte vielleicht nach vorn gedrängt wird, …
“Chi, in questo mondo e in questa Storia forse viene spinto in avanti e arriva ai primi posti, deve sapere di essere in pericolo; deve guardare ancora di più al Signore, misurarsi a Lui, misurarsi alla responsabilità per l’altro, deve diventare colui che serve, quello che nella realtà è seduto ai piedi dell’altro, e così benedice e a sua volta diventa benedetto”.

E, dunque, qualunque sia il posto che la Storia vorrà assegnarci, quello che è determinante – sottolinea il Papa emerito – è “la responsabilità davanti a Lui, e la responsabilità per l’amore, per la giustizia e per la verità”. Nel Vangelo di oggi il Signore ricorda che chi si esalta sarà umiliato e chi si umilia sarà esaltato. E Benedetto XVI fa notare che “Cristo, il Figlio di Dio, scende per servire noi e questo fa l’essenza di Dio” che “consiste nel piegarsi verso di noi: l’amore, il ‘sì’ ai sofferenti, l’elevazione dall’umiliazione”:
Wir sind auf dem Weg Christi auf dem richtigen Weg, wenn wir als Er und wie Er …
“Noi ci troviamo sulla via di Cristo, sulla giusta via se in Sua vece e come Lui proviamo a diventare persone che “scendono” per entrare nella vera grandezza, nella grandezza di Dio che è la grandezza dell’amore”.

Benedetto XVI fa dunque nell’omelia una catechesi sul senso dell’abbassamento di Cristo e sull’essenza dell’amore di Dio. “La Croce, nella Storia, è l’ultimo posto” e il “Crocifisso non ha nessun posto, è un ‘non-posto’”, è stato spogliato, “è un nessuno” eppure – nota Benedetto XVI – Giovanni nel Vangelo vede “questa umiliazione estrema” come “la vera esaltazione”:
Höher ist Jesus so; ja, Er ist auf der Höhe Gottes weil die Höhe des Kreuzes …
“Così, Gesù è più alto; sì, è all’altezza di Dio perché l’altezza della Croce è l’altezza dell’amore di Dio, l’altezza della rinuncia di se stesso e la dedizione agli altri. Così, questo è il posto divino, e noi vogliamo pregare Dio che ci doni di comprendere questo sempre di più e di accettare con umiltà, ciascuno a modo proprio, questo mistero dell’esaltazione e dell’umiliazione”.

Infine il Papa emerito ricorda che Gesù esorta a “invitare” a prescindere dai vantaggi, cioè a invitare i paralitici, gli storpi, i poveri perché Lui stesso lo ha fatto invitando “noi alla mensa di Dio”, e in questo modo mostrandoci cosa sia la gratuità. Giustamente l’economia si poggia sulla “giustizia commutativa”, sul do ut des, ma perfino in questo ambito rimane qualcosa di gratuito, ricorda Benedetto XVI sottolineando che “senza la gratuità del perdono nessuna società può crescere”, tanto è vero che le più grandi cose della vita, cioè “l’amore, l’amicizia, la bontà, il perdono” “non le possiamo pagare”, “sono gratis, nello stesso modo che in cui Dio ci dona a titolo gratuito”:
So dürfen wir, mitten in allem Ringen für die Gerechtigkeit in der Welt, nie vergessen …
“Così, pur nella lotta per la giustizia nel mondo, non dobbiamo mai dimenticare la ‘gratuità’ di Dio, il continuo dare e ricevere, e dobbiamo costruire sul fatto che il Signore dona a noi, che ci sono persone buone che ci donano ‘gratis’ la loro bontà, che ci sopportano a titolo gratuito, ci amano e sono buone con noi ‘gratis’; e poi, a nostra volta, donare questa ‘gratuità’ per avvicinare così il mondo a Dio, per diventare simili a Lui, per aprirci a Lui”.

Quindi Benedetto XVI si sofferma sulla liturgia, sull’umiltà della liturgia cristiana che è insieme “incommensurabilmente grande” perché ci si unisce alle schiere degli angeli e dei santi nella festosa gioia di Dio. E il sangue di Cristo, che è al centro dell’Eucaristia, significa proprio “entrare nello splendore del raduno gioioso di Dio”: “questo Sangue è il suo amore - conclude Benedetto XVI – è il Monte di Dio e ci apre alla gloria di Dio”.


[Modificato da Caterina63 04/09/2013 09:15]
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
OFFLINE
Post: 826
Sesso: Femminile
24/09/2013 13:43


"La fede, la scienza, il male". La lettera di Benedetto XVI al matematico Odifreddi



“La fede, la scienza, il male”. Gli argomenti di una lunga lettera del Papa emerito Benedetto XVI - pubblicata oggi parzialmente sul quotidiano La Repubblica - inviata allo scrittore e matematico Piergiorgio Odifreddi, con accanto un suo commento. Ce ne parla Roberta Gisotti:RealAudioMP3

Tutto è iniziato dal libro di Odifreddi “Caro Papa ti scrivo” edito da Mondadori nel 2011, ispirato dalla lettura del saggio di Joseph Ratzinger “Introduzione al Cristianesimo”.

E, la risposta di Benedetto XVI è arrivata per posta a casa del matematico il 3 settembre scorso. In una busta sigillata, 11 pagine protocollo, datate 30 agosto dal Papa emerito, che ringrazia per il confronto “leale” e premette di avere un giudizio piuttosto contrastante sul libro di Odifreddi, letto – scrive - in alcune parti con godimento e profitto”, ma pure meravigliato in altre parti “di una certa aggressività e dell’avventatezza dell’argomentazione”.

E’ d’accordo Benedetto XVI con Odifreddi che la matematica sia la sola ‘scienza’ nel senso più stretto della parola, ma chiede al matematico di riconoscere che la teologia ha prodotto risultati notevoli “nell’ambito storico e in quello del pensiero filosofico”, sottolineando che funzione importante della teologia “è quella di mantenere la religione legata alla ragione e la ragione alla religione”, tenuto conto che “esistono patologie della religione e - non meno pericolose – patologie della ragione”.

Puntualizza poi il Papa emerito che “se non è lecito tacere sul male della Chiesa non si deve però tacere neppure della grande scia luminosa di bontà e di purezza, che la fede cristiana ha tracciato lungo i secoli.” Ed “ è vero anche che oggi la fede spinge molte persone all’amore disinteressato, al servizio per gli altri, alla sincerità e alla giustizia”. Ma lo scontro intellettuale tra Ratzinger e Odifreddi si consuma su altro. “Cio che Lei dice sulla figura di Gesù non è degno del suo rango scientifico”, scrive il Papa emerito al matematico. C’è poi il tema dell’abuso di minorenni da parte di sacerdoti, di cui “posso prenderne atto solo con profonda costernazione”, afferma Ratzinger, rivendicando: “mai ha cercato di mascherare queste cose”.

E, “che il potere del male penetri fino al tal punto nel mondo interiore della fede”, non dovrebbe in ogni caso portare “a presentare ostentatamente questa deviazione come se si trattasse di un sudiciume specifico del cattolicesimo”, sebbene non sia “motivo conforto” sapere che “la percentuale dei sacerdoti rei di questi crimini non è più alta di quella presente in altre categorie professionali assimilabili.” Riconosce infine Benedetto XVI che la sua critica al libro di Odifreddi “in parte è dura”, “ma del dialogo fa parte la franchezza”, perché conclude “solo cosi può crescere la conoscenza”.




Testo proveniente dalla pagina http://it.radiovaticana.va/news/2013/09/24/la_fede,_la_scienza,_il_male._la_lettera_di_benedetto_xvi_al/it1-731196
del sito Radio Vaticana 


[SM=g28002]

riportiamo da altro:

La corrispondenza avviata da Ratzinger si riferisce a quanto “il matematico impertinente” ha scritto in un libro intitolato “Caro Papa ti scrivo” edito da Mondadori nel 2011, e nel quale Odifreddi s’ispirò alla lettura del saggio di Joseph Ratzinger “Introduzione al Cristianesimo”.

Come riporta Radio Vaticana, la lettera di Papa Ratzinger è stata inviata prima a Odifreddi il 3 settembre scorso ed è stata poi pubblicata oggi parzialmente da Repubblica.

“Illustrissimo Signor Professore, la mia critica al suo libro in parte è dura. Ma del dialogo fa parte la franchezza. Solo così può crescere la conoscenza. Lei è stato molto franco e così accetterà che anch’io lo sia. In ogni caso, però, valuto molto positivamente il fatto che lei, attraverso il suo confrontarsi con la mia Introduzione al cristianesimo, abbia cercato un dialogo così aperto con la fede della Chiesa cattolica e che, nonostante tutti i contrasti, nell’ambito centrale, non manchino del tutto le convergenze. Con cordiali saluti e ogni buon auspicio per il suo lavoro”.

In merito ai concetti affrontati nella lettera, Benedetto XVI concorda con Odifreddi sul fatto che la matematica sia la sola scienza nel senso più stretto della parola.
Tuttavia il Papa emerito chiede al matematico di riconoscere che la teologia ha prodotto risultati notevoli “nell’ambito storico e in quello del pensiero filosofico”.
In tal senso, la teologia assume una funzione importante che “mantiene la religione legata alla ragione e la ragione alla religione”, tenuto conto che “esistono patologie della religione e – non meno pericolose – patologie della ragione”.
“Se non è lecito tacere sul male della Chiesa non si deve però tacere neppure della grande scia luminosa di bontà e di purezza, che la fede cristiana ha tracciato lungo i secoli. E’ vero anche che oggi la fede spinge molte persone all’amore disinteressato, al servizio per gli altri, alla sincerità e alla giustizia”.

Tuttavia tra i punti più discussi tra i due pensatori c’è quello della figura di Gesù: “Ciò che Lei dice sulla figura di Gesù non è degno del suo rango scientifico.Lei pone la questione come se di Gesù, in fondo, non si sapesse niente e di Lui, come figura storica, nulla fosse accertabile, allora posso soltanto invitarLa in modo deciso a rendersi un po’ più competente da un punto di vista storico”, scrive il Papa emerito.
Altro tema, quello di Dio: “Se Lei, però, vuole sostituire Dio con La Natura, resta la domanda, chi o che cosa sia questa natura. In nessun luogo Lei la definisce e appare quindi come una divinità irrazionale che non spiega nulla. Vorrei, però, soprattutto far ancora notare che nella Sua religione della matematica tre temi fondamentali dell’esistenza umana restano non considerati: la libertà, l’amore e il male. Mi meraviglio che Lei con un solo cenno liquidi la libertà che pur è stata ed è il valore portante dell’epoca moderna”.

Ma Papa Benedetto XVI affronta anche questioni delicate e tragiche come l’abuso di minorenni da parte di sacerdoti: “Posso prenderne atto solo con profonda costernazione” sottolinea Ratzinger che tiene ad evidenziare che non ha “mai ha cercato di mascherare queste cose”.
In base a ciò Ratzinger spiega che se “il potere del male penetra fino al tal punto nel mondo interiore della fede”, non dovrebbe in ogni caso portare “a presentare ostentatamente questa deviazione come se si trattasse di un sudiciume specifico del cattolicesimo”.
Sebbene, scrive il papa emerito questo non sia “motivo conforto” sapere che “la percentuale dei sacerdoti rei di questi crimini non è più alta di quella presente in altre categorie professionali assimilabili”. 


**********

e dal Sussidiario.it

Il Papa emerito Joseph Ratzinger ha inviato una lunga lettera al matematico e saggista italiano Piergiorgio Odifreddi. Undici pagine in cui Benedetto XVI commenta e smentisce gran parte delle tesi sostenute da Odifreddi nel suo libro “Caro Papa ti scrivo” che tra l’altro gli ha fatto recapitare nel 2011: “Mi era stato detto dapprima che l'aveva ricevuto e poi che lo stava leggendo – ha commentato di recente l'autore -. Ma che potesse rispondermi, e addirittura commentarlo in profondità, era al di là delle ragionevoli speranze”.

Dopo aver ringraziato il suo interlocutore “per aver cercato fin nel dettaglio di confrontarsi con il mio libro e così con la mia fede”, Ratzinger afferma chiaramente che il suo giudizio riguardo il libro è “in se stesso piuttosto contrastante”: “Ne ho letto alcune parti con godimento e profitto.
In altre parti, invece, mi sono meravigliato di una certa aggressività e dell'avventatezza dell'argomentazione”, scrive Benedetto XVI. In particolare, si legge ancora nella missiva pubblicata oggi da La Repubblica, più volte Odifreddi avrebbe fatto notare al Papa emerito “che la teologia sarebbe fantascienza". A tale riguardo, "mi meraviglio che Lei, tuttavia, ritenga il mio libro degno di una discussione così dettagliata. Mi permetta di proporre in merito a tale questione quattro punti”.

Nel primo, Benedetto scrive che è corretto affermare che "scienza" nel senso più stretto della parola lo è solo la matematica, “mentre ho imparato da Lei che anche qui occorrerebbe distinguere ancora tra l'aritmetica e la geometria. In tutte le materie specifiche la scientificità ha ogni volta la propria forma, secondo la particolarità del suo oggetto. L'essenziale è che applichi un metodo verificabile, escluda l'arbitrio e garantisca la razionalità nelle rispettive diverse modalità”.

Nel secondo punto, invece, Odifreddi “dovrebbe per lo meno riconoscere che, nell'ambito storico e in quello del pensiero filosofico, la teologia ha prodotto risultati durevoli”, mentre nel terzo Ratzinger spiega che “una funzione importante della teologia è quella di mantenere la religione legata alla ragione e la ragione alla religione. Ambedue le funzioni sono di essenziale importanza per l'umanità. Nel mio dialogo con Habermas ho mostrato che esistono patologie della religione e, non meno pericolose, patologie della ragione. Entrambe hanno bisogno l'una dell'altra, e tenerle continuamente connesse è un importante compito della teologia”.

Infine “la fantascienza esiste, d'altronde, nell'ambito di molte scienze. Ciò che Lei espone sulle teorie circa l'inizio e la fine del mondo in Heisenberg, Schrödinger ecc., lo designerei come fantascienza nel senso buono: sono visioni ed anticipazioni, per giungere ad una vera conoscenza, ma sono, appunto, soltanto immaginazioni con cui cerchiamo di avvicinarci alla realtà”.

Il Papa emerito sceglie poi di affrontare il capitolo “sul sacerdote e sulla morale cattolica, e ancora diversamente nei capitoli su Gesù. Quanto a ciò che Lei dice dell'abuso morale di minorenni da parte di sacerdoti – dice Benedetto XVI rivolto a Odifreddi -, posso prenderne atto solo con profonda costernazione. Mai ho cercato di mascherare queste cose. Che il potere del male penetri fino a tal punto nel mondo interiore della fede è per noi una sofferenza che, da una parte, dobbiamo sopportare, mentre, dall'altra, dobbiamo al tempo stesso, fare tutto il possibile affinché casi del genere non si ripetano”.
Inoltre “non è neppure motivo di conforto sapere che, secondo le ricerche dei sociologi, la percentuale dei sacerdoti rei di questi crimini non è più alta di quella presente in altre categorie professionali assimilabili. In ogni caso, non si dovrebbe presentare ostentatamente questa deviazione come se si trattasse di un sudiciume specifico del cattolicesimo”. Se non è lecito tacere sul male nella Chiesa, prosegue Ratzinger, “non si deve però, tacere neppure della grande scia luminosa di bontà e di purezza, che la fede cristiana ha tracciato lungo i secoli. Bisogna ricordare le figure grandi e pure che la fede ha prodotto - da Benedetto di Norcia e sua sorella Scolastica, a Francesco e Chiara d'Assisi, a Teresa d'Avila e Giovanni della Croce, ai grandi Santi della carità come Vincenzo dè Paoli e Camillo de Lellis fino a Madre Teresa di Calcutta e alle grandi e nobili figure della Torino dell'Ottocento. È vero anche oggi che la fede spinge molte persone all'amore disinteressato, al servizio per gli altri, alla sincerità e alla giustizia”.




[Modificato da Caterina63 24/09/2013 15:00]
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
OFFLINE
Post: 826
Sesso: Femminile
24/09/2013 15:05

Quello che ha pubblicato Repubblica

Ratzinger: "Caro Odifreddi le racconto chi era Gesù"

La fede, la scienza, il male. Un dialogo a distanza fra Benedetto XVI e il matematico. Su Repubblica in edicola
BENEDETTO XVI - JOSEPH RATZINGER

Ratzinger: "Caro Odifreddi le racconto chi era Gesù"Il Papa Emerito con il cardinale Fernando Filoni ll. mo Signor Professore Odifreddi, (...) vorrei ringraziarLa per aver cercato fin nel dettaglio di confrontarsi con il mio libro e così con la mia fede; proprio questo è in gran parte ciò che avevo inteso nel mio discorso alla Curia Romana in occasione del Natale 2009. Devo ringraziare anche per il modo leale in cui ha trattato il mio testo, cercando sinceramente di rendergli giustizia.

Il mio giudizio circa il Suo libro nel suo insieme è, però, in se stesso piuttosto contrastante. Ne ho letto alcune parti con godimento e profitto. In altre parti, invece, mi sono meravigliato di una certa aggressività e dell'avventatezza dell'argomentazione. (...)

Più volte, Ella mi fa notare che la teologia sarebbe fantascienza. A tale riguardo, mi meraviglio che Lei, tuttavia, ritenga il mio libro degno di una discussione così dettagliata. Mi permetta di proporre in merito a tale questione quattro punti:

1. È corretto affermare che "scienza" nel senso più stretto della parola lo è solo la matematica, mentre ho imparato da Lei che anche qui occorrerebbe distinguere ancora tra l'aritmetica e la geometria. In tutte le materie specifiche la scientificità ha ogni volta la propria forma, secondo la particolarità del suo oggetto. L'essenziale è che applichi un metodo verificabile, escluda l'arbitrio e garantisca la razionalità nelle rispettive diverse modalità.

2. Ella dovrebbe per lo meno riconoscere che, nell'ambito storico e in quello del pensiero filosofico, la teologia ha prodotto risultati durevoli.

3. Una funzione importante della teologia è quella di mantenere la religione legata alla ragione e la ragione alla religione. Ambedue le funzioni sono di essenziale importanza per l'umanità. Nel mio dialogo con Habermas ho mostrato che esistono patologie della religione e - non meno pericolose - patologie della ragione. Entrambe hanno bisogno l'una dell'altra, e tenerle continuamente connesse è un importante compito della teologia.

4. La fantascienza esiste, d'altronde, nell'ambito di molte scienze. Ciò che Lei espone sulle teorie circa l'inizio e la fine del mondo in Heisenberg, Schrödinger ecc., lo designerei come fantascienza nel senso buono: sono visioni ed anticipazioni, per giungere ad una vera conoscenza, ma sono, appunto, soltanto immaginazioni con cui cerchiamo di avvicinarci alla realtà. Esiste, del resto, la fantascienza in grande stile proprio anche all'interno della teoria dell'evoluzione. Il gene egoista di Richard Dawkins è un esempio classico di fantascienza. Il grande Jacques Monod ha scritto delle frasi che egli stesso avrà inserito nella sua opera sicuramente solo come fantascienza. Cito: "La comparsa dei Vertebrati tetrapodi... trae proprio origine dal fatto che un pesce primitivo "scelse" di andare ad esplorare la terra, sulla quale era però incapace di spostarsi se non saltellando in modo maldestro e creando così, come conseguenza di una modificazione di comportamento, la pressione selettiva grazie alla quale si sarebbero sviluppati gli arti robusti dei tetrapodi. Tra i discendenti di questo audace esploratore, di questo Magellano dell'evoluzione, alcuni possono correre a una velocità superiore ai 70 chilometri orari..." (citato secondo l'edizione italiana Il caso e la necessità, Milano 2001, pagg. 117 e sgg.).

In tutte le tematiche discusse finora si tratta di un dialogo serio, per il quale io - come ho già detto ripetutamente - sono grato. Le cose stanno diversamente nel capitolo sul sacerdote e sulla morale cattolica, e ancora diversamente nei capitoli su Gesù. Quanto a ciò che Lei dice dell'abuso morale di minorenni da parte di sacerdoti, posso - come Lei sa - prenderne atto solo con profonda costernazione. Mai ho cercato di mascherare queste cose. Che il potere del male penetri fino a tal punto nel mondo interiore della fede è per noi una sofferenza che, da una parte, dobbiamo sopportare, mentre, dall'altra, dobbiamo al tempo stesso, fare tutto il possibile affinché casi del genere non si ripetano. Non è neppure motivo di conforto sapere che, secondo le ricerche dei sociologi, la percentuale dei sacerdoti rei di questi crimini non è più alta di quella presente in altre categorie professionali assimilabili. In ogni caso, non si dovrebbe presentare ostentatamente questa deviazione come se si trattasse di un sudiciume specifico del cattolicesimo.

Se non è lecito tacere sul male nella Chiesa, non si deve però, tacere neppure della grande scia luminosa di bontà e di purezza, che la fede cristiana ha tracciato lungo i secoli. Bisogna ricordare le figure grandi e pure che la fede ha prodotto - da Benedetto di Norcia e sua sorella Scolastica, a Francesco e Chiara d'Assisi, a Teresa d'Avila e Giovanni della Croce, ai grandi Santi della carità come Vincenzo dè Paoli e Camillo de Lellis fino a Madre Teresa di Calcutta e alle grandi e nobili figure della Torino dell'Ottocento. È vero anche oggi che la fede spinge molte persone all'amore disinteressato, al servizio per gli altri, alla sincerità e alla giustizia. (...)

Ciò che Lei dice sulla figura di Gesù non è degno del Suo rango scientifico. Se Lei pone la questione come se di Gesù, in fondo, non si sapesse niente e di Lui, come figura storica, nulla fosse accertabile, allora posso soltanto invitarLa in modo deciso a rendersi un po' più competente da un punto di vista storico. Le raccomando per questo soprattutto i quattro volumi che Martin Hengel (esegeta dalla Facoltà teologica protestante di Tübingen) ha pubblicato insieme con Maria Schwemer: è un esempio eccellente di precisione storica e di amplissima informazione storica. Di fronte a questo, ciò che Lei dice su Gesù è un parlare avventato che non dovrebbe ripetere. Che nell'esegesi siano state scritte anche molte cose di scarsa serietà è, purtroppo, un fatto incontestabile. Il seminario americano su Gesù che Lei cita alle pagine 105 e sgg. conferma soltanto un'altra volta ciò che Albert Schweitzer aveva notato riguardo alla Leben-Jesu-Forschung (Ricerca sulla vita di Gesù) e cioè che il cosiddetto "Gesù storico" è per lo più lo specchio delle idee degli autori. Tali forme mal riuscite di lavoro storico, però, non compromettono affatto l'importanza della ricerca storica seria, che ci ha portato a conoscenze vere e sicure circa l'annuncio e la figura di Gesù.

(...) Inoltre devo respingere con forza la Sua affermazione (pag. 126) secondo cui avrei presentato l'esegesi storico-critica come uno strumento dell'anticristo. Trattando il racconto delle tentazioni di Gesù, ho soltanto ripreso la tesi di Soloviev, secondo cui l'esegesi storico-critica può essere usata anche dall'anticristo - il che è un fatto incontestabile. Al tempo stesso, però, sempre - e in particolare nella premessa al primo volume del mio libro su Gesù di Nazaret - ho chiarito in modo evidente che l'esegesi storico-critica è necessaria per una fede che non propone miti con immagini storiche, ma reclama una storicità vera e perciò deve presentare la realtà storica delle sue affermazioni anche in modo scientifico. Per questo non è neppure corretto che Lei dica che io mi sarei interessato solo della metastoria: tutt'al contrario, tutti i miei sforzi hanno l'obiettivo di mostrare che il Gesù descritto nei Vangeli è anche il reale Gesù storico; che si tratta di storia realmente avvenuta. (...)

Con il 19° capitolo del Suo libro torniamo agli aspetti positivi del Suo dialogo col mio pensiero. (...) Anche se la Sua interpretazione di Gv 1,1 è molto lontana da ciò che l'evangelista intendeva dire, esiste tuttavia una convergenza che è importante. Se Lei, però, vuole sostituire Dio con "La Natura", resta la domanda, chi o che cosa sia questa natura. In nessun luogo Lei la definisce e appare quindi come una divinità irrazionale che non spiega nulla. Vorrei, però, soprattutto far ancora notare che nella Sua religione della matematica tre temi fondamentali dell'esistenza umana restano non considerati: la libertà, l'amore e il male. Mi meraviglio che Lei con un solo cenno liquidi la libertà che pur è stata ed è il valore portante dell'epoca moderna. L'amore, nel Suo libro, non compare e anche sul male non c'è alcuna informazione. Qualunque cosa la neurobiologia dica o non dica sulla libertà, nel dramma reale della nostra storia essa è presente come realtà determinante e deve essere presa in considerazione. Ma la Sua religione matematica non conosce alcuna informazione sul male. Una religione che tralascia queste domande fondamentali resta vuota.

Ill. mo Signor Professore, la mia critica al Suo libro in parte è dura. Ma del dialogo fa parte la franchezza; solo così può crescere la conoscenza. Lei è stato molto franco e così accetterà che anch'io lo sia. In ogni caso, però, valuto molto positivamente il fatto che Lei, attraverso il Suo confrontarsi con la mia Introduzione al cristianesimo, abbia cercato un dialogo così aperto

con la fede della Chiesa cattolica e che, nonostante tutti i contrasti, nell'ambito centrale, non manchino del tutto le convergenze.

Con cordiali saluti e ogni buon auspicio per il Suo lavoro.




Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
OFFLINE
Post: 826
Sesso: Femminile
12/10/2013 11:00



 [SM=g1740733] L’arcivescovo Gänswein: la diversità tra Benedetto e Francesco è una ricchezza per la Chiesa



int gg- 15 settembre 2013
 

Una vita a servizio di due Papi. Quello di monsignor Georg Gänswein è davvero un ruolo insolito nella storia del papato. Prefetto della Casa Pontificia per Papa Francesco e segretario particolare per Papa Benedetto. Contemporaneamente. Una sfida ma ma anche un osservatorio  che gli permette di aiutarci a leggere il passaggio e la convivenza tra due pontefici.

Negli ultimi mesi, dopo molto discreto silenzio, ha iniziato a raccontare un po’ anche di questo febbraio 2013 che ha segnato la storia e la sua vita. Al settimanale tedesco Bunte ha voluto spiegare che la rinuncia di Benedetto non ha nulla a che fare con vatileaks, ”ho cercato di fargli cambiare idea, senza riuscirci. Aveva preso una decisione“. Un momento difficile da vivere poi quel 28 febbraio “mi sentivo come in una anestesia” dice  l’arcivescovo, che a settembre ha anche preso possesso del titolo di Urbisaglia con una festosa celebrazione nel paesino marchigiano, è pronto a spiegare un po’ del rapporto tra i due Papi.

“Il mio ruolo- dice-  è quello di prefetto della Casa pontificia, ma, per come si è svolta la vita, la realtà è che oggi ci sono due Papi, il Papa regnante e il Papa emerito. Abito con il Papa emerito e lavoro con Papa Francesco, sono quasi ogni giorno con tutti e due, di fatto ne sono un po’ il ponte. È normale. È una cosa che certo non ho cercato, non si sapeva che potesse esistere, ma ora è così e la vedo come un impegno, una sfida e anche una grazia. Cercherò di farlo bene poiché non ci sono precedenti e devo trovare il modo giusto, ed è questa una bella sfida”

Due personalità differenti quella di Benedetto e di Francesco ma , dice Gänswein “la diversità è anche una ricchezza. Ma spesso fino a ora la diversità tra i due Pontefici è stata utilizzata per creare un’antitesi. Psicologicamente forse questo può essere un primo approccio, ma non funziona. E personalmente penso che, se non ci fosse stata la rinuncia di papa Benedetto, l’impatto emotivo di papa Francesco non sarebbe stato possibile in questa maniera. Tra i due c’è una continuità non solo teologica, ma anche una intesa umana. Si vede che vivono la loro fede in modo autentico, ma con espressioni diverse».

C’è ancora molto affetto intorno a papa Benedetto? “Sì, molto. Ciò risulta anche dalle tante, tantissime lettere che arrivano per Benedetto XVI, rimango quasi tutte le sere fino a tardi a smistare e preparare la posta. Lui ha un grande interesse della posta personale e la legge con attenzione e risponde spesso personalmente. La posta arriva da tutto il mondo. Dalla Germania, certo, ma ci sono anche tanti italiani, tanti di lingua francese, spagnola e anglofona che scrivono a Benedetto. Molte sono lettere di ringraziamento, spesso accompagnate con foto, quadri e altri piccoli doni. All’inizio alcuni scrivevano davvero traumatizzati dalla notizia della rinuncia. Adesso arrivano molti ringraziamenti o magari racconti di come hanno vissuto questo “trauma” e di come lo abbiano superato e ringraziano il Papa emerito, gli dimostrano il loro affetto. Con molta serenità assicurano preghiere per i due Pontefici”.

 Ci abitueremo ad avere più Papi insieme in Vaticano. Prevede un nuovo esercizio del ministero petrino?

“Tra Papa Francesco e il suo Predecessore c’è una simpatia spontanea, più volte condivisa visibilmente. Quando ho ricevuto papa Francesco al ritorno dal viaggio in Brasile, mi ha detto: “Ho parlato molto con i giornalisti, anche di papa Benedetto, magari forse troppo, ho parlato del nonno saggio da avere a casa!». La nonna di Papa Bergoglio era una persona chiave per la sua vita ed era come una bussola, e per lui parlare così è un grande segno di stima e di affetto. Non credo che l’esercizio del ministero petrino sia cambiato perché in Vaticano vive il Papa emerito, ma è evidente che con la rinuncia di Benedetto si sia creata una “certa” novità circa il ministero petrino. Se non è più possibile per un Papa svolgere il suo servizio, la sua missione, c’è la possibilità, che del resto esiste da sempre, di rinunciare. Si tratta di un’esperienza nuova per tutti. È una sfida sia spirituale che teologica e storica”.

Vedremo i due Papi insieme alla canonizzazione di Giovanni Paolo II?

” Non sono un profeta. Non lo so. Vedremo”.

Com’era il rapporto fra Giovanni Paolo II e Joseph Ratzinger, il suo amico fidato?

“Il pontificato di Giovanni Paolo ha avuto nel cardinale Ratzinger il suo pilastro teologico. Circa le questioni dottrinali Giovanni Paolo II si è affidato pienamente di Ratzinger. Ci sono tantissimi esempi concreti. Così é cresciuta una fiducia vicendevole e persiste una stima assoluta di papa Benedetto. Quando parla di Giovanni Paolo II lo definiva semplicemente, il Papa. Lui ha avuto un lungo pontificato di quasi vent’anni in piena forza e poi un periodo di sofferenza, lungo quasi quanto l’intero pontificato di Benedetto. E Ratzinger non voleva copiare. Personalità diverse, però con una interna sintonia incredibile. Giovanni Paolo II è probabilmente la persona che papa Benedetto stima di più al mondo”.

L’intervista è stata pubblicata dal settimanale CREDERE n 27- 6-10-2013

La foto è stata scattata nel Palazzo dei Principi della Abbazia di Fiastra nei pressi di Urbisaglia (MC) sede titolare dell’ arcivescovo nel giorno dell’ insediamento.


[SM=g1740733]

Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
OFFLINE
Post: 826
Sesso: Femminile
22/10/2013 08:40




A Pordenone lo stretto collaboratore di 2 Pontefici.
"Francesco? Lo amo come un Padre"

"Ecco il Ratzinger privato"

19.10.2013Papa Francesco? "Lo sto amando come un figlio”. Così mons. Alfred Xuereb, segretario personale del pontefice e già officiale della segreteria particolare di Benedetto XVI. “Quando ero con Papa Benedetto – ha detto Xuereb, a conclusione di un convegno organizzato dalla Libreria Editrice Vaticana a Pordenone per la presentazione del volume “Per una ecologia dell’uomo” di Joseph Ratzinger – “e qualcuno mi rivolgeva una domanda su di lui, durante il suo pontificato, ho sempre ripetuto: finché sono segretario dell’attuale pontefice io non rispondo a nessuna domanda. Lo ripeto anche qui: finché sono con papa Francesco… Non conoscevo Benedetto e lo ho amato come un padre, più di un padre.. Non conoscevo papa Francesco e lo sto amando come un figlio”.


Nel convegno  con Edmondo A. Caruana, responsabile editoriale della Levb, e Michele Candotti dell’Unep, moderato da Umberto Sarcinelli, mons. Xuereb ha raccontato papa Benedetto attraverso numerosi aneddoti, molti dei quali inediti, e ammettendo di essere rimasto “affascinato” dalla personalità del papa emerito.

 “Avendo avuto il privilegio di vivere 5 anni e mezzo ogni giorno nel palazzo apostolico con papa Benedetto – ha spiegato Xuereb - sento quasi un impulso dentro di me per correggere un po’ l’identità che è stata trasmessa di Benedetto XVI, in particolare negli anni del suo pontificato. Posso dire che è una persona straordinaria, di cui sono rimasto fortemente affascinato. Da un lato è un uomo di elevatissima cultura, un gigante di profondità, dall’altro lato ha una disarmante semplicità, è di sensibilità rara se non unica, sa costruire dei rapporti senza mai mettere a disagio il suo interlocutore, anzi l’aiuta a farsi sentire accolto ed apprezzato. E’ un uomo che ha l’arte di rapportarsi con gli altri in un approccio di naturalezza e di franchezza”.

Soffermandosi sul volume che tratteggia il rapporto di Benedetto con il Creato, mons. Xuereb ha sottolineato come la  persona umana sia per Ratzinger “il coronamento dell’intera creazione perché immagine di Dio” e ha ricordato in particolare quanto sosteneva Benedetto: l’umanità, se ha a cuore la pace, deve tenere sempre più presente le connessioni esistenti tra l’ecologia naturale, ossia il rispetto di Dio, e l’ecologia umana.


Il “valore primaziale della persona” papa Benedetto XVI lo dimostrava fin nel rapporto “specialissimo” con i collaboratori ed i dipendenti del Vaticano, ha spiegato mons. Alfred Xuereb. “Uno degli appuntamenti fissi era la recita del rosario, davanti alla grotta di Lourdes nei giardini vaticani.  Ricordo un giorno d’inverno in cui si rivolse al gendarmi chiedendogli: lei è vestito abbastanza contro questo freddo? E una volta saputo che si  chiamava Giuseppe, commentò con lui: bello, si chiama come me, siamo colleghi”.
Altro aneddoto. Salta l’appuntamento col Rosario nei giardini di Castel Gandolfo. Il segretario Xuereb lo attendeva. “Se fossi in convento, dovrei fare penitenza” si scusò il papa, che il giorno successivo chiese scusa anche all’autista per averlo aspettato inutilmente.
“I gesti di raffinata sensibilità erano all’ordine del giorno” ha raccontato Xuereb. Aveva “compassione”, ad esempio, per i fotografi che dovevano correre, nei viaggi pontifici, per riprenderlo. Negli incontri con il clero romano, gli venivano poste, a volte, domande improprie, che magari facevano rumoreggiare anche i presenti, ma “papa Benedetto non rimaneva perturbato e con grande maestria riusciva a raccogliere un concetto per tirar fuori il meglio da chi aveva parlato”.

“Specialissimo” anche il rapporto con il fratello Georg. “I momenti di condivisione con il fratello sono commoventi e non possono non accrescere i sentimenti di grande apprezzamento” ha rilevato Xuereb, ricordando fra l’altro quanto Benedetto ebbe a dire del fratello a Castelgandolfo, il 21 agosto 2008: “E’ sempre stato per me una guida sicura, l’ho sempre cercato per i suoi saggi consigli e sempre ammirato per i suoi buoni esempi”. Nel palazzo apostolico papa Benedetto “ci teneva tanto a creare un clima di famiglia”, tanto – ha detto Xuereb - che “mi faceva spesso delle domande personali, il lunedì mattina mi chiedeva notizie della mia squadra del cuore, quando andavo a trovare la famiglia mi invitava a portare i saluti alla mamma. “Dopo un intervento chirurgico, nel 2010, mi aiutò ad alzarmi dalla sedia perché mi vedeva in difficoltà, una volta mi aiutò lui stesso a sistemarmi il cappotto”.


E’ stata “una scelta tanto difficile quanto eroica” quella di Benedetto XVI di rinunciare al ministero petrino, ha confermato mons. Alfred Xuereb. “Sono convinto che la scelta tanto difficile quanto eroica di Benedetto XVI di rinunciare al ministero petrino non poteva non essere condivisa col fratello Georg – ha tra l’altro riferito Xuereb - con il quale c’è sempre stata da parte di papa Benedetto una splendida, singolare intesa. Le sue visite erano per me un dolce spettacolo, di un amore fraterno molto speciale. Benedetto lo prendeva sotto braccio, la accompagnava, lo aspettava volentieri al pianoforte, gli spiegava con pazienza il significato di alcuni vocaboli italiani che non capiva”.

A proposito della rinuncia di Benedetto XVI, Xuereb ha raccontato che “con raffinata delicatezza mi informò, qualche tempo prima, della sua decisione e per confortarmi ripetutamente mi ha ripetuto per ben 2 volte: lei andrà col nuovo papa”. “Grazie di cuore, amatissimo papa Benedetto, le sarò grato per sempre” ha concluso mons. Xuereb la sua testimonianza.


“Papa Benedetto ama gli animali perché ama la natura e vorrebbe che fosse rispettata, soffre a vederla deturpata e sfruttata da egoisti. Tutto questo perché il Creato è opera di Dio affidata all’uomo”.

 “Che papa Benedetto amasse tantissimo i gatti è noto a tutti, ma non tutti sanno che probabilmente non ne ha mai posseduto uno. Amava anche gli uccelli – ha raccontato Xuereb -. lo conferma la sua curiosità per un merlo bianco che nell’inverno di qualche anno fa trovavamo spesso nei giardini vaticani. Alla fine del Rosario, papa Bendetto mi chiedeva se l’avevo visto e mi ha perfino domandato di scattargli delle foto. Ma che forte questo uccello, commentò, quando vide la foto sull’Osservatore”. Xuereb ha riferito di essergli rimasto “impresso” lo “sguardo compiaciuto” del pontefice quando questi si sedeva sulla panchina davanti alla vasca dei pesciolini rossi per osservarli mangiare, e commentava: “come sono felici, stanno facendo festa”. Per Ratzinger, la raffigurazione dei santi con accanto animali, riesce a renderli “simpatici, ma anche più umani”, nel senso “più vicini all’uomo e più amabili”.


   

Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
OFFLINE
Post: 826
Sesso: Femminile
17/11/2013 18:34


Gänswein: Papa Benedetto continua a servire la Chiesa e incontra spesso il suo successore

gg-larino
 

“Sulla decisione della rinuncia Papa Benedetto è stato irremovibile.” A dirlo l’arcivescovo Georg Gänswein intervenendo ad un dibattito sul tema “Essere Chiesa nel tempo dei due Papi’’ organizzato dal Centro Sociale “il Melograno”.  “Chi conosce un po’ Papa Benedetto- ha detto il Prefetto della Casa Pontificia e segretario di Benedetto XVI- sa che tutto quello che dice in modo soft, molto cortese è molto ben pensato,  ma poi  è più duro del marmo e del ferro, ed è meglio non contraddirlo. Da quel momento in poi ho dovuto vivere con questo peso sullo stomaco e sull’anima,  sul cuore.”  

L’arcivescovo ha spiegato cosa ha significato per il Papa quel passo:  “Dobbiamo ripartire da quello che il Papa ha detto l’ 11 di febbraio. Il motivo è li. Lui non sentiva più le forze di spirito e d’animo per continuare a servire la Chiesa da successore di Pietro.  E non dobbiamo dimenticare le sue parole la sera stessa della sue elezione, il 19 aprile 2005 . Sulla loggia delle Benedizioni ha detto: sono un semplice operaio nella vigna del Signore. Questa è una bella espressione, ma non è soltanto bella è la verità. Nel momento in cui lui  non si si sentiva più in grado di essere uno strumento nella mano del Signore ha sentito necessario fare un passo indietro. É chiaro che è la prima volta che questo succede. E questo poteva farlo soltanto una persona che comprende bene quello che fa, che non fugge, ma che in piena responsabilità, come ha detto ripetutamente, coram Domino, cioè in coscienza , ha pensato e soprattutto per la quale pregato.  E alla fine  questo era il risultato.”

E ha proposito della risposta del Papa alla domanda sulla rinuncia nel libro di Peter Seewald “Luce del mondo”, monsignor Georg ha precisato che un Papa può solo rinunciare perché le dimissioni dovrebbe accettarle qualcuno al di sopra, ma il Papa ha sopra di sè solo il Signore, e pertanto può solo liberamente rinunciare. “La domanda era chiara – ha detto- e la risposta era chiarissima: sì, se il Papa non ha più le forze di fare ciò che deve fare può rinunciare. Ma non deve fuggire. E va detto questo, ed è importante: in un momento di grande difficoltà, o in un momento di pericolo, il pastore non deve lasciare da sole le pecore. E questo è chiarissimo: Papa Benedetto non è fuggito.”

Sulla vita quotidiana del Papa emerito l’arcivescovo ha spiegato: “ Siamo in sei, il Papa io e le quattro memores Domini che erano in Appartamento. Il posto è forse il più bello geograficamente di tutto il Vaticano, nei Giardini,  ed è una costruzione degli anni ’30 quando è stata costruita la Radio Vaticana. Era un edificio per la direzione e una casa per il direttore tecnico, poi negli anni ’80 Giovanni Paolo II ha chiesto che in Vaticano ci fossero delle suore di clausura e così è stata allargata la casa e costruita un cappella. E quando il Papa ha preso la sua decisione mi ha detto: io vorrei andare lì. Certo bisognava sistemare le cose. Ora abita li, sta bene, è chiaro che è un uomo anziano, un po’ vecchio fragile e debole fisicamente, non è mai stato un grande sportivo. Ma la testa funziona molto bene. E come ha detto quando ha lasciato il pontificato, vuole ritirarsi sul monte e lì in un altro modo continua a fare la sua missione. Prega, legge, riceve viste, passeggia e ha un’ampia corrispondenza privata, e c’è un ottimo contatto con il suo successore.”




Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
OFFLINE
Post: 826
Sesso: Femminile
23/11/2013 17:31


Testo integrale della risposta di Benedetto XVI al matematico Piergiorgio Odifreddi autore del libro: "Caro Papa, ti scrivo".

23 novembre 2013 alle ore 16.43

Ecco il testo integrale della risposta di Benedetto XVI al matematico ateo che in un libro aveva contrapposto la visione logico-scientifica a quella metafisico-teologica della religione.

 

 

Ill.mo Signor Professore Odifreddi,

Anzitutto devo chiedere scusa per il fatto che solo oggi ringrazio per l’invio del Suo libro “Caro Papa, ti scrivo”, come anche per le gentili righe che, in questa occasione, attraverso l’Arcivescovo Gänswein ha rivolto indirettamente anche a me. Ma non volevo scrivere prima di aver letto il libro, e poiché tuttora gravano su di me vari lavori, solo adesso ho terminato la lettura.

Oggi vorrei dunque finalmente ringraziarLa per aver cercato fin nel dettaglio di confrontarsi con il mio libro e così con la mia fede; proprio questo è in gran parte ciò che avevo inteso nel mio discorso alla Curia Romana in occasione del Natale 2009. Devo ringraziare anche per il modo leale in cui ha trattato il mio testo, cercando sinceramente di rendergli giustizia.

Il mio giudizio circa il Suo libro nel suo insieme è, però, in se stesso piuttosto contrastante. Ne ho letto alcune parti con godimento e profitto. In altre parti, invece, mi sono meravigliato di una certa aggressività e dell’avventatezza dell’argomentazione.

Mi piacerebbe rispondere capitolo per capitolo, ma per questo, purtroppo, non bastano le mie forze. Scelgo, quindi, alcuni punti che mi sembrano particolarmente importanti.

 

I.

Mi meraviglio anzitutto che Lei nelle pagine 25s interpreti la mia scelta di andare oltre la percezione dei sensi per scorgere la realtà nella sua grandezza come “un’esplicita negazione del principio di realtà” o come “psicosi mistica”, mentre io intendevo dire proprio ciò che Lei poi, a pagina 29s espone sul metodo delle scienze naturali: il “trascendere le limitazioni della sensorialità umana”. Così sono pienamente d’accordo con ciò che Lei scrive a pagina 40: “…la matematica presenta una profonda affinità con la religione”. In questo punto non vedo, dunque, alcun vero contrasto tra il Suo approccio e il mio. Se a pagina 49 Lei spiega poi che la “vera religiosità … oggi si ritrova più nella scienza che nella filosofia”, fa una affermazione su cui si può certamente discutere; sono però contento che Lei qui intenda presentare il Suo lavoro come “vera religiosità”. Qui, come nuovamente a pagina 65, e poi ancora una volta nel capitolo “Il suo e il mio Credo”, Lei sottolinea che la rinuncia all’“antropomorfismo” di un Dio inteso come persona e la venerazione della razionalità costituirebbero la vera religiosità. Coerentemente, a pagina 182 del Suo libro, dice in modo molto drastico “che la matematica e la scienza sono l’unica vera religione, il resto è superstizione”.

Ora, posso certamente comprendere che si consideri antropomorfismo la concezione della Ragione primordiale e creatrice come Persona con un proprio “Io”; ciò sembra essere una riduzione della grandezza, per noi inconcepibile, del Logos. La fede trinitaria della Chiesa, la cui presentazione nel mio libro Lei riporta in modo molto oggettivo, esprime infatti in qualche misura anche l’aspetto totalmente diverso, misterioso, di Dio, ciò che possiamo sempre intuire solo da lontano. A questo punto vorrei ricordare l’affermazione del cosiddetto Pseudo Dionigi Areopagita, il quale una volta dice che, certamente, le menti filosofiche provano una specie di rigetto di fronte agli antropomorfismi biblici, considerandoli inadeguati.

Ma il rischio di queste persone illuminate è di valutare poi adeguata la loro concezione filosofica di Dio e di dimenticare che anche le loro idee filosofiche restano infinitamente lontane dalla realtà del “totalmente Altro”. Così questi antropomorfismi sono necessari per superare l’arroganza del pensiero; anzi, bisogna dire che, sotto un certo aspetto, gli antropomorfismi si avvicinano più alla realtà di Dio che non i meri concetti. Del resto, rimane sempre valido ciò che nel 1215 disse il Concilio Lateranense IV e cioè che ogni concetto di Dio può essere soltanto analogico e la dissomiglianza con il vero Dio è sempre infinitamente più grande della somiglianza.

Premesso questo, bisogna dire tuttavia che un Logos divino deve essere anche coscienza e, in questo senso, Soggetto e Persona. Una ragione oggettiva presuppone sempre un soggetto, una ragione cosciente di sé.

A pagina 53 del Suo libro Lei dice che questa distinzione, che nel 1968 poteva ancora sembrare giustificata, di fronte alle intelligenze artificiali che oggi esistono non sarebbe più sostenibile. In questo Lei non mi convince per niente. L’intelligenza artificiale, infatti, è evidentemente un’intelligenza trasmessa da soggetti coscienti, un’intelligenza deposta in apparecchiature. Ha un’origine chiara, appunto, nell’intelligenza dei creatori umani di tali apparati.

Infine, non posso affatto seguirLa, se al principio mette non il Logos con la maiuscola, ma il logos matematico con la minuscola (pagina 85). Il Logos degli inizi è effettivamente un Logos al di sopra di tutti i logoi.

Certamente, il passaggio dai logoi al Logos, compiuto dalla fede cristiana insieme con i grandi filosofi greci, è un salto che non può essere semplicemente dimostrato: esso conduce dall’empiria alla metafisica e con ciò a un altro livello del pensiero e della realtà. Ma questo salto è almeno tanto logico quanto la sua contestazione. Penso anche che chi non può compierlo dovrebbe, tuttavia, considerarlo almeno come una questione seria. Questo è il punto decisivo nel mio dialogo con Lei, un punto al quale ritornerò ancora alla fine: mi aspetterei che uno che si interroga seriamente riconosca comunque quel “forse” di cui, seguendo Martin Buber, ho parlato all’inizio del mio libro. Ambedue gli interlocutori devono rimanere in ricerca. A me sembra, però, che Lei invece interrompa la ricerca in un modo dogmatistico e non domandi più, ma solo pretenda di ammaestrarmi.

 

II.

Il pensiero appena esposto costituisce per me il punto centrale di un vero dialogo tra la Sua fede “scientifica” e la fede dei cristiani. Tutto il resto, al confronto, è secondario. Così Lei mi consentirà di essere più conciso per quanto riguarda l’evoluzione. Anzitutto vorrei far notare che nessun teologo serio contesterà che l’intero “albero della vita” stia in un vivo rapporto interno, per il quale la parola evoluzione è adeguata. Così pure nessun teologo serio sarà dell’opinione che Dio, il Creatore, ripetutamente a livelli intermedi abbia dovuto intervenire quasi manualmente nel processo dello sviluppo. In questo senso, molti attacchi alla teologia riguardanti l’evoluzione sono infondati. Dall’altra parte, sarebbe utile al progresso della conoscenza se anche i rappresentanti delle scienze naturali si mostrassero più apertamente consapevoli dei problemi e se venisse detto con più chiarezza quante domande a questo proposito restano aperte.

Al riguardo ho sempre considerato esemplare l’opera di Jacques Monod, il quale riconosce chiaramente che, in ultima analisi, non conosciamo le vie per cui si formano volta per volta nuovi DNA pieni di senso. Contesto dunque la Sua tesi di pagina 129 secondo cui le quattro tipologie sviluppate da Darwin spiegherebbero perfettamente tutto ciò che riguarda l’evoluzione delle piante e degli animali, compreso l’uomo. D’altra parte, non vorrei tralasciare il fatto che in questo campo esiste molta fantascienza; ne parlerò altrove. Inoltre, nel suo libro “Prinzip Menschlichkeit” (Amburgo 2007) lo scienziato medico Joachim Bauer di Friburgo ha illustrato in modo impressionante i problemi del Darwinismo sociale; anche su questo non si dovrebbe tacere.

Il risultato del “Longterm-evolution experiment” di cui Lei parla a pagina 121 non è affatto di ampia portata. La tentata contrazione del tempo rimane, in ultima analisi, fittizia e le mutazioni raggiunte sono di modesta portata. Ma soprattutto l’uomo, come demiurgo, deve sempre di nuovo intervenire col suo apporto – ciò che nell’evoluzione vogliamo proprio escludere. Trovo, inoltre, molto importante che Lei, tuttavia, anche nella Sua “religione” riconosca tre “misteri”: la questione circa l’origine dell’universo, quella circa l’insorgere della vita e quella circa l’origine della coscienza degli esseri viventi più sviluppati. Ovviamente anche qui vede l’uomo come una delle specie di scimmie e con ciò mette sostanzialmente in dubbio la dignità dell’uomo; comunque il sorgere della coscienza rimane una questione aperta per Lei (pagina 182).

 

III.

 

Più volte, Ella mi fa notare che la teologia sarebbe fantascienza. A tale riguardo, mi meraviglio che Lei, tuttavia, ritenga il mio libro degno di una discussione così dettagliata. Mi permetta di proporre in merito a tale questione quattro punti:

1. È corretto affermare che “scienza” nel senso più stretto della parola lo è solo la matematica, mentre ho imparato da Lei che anche qui occorrerebbe distinguere ancora tra l’aritmetica e la geometria. In tutte le materie specifiche la scientificità ha ogni volta la propria forma, secondo la particolarità del suo oggetto. L’essenziale è che applichi un metodo verificabile, escluda l’arbitrio e garantisca la razionalità nelle rispettive diverse modalità.

2. Ella dovrebbe per lo meno riconoscere che, nell’ambito storico e in quello del pensiero filosofico, la teologia ha prodotto risultati durevoli.

3. Una funzione importante della teologia è quella di mantenere la religione legata alla ragione e la ragione alla religione. Ambedue le funzioni sono di essenziale importanza per l’umanità. Nel mio dialogo con Habermas ho mostrato che esistono patologie della religione e – non meno pericolose – patologie della ragione. Entrambe hanno bisogno l’una dell’altra, e tenerle continuamente connesse è un importante compito della teologia.

4. La fantascienza esiste, d’altronde, nell’ambito di molte scienze. Ciò che Lei espone sulle teorie circa l’inizio e la fine del mondo in Heisenberg, Schrödinger ecc., lo designerei come fantascienza nel senso buono: sono visioni ed anticipazioni, per giungere ad una vera conoscenza, ma sono, appunto, soltanto immaginazioni con cui cerchiamo di avvicinarci alla realtà. Esiste, del resto, la fantascienza in grande stile proprio anche all’interno della teoria dell’evoluzione. Il gene egoista di Richard Dawkins è un esempio classico di fantascienza. Il grande Jacques Monod ha scritto delle frasi che egli stesso avrà inserito nella sua opera sicuramente solo come fantascienza. Cito: “La comparsa dei Vertebrati tetrapodi … trae proprio origine dal fatto che un pesce primitivo ‘scelse’ di andare ad esplorare la terra, sulla quale era però incapace di spostarsi se non saltellando in modo maldestro e creando così, come conseguenza di una modificazione di comportamento, la pressione selettiva grazie alla quale si sarebbero sviluppati gli arti robusti dei tetrapodi. Tra i discendenti di questo audace esploratore, di questo Magellano dell’evoluzione, alcuni possono correre a una velocità superiore ai 70 km orari…” (citato secondo l’edizione italiana Il caso e la necessità, Milano 2001, pag. 117s).

 

IV.

 

In tutte le tematiche discusse finora si tratta di un dialogo serio, per il quale io – come ho già detto ripetutamente – sono grato. Le cose stanno diversamente nel capitolo sul sacerdote e sulla morale cattolica, e ancora diversamente nei capitoli su Gesù. Quanto a ciò che Lei dice dell’abuso morale di minorenni da parte di sacerdoti, posso – come Lei sa – prenderne atto solo con profonda costernazione. Mai ho cercato di mascherare queste cose. Che il potere del male penetri fino a tal punto nel mondo interiore della fede è per noi una sofferenza che, da una parte, dobbiamo sopportare, mentre, dall’altra, dobbiamo al tempo stesso, fare tutto il possibile affinché casi del genere non si ripetano. Non è neppure motivo di conforto sapere che, secondo le ricerche dei sociologi, la percentuale dei sacerdoti rei di questi crimini non è più alta di quella presente in altre categorie professionali assimilabili. In ogni caso, non si dovrebbe presentare ostentatamente questa deviazione come se si trattasse di un sudiciume specifico del cattolicesimo.

Se non è lecito tacere sul male nella Chiesa, non si deve, però, tacere neppure della grande scia luminosa di bontà e di purezza, che la fede cristiana ha tracciato lungo i secoli. Bisogna ricordare le figure grandi e pure che la fede ha prodotto – da Benedetto di Norcia e sua sorella Scolastica, a Francesco e Chiara d’Assisi, a Teresa d’Avila e Giovanni della Croce, ai grandi Santi della carità come Vincenzo de’ Paoli e Camillo de Lellis fino a Madre Teresa di Calcutta e alle grandi e nobili figure della Torino dell’Ottocento. È vero anche oggi che la fede spinge molte persone all’amore disinteressato, al servizio per gli altri, alla sincerità e alla giustizia. Anche Lei non può non sapere quante forme di aiuto disinteressato ai sofferenti si realizzino attraverso il servizio della Chiesa e dei suoi fedeli. Se si togliesse tutto ciò che viene fatto per questi motivi, si verificherebbe un crollo sociale ad ampio raggio. Infine, non si deve neppure tacere della bellezza artistica che la fede ha donato al mondo: da nessuna parte lo si vede meglio che in Italia. Pensi anche alla musica ispirata dalla fede, a cominciare dal canto gregoriano fino a Palestrina, Bach, Mozart, Haydn, Beethoven, Bruckner, Brahms ecc.

 

V.

 

Ciò che Lei dice sulla figura di Gesù non è degno del Suo rango scientifico. Se Lei pone la questione come se di Gesù, in fondo, non si sapesse niente e di Lui, come figura storica, nulla fosse accertabile, allora posso soltanto invitarLa in modo deciso a rendersi un po’ più competente da un punto di vista storico. Le raccomando per questo soprattutto i quattro volumi che Martin Hengel (esegeta della Facoltà teologica protestante di Tübingen) ha pubblicato insieme con Maria Schwemer: è un esempio eccellente di precisione storica e di amplissima informazione storica. Di fronte a questo, ciò che Lei dice su Gesù è un parlare avventato che non dovrebbe ripetere.

Che nell’esegesi siano state scritte anche molte cose di scarsa serietà è, purtroppo, un fatto incontestabile. Il seminario americano su Gesù che Lei cita alle pagine 105s conferma soltanto un’altra volta ciò che Albert Schweitzer aveva notato riguardo alla “Leben-Jesu-Forschung” (Ricerca sulla vita di Gesù) e cioè che il cosiddetto “Gesù storico” è per lo più lo specchio delle idee degli autori. Tali forme mal riuscite di lavoro storico, però, non compromettono affatto l’importanza della ricerca storica seria, che ci ha portato a conoscenze vere e sicure circa l’annuncio e la figura di Gesù.

A pagina 104 Lei si spinge fino al punto di porre la domanda se Gesù non sia stato magari uno dei tanti ciarlatani che, con magie e trucchi, hanno sedotto il popolo sprovveduto. E anche se questo è espresso soltanto nella forma di una domanda e, grazie a Dio, non appare come tesi, il rispetto di fronte a ciò che per altri è una realtà sacra dovrebbe trattenerLa da ingiurie del genere (cfr. anche l’espressione “sciocca ciarlataneria” a pagina 104).

Inoltre devo respingere con forza la Sua affermazione (pag. 126) secondo cui avrei presentato l’esegesi storico-critica come uno strumento dell’anticristo. Trattando il racconto delle tentazioni di Gesù, ho soltanto ripreso la tesi di Soloviev, secondo cui l’esegesi storico-critica può essere usata anche dall’anticristo – il che è un fatto incontestabile. Al tempo stesso, però, sempre – e in particolare nella premessa al primo volume del mio libro su Gesù di Nazaret – ho chiarito in modo evidente che l’esegesi storico-critica è necessaria per una fede che non propone miti con immagini storiche, ma reclama una storicità vera e perciò deve presentare la realtà storica delle sue affermazioni anche in modo scientifico. Per questo non è neppure corretto che Lei dica che io mi sarei interessato solo della metastoria: tutt’al contrario, tutti i miei sforzi hanno l’obiettivo di mostrare che il Gesù descritto nei Vangeli è anche il reale Gesù storico; che si tratta di storia realmente avvenuta.

A questo punto vorrei far notare anche che la Sua esposizione del “crede ut intellegas” non concorda con la modalità agostiniana del pensare, che mi orienta: per Agostino il “crede ut intellegas” e l’“intellege ut credas”, in un loro modo specifico, vanno inscindibilmente insieme. Al riguardo, vorrei rinviare all’articolo “crede ut intellegas” di Eugene TeSelle nel “Augustinus-Lexikon” (ed. C. Mayer), vol. 2, Basel 1996-2002, coll. 116-119.

Mi permetto poi di osservare che, in materia di scientificità della teologia e delle sue fonti, Lei dovrebbe muoversi più cautamente con le affermazioni storiche. Menziono un solo esempio. A pagina 109 Lei ci dice che alla storia della trasformazione dell’acqua del Nilo in sangue (Es 7, 17s) corrisponderebbe nel Vangelo di Giovanni la trasformazione dell’acqua in vino durante le Nozze di Cana. Questo, naturalmente, è un nonsenso. La trasformazione dell’acqua del Nilo in sangue è un flagello che, per qualche tempo, sottrasse agli uomini l’elemento vitale dell’acqua per ammorbidire il cuore del faraone. La trasformazione dell’acqua in vino a Cana, invece, è il dono della gioia nuziale che Dio offre in abbondanza agli uomini – è un accenno alla trasformazione dell’acqua della Torah nel vino squisito del Vangelo. Nel Vangelo di Giovanni esiste, sì, la tipologia di Mosè, ma non in questo brano.

 

VI.

 

Con il 19o capitolo del Suo libro torniamo agli aspetti positivi del Suo dialogo con il mio pensiero. Prima, però, mi permetto di correggere ancora un piccolo errore da parte Sua. Nel mio libro non mi sono basato sul “Symbolum Nicaeno-Constantinopolitanum”, il cui testo Lei, meritevolmente, comunica al lettore, ma sul cosiddetto “Symbolum Apostolicum”. Esso si fonda nel suo nucleo sulla professione di fede della città di Roma che poi, a partire dal III secolo, si è diffusa sempre di più in Occidente, con diverse piccole varianti. A partire dal IV secolo venne considerato come redatto dagli Apostoli stessi. Nell’Oriente, però, è rimasto sconosciuto.

 

Ma ora andiamo al Suo 19o capitolo: anche se la Sua interpretazione di Gv 1,1 è molto lontana da ciò che l’evangelista intendeva dire, esiste tuttavia una convergenza che è importante. Se Lei, però, vuole sostituire Dio con “La Natura”, resta la domanda, chi o che cosa sia questa natura. In nessun luogo Lei la definisce e appare quindi come una divinità irrazionale che non spiega nulla. Vorrei, però, soprattutto far ancora notare che nella Sua religione della matematica tre temi fondamentali dell’esistenza umana restano non considerati: la libertà, l’amore e il male. Mi meraviglio che Lei con un solo cenno liquidi la libertà che pur è stata ed è il valore portante dell’epoca moderna. L’amore, nel Suo libro, non compare e anche sul male non c’è alcuna informazione. Qualunque cosa la neurobiologia dica o non dica sulla libertà, nel dramma reale della nostra storia essa è presente come realtà determinante e deve essere presa in considerazione. Ma la Sua religione matematica non conosce alcuna risposta alla questione della libertà, ignora l’amore e non ci dà alcuna informazione sul male. Una religione che tralascia queste domande fondamentali resta vuota.

 

Ill.mo Signor Professore, la mia critica al Suo libro in parte è dura. Ma del dialogo fa parte la franchezza; solo così può crescere la conoscenza. Lei è stato molto franco e così accetterà che anch’io lo sia. In ogni caso, però, valuto molto positivamente il fatto che Lei, attraverso il Suo confrontarsi con la mia “Introduzione al cristianesimo”, abbia cercato un dialogo così aperto con la fede della Chiesa cattolica e che, nonostante tutti i contrasti, nell’ambito centrale, non manchino del tutto le convergenze.

 

Con cordiali saluti e ogni buon auspicio per il Suo lavoro

 

* Testo integrale pubblicato con l'autorizzazione dell'autore. L'originale tedesco nella sua forma integrale è stato reso il 18 ottobre 2013 da Kath.net (http://www.kath.net/news/<wbr></wbr>43292)




Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
OFFLINE
Post: 826
Sesso: Femminile
15/12/2013 21:41


   SVELATO IL "MISTERO" DELLA.....

provenienza della croce pettorale di Benedetto XVI Emeritus  

P.S. qualcuno ha fatto notare che la croce pettorale era il dono che Benedetto XVI faceva ai Vescovi in visita ad Limina! Vero! Ma infatti la notizia sta nel fatto che quella che porta Benedetto XVI gli è stata donata a sua volta dopo la Messa di ringraziamento per il suo Pontificato   






[Modificato da Caterina63 15/12/2013 22:35]
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
OFFLINE
Post: 826
Sesso: Femminile
16/12/2013 17:49

  dalla Spagna un monumento per ricordare Benedetto XVI    









   





Nel Febbraio 2013, così dice la notizia che accompagna questa foto, più di 100 studenti dell'Università di Dallas, vestiti in toghe multicolori, hanno fatto una pausa dalla "Olimpiadi Geek" attività semestrale, per inviare un messaggio, anche se con mezzi non convenzionali, a Papa Benedetto XVI dopo la triste notizia della sua rinuncia.
Il pontefice uscente ha volato nel raggio di 300 metri della 12 acri e così l'Università di Dallas - dice Eugene Constantin - ha fatto il suo modo di salutare Benedetto XVI accompagnandolo spiritualmente a Castel Gandolfo, la cittadina collinare dove Benedetto inizierà la sua vita da papa emerito.

Il campus dell'Università di Dallas funge da centro operativo riconosciuto a livello nazionale del programma di Roma dell'università, che prevede la possibilità per questi studenti universitari di studiare anche nella Città Eterna....
:-)



   






[Modificato da Caterina63 18/12/2013 15:25]
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
OFFLINE
Post: 826
Sesso: Femminile
04/01/2014 10:06


Il Papa emerito è uscito dal Vaticano per recarsi in forma privata al capezzale di monsignor Georg Ratzinger

Giacomo Galeazzi - 
Città del Vaticano 4.1.2014

È stata una visita molto discreta: ieri mattina Benedetto XVI si è recato al Policlinico Gemelli di Roma dove si trova ricoverato per accertamenti il fratello maggiore, monsignor Georg Ratzinger. Il Papa emerito è stato accolto dal rettore della Cattolica Franco Anelli, e dai medici che hanno in cura il fratello.

Ratzinger aveva lasciato una prima volta il monastero dentro le mura vaticane dove vive ritirato lo scorso agosto, diretto a Castel Gandolfo per assistere a un concerto. Ma in quel caso si era trattato quasi di un ritorno a casa, nella residenza estiva dei Papi dove aveva trascorso i primi due mesi dopo la rinuncia al pontificato.

Il motivo di questa seconda uscita è stata una visita dal carattere privatissimo e personale. Il Papa emerito, giunto a bordo di un'auto dai vetri oscurati, è rimasto per tutto il tempo al capezzale del fratello, che compirà 90 anni il prossimo 15 gennaio. Per molti anni direttore del coro dei «Domspatzen» di Ratisbona, Georg Ratzinger stava trascorrendo alcuni giorni in Vaticano durante le feste al momento del ricovero.

Da Pontefice regnante, Ratzinger si è recato più volte al Gemelli. La prima, il 5 agosto 2005, in occasione di un'altro ricovero del fratello, al quale era stato impiantato un pace-maker. Anche allora si era trattato di una visita privata, ma in quel caso si era trattenuto con i malati che l'avevano atteso nell'ingresso secondario dell'ospedale. Benedetto XVI vi aveva fatto ritorno per un incontro con i bambini ammalati e in un'altra occasione aveva fatto visita al cardinale Roger Etchegaray, rimasto infortunato durante la notte di Natale 2009, quando il Papa venne assalito da una giovane squilibrata.




   


Gänswein: la riforma di Papa Francesco è l’eredità di Benedetto
3 gennaio 2014
Le opinioni
di Angela Ambrogetti

“Papa Francesco non vuole riformare la fede ma i fedeli”.  A dirlo in una lunga intervista a tutto campo trasmessa dalla Bayerisches Fernsehen, la televisione bavarese, è Georg Gänswein. Il Prefetto della Casa Pontificia e segretario del Papa emerito, nelle ultime settimane è stato molto presente nei media tedeschi. Un modo per chiarire direttamente in patria molti degli equivoci che nascono soprattutto nella stampa italiana e americana a proposito del pontificato di Papa Francesco. 

L’Arcivescovo che ha un ruolo del tutto inedito in Vaticano ed è il “ponte” tra due pontificati, nella intervista alla tv bavarese, trasmessa il primo gennaio,

ha messo in luce come vede la necessità di riforma della Chiesa: “C’è la bella espressione Ecclesia semper reformanda est, che significa che la Chiesa si deve sempre riformare. Non è una cosa che si è capita solo ieri, ma è l’esperienza che accompagna la Chiesa da quando esiste, e che viene anche messa in pratica. Anche un albero sano può avere rami morti che bisogna tagliare, questo è normale. Non è un’esperienza che è stata fatta ora con Papa Francesco, ma che anche Papi precedenti hanno fatto. Papa Francesco ha detto che su alcuni punti vuole un nuovo inizio o nuovi sviluppi. Siamo in attesa di vedere su quali punti si interverrà e come. Ma non vedo nessuna rivoluzione, e non è una risposta al fatto che prima non era stato realizzato nulla di ciò che era stato deciso dal Concilio Vaticano II. Neanche con la migliore volontà posso pensare che la Chiesa si trovi in una situazione così catastrofica che è ora di rimetterla in piedi.”

Gänswein ha tenuto a spiegare che il messaggio di Papa Francesco è in perfetta continuità con quanto detto dai suoi predecessori: “Papa Francesco sottolinea spesso che dobbiamo uscire da noi stessi. La Chiesa non vive solo per se stessa. E’ un messaggio che anche Papa Benedetto ha sempre pronunciato. E’ chiaro che la Chiesa esiste per gli essere umani e per la fede. Papa Francesco non vuole riformare la fede, ma i fedeli. E’ una distinzione importante. La sostanza della fede è quella, con lui, con i suoi predecessori, e anche dopo di lui. Ma si tratta dell’importanza che i fedeli vivano veramente la fede, e ci sono diverse forme per viverla e che bisogna sostenere. Là dove ci sono forme sbagliate, bisogna aiutare a correggerle.”

Nelle edicole tedesche nel mese di dicembre  2013 è uscita anche un’altra importante intervista che il Prefetto della Casa Pontificia ha rilasciato alla rivista politico -culturale Cicero. La rivista tedesca proporrà nel prossimo numero una intervista al cardinale Marx su Papa Francesco.

Georg Gänswein nella intervista, rilasciata ad Alexander Kissler giornalista e scrittore, parla anche della vicenda del vescovo di Limburg e di alcuni dei temi caldi in Germania.

L’Arcivescovo ha chiarito alcuni passaggi della Evangelii gaudium a proposito della “conversione del papato” e della presenza femminile nella Chiesa. “ La forza di Papa Francesco- dice Gänswein- insieme alla sua gestualità è sicuramente la sua lingua immaginifica. Ma un’immagine pregnante non può contenere tutta la realtà. Quando si parla di rafforzare la presenza femminile molti pensano alla questione del sacerdozio. Ma non conosco nessun pronunciamento di Papa Francesco che faccia pensare che egli desideri cambiamenti in questo senso, come prima anche Papa Benedetto.” Ancora Gänswein  parla dei tre concetti che dominano la predicazione di Papa Francesco: misericordia, povertà e il Diavolo. “Ci vedo una formazione di spiritualità ignaziana classica. Papa Francesco è gesuita in tutto. Egli opera come figlio fedele di Sant’Ignazio di Loyola.”

Una cosa è chiara per l’ Arcivescovo tedesco: l’appello alla demondanizzazione della Chiesa è stato il testamento spirituale di Benedetto, come si vede nel grande discorso di Friburgo del 2011.

“Ognuno- dice Gänswein- ha cercato di interpretarlo secondo i propri interessi.

Io invito cordialmente a rileggere attentamente il discorso di Benedetto a Friburgo. Bisogna riconoscere semplicemente che Francesco realizza ciò che Benedetto ha chiesto.” E quindi per il Prefetto “la Chiesa povera non va fraintesa. La povertà qui non significa miseria. La Chiesa deve avere spazio per il bello, il grande, il

nobile, perché indicano Dio. Papa Francesco ha un concetto spirituale, non sociologico, della povertà, che viene dalla povertà di Cristo. Ed è anche stato profondamente segnato dalle sue esperienze come arcivescovo di Buenos Aires durante la difficile crisi economica argentina.”

Inevitabile la domanda sulle scelte di Papa Francesco che potranno condizionare i successori, come quella di vivere a Santa Marta. “Papa Francesco- risponde don Georg-  non si è trasferito nell’appartamento papale perché gli sembrava troppo grande e distante. E’ stata una sua decisione personale. Su questo non ho nessun commento. L’appartamento papale è più modesto delle abitazioni di molti parroci o vescovi in Germania. Ma credo che in qualche modo questa decisione condizionerà il futuro.”

Non poteva mancare una valutazione del pontificato di Benedetto XVI: “Ad un’età avanzata, Benedetto ha ricevuto il compito più difficile del mondo e una eredità non facile. Ha dedicato tutte sue forze, le sue capacità, le sue esperienze, tutta la sua persona al ministero petrino. Se si pensa ai molti viaggi all’estero, gli innumerevoli incontri, la sua eredità spirituale, l’opera “Gesù di Nazaret”, bisogna riconoscere che Benedetto si è speso fino all’ultimo. Sono stati otto anni non facili per Papa Benedetto e otto anni buoni per la Chiesa e per i fedeli.”

 



   

 

[Modificato da Caterina63 04/01/2014 10:15]
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
OFFLINE
Post: 826
Sesso: Femminile
11/01/2014 21:25

  arrivano buone notizie: al Vaticano sanno che numerose persone chiedono per Benedetto XVI il riconoscimento del più grande Dottore della Chiesa del nostro tempo.....


COMUNICADO DE LA SECRETARIA DE ESTADO DEL VATICANO:

BENEDICTO XVI: DOCTOR DE LA IGLESIA YA

Queremos dar las gracias a tod@s los que apoyan la iniciativa y en especial a la Secretaría de Estado del Vaticano que nos ha contestado de manera alentadora. JUNTOS PODEMOS!!!

¿POR QUÉ DOCTOR DE LA IGLESIA? Dejad vuestros comentarios:
http://ratzingerganswein.wordpress.com/b-xvi-doctor-de-la-iglesia-ya/
PARA SUSCRIBIRSE:
http://ratzingerganswein.wordpress.com/2013/10/11/benedicto-xiv-doctor-de-la-iglesia-ya/

https://www.facebook.com/photo.php?fbid=674343629257155&l=6e98be77e3

"Vaticano, 13 de Diciembre de 2013
La Secretaria de Estado presenta atentos saludos y se complace en acusar recibo de la carta enviada, en la que se informa de una iniciativa en el campo de la comunicación social.
La misma Secretaría de Estado agradece dicho escrito, con los mejores deseos de que la iniciativa mencionada produzca buenos frutos de paz y amor a la verdad entre sus destinatarios"

"Vaticano, 13 dicembre 2013
La Segretaria di Stato saluta cordialmente ed è lieta di aver ricevuto la lettera inviata, in cui si informa riguardo un'iniziativa nel campo della comunicazione sociale.
La stessa Segretaria di Stato ringrazia per il testo, con i migliori auguri per l'iniziativa sopracitata che possa produrre buoni frutti di pace e di amore per la verità tra i suoi destinatari".

"Vatikan, 13. Dezember 2013
Das Sekretariat des Staates sendet freundliche Grüsse und bestätigt den Erhalt des gesendeten Briefes, in welchem über eine Initiative im Bereich der sozialen Verständigung informiert wird.
Das selbe Sekretariat des Staates bedankt sich für dieses Schreiben mit den besten Wünschen damit die erwähnte Initiative erfolgreich Frieden und Liebe an der Wahrheit bei den Empfängern produziere"

"Vatican, December 13, 2013
The Secretary of State announce greetings and is pleased to acknowledge the received of the letter sent, in which stated of an initiative in the social communication field.
The same Secretary of State is very thankful with such as written statement and hope that the outcome of such as initiative delivered to theirs destinataries love and peace in a truthful manner."

"Vaticano, 13 de dezembro, 2013
A Secretária de Estado apresenta elogios e tem o prazer de reconhecer a letra aumento no relato de uma iniciativa no campo da comunicação social.
Da mesma secretária de Estado reconhece que carta com os melhores desejos para a iniciativa mencionada produzir bons frutos de paz e amor de verdade entre os seus destinatários" 

"Vatican, le 13 Décembre, 2013
Le Secrétaire d'État présente compliments et est heureux de reconnaître la lettre de relance dans la déclaration d'une initiative dans le domaine de la communication sociale.
Le même secrétaire d'État apprécie cette lettre avec les meilleurs voeux pour l'initiative précitée produisent de bons fruits de la paix et de l'amour de la vérité parmi les bénéficiaires "



   




Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
OFFLINE
Post: 826
Sesso: Femminile
22/02/2014 12:54


 Benedetto XVI ospite d'onore al primo Concistoro di Papa Francesco



http://d1.yimg.com/sr/img/1/3da29fd2-6523-3b08-b054-b824754eefd7

http://d3.yimg.com/sr/img/1/2b8a83af-5fb5-3d9a-94ed-1471a90d5511

http://d2.yimg.com/sr/img/1/f2d132c2-9346-3b44-acdf-c7d61f14049e

http://d1.yimg.com/sr/img/1/1273f4d6-4c7a-379b-a346-94493f61e741

http://d2.yimg.com/sr/img/1/12876643-d173-3225-8cac-70df956d0777

http://d3.yimg.com/sr/img/1/64040600-3a47-3578-9b66-b620c8fbe3ec

http://d1.yimg.com/sr/img/1/2ce802ce-b9fe-3a3d-ad01-7d18a7423ed7


http://d3.yimg.com/sr/img/1/7a906da0-56cb-3025-a5fe-8448f07cac30

http://d3.yimg.com/sr/img/1/94a7f8a6-84e4-32f1-a136-4bcd31dd79fe

http://d2.yimg.com/sr/img/1/94cd4a95-a533-363d-85e3-ee6d4630f62f

http://d4.yimg.com/sr/img/1/8f2c97ad-c529-306b-a7dc-e38a09b4e73a

http://d3.yimg.com/sr/img/1/227a9a1f-efec-34f2-8545-29b984c3045a

http://d2.yimg.com/sr/img/1/e70fd7dd-8e05-3582-a6e8-06816ac61ac3



http://d3.yimg.com/sr/img/1/174ba0e4-5c72-370e-a4e7-3200c2a25f3b

http://d1.yimg.com/sr/img/1/5f0b61a9-82ec-3be0-9359-93a2935a786e

http://d4.yimg.com/sr/img/1/42b9ca80-6b70-327f-9d89-87657f33cbcb

http://d1.yimg.com/sr/img/1/ee8a4bbf-e1d7-3255-9901-2c083aac57a4

http://d2.yimg.com/sr/img/1/05341e39-248e-3bb9-b7ab-70ddd1e9dc3a

http://d4.yimg.com/sr/img/1/d430d8ad-a58d-3139-b82a-289db244d2a7

http://d2.yimg.com/sr/img/1/1f4b8625-9e95-3dc7-8c04-06dd0ef19822



http://d1.yimg.com/sr/img/1/9869e1a0-d3af-3ccf-8ad7-d0f4c486d917

 

http://d4.yimg.com/sr/img/1/ccab178e-a187-3bf8-b41a-aef4c44e9415

http://d4.yimg.com/sr/img/1/94e9bfa1-1044-306e-8c21-23d44a27ebcb

http://d2.yimg.com/sr/img/1/d6f833db-8356-309b-a0c9-8b61b6c4875b


http://d1.yimg.com/sr/img/1/cd6f3d35-71b0-30f6-9337-81e5389d7313
http://d3.yimg.com/sr/img/1/75855f0b-fc7b-3e56-9e72-7cf9caea2d6a

http://d2.yimg.com/sr/img/1/43bdb5a5-75a1-3e5a-9ea3-c6af792f7f48

http://d3.yimg.com/sr/img/1/26ac4393-8eb0-34f2-9c0e-3e9802804b45





Con il suo amico cardinale, ora, Muller suo successore alla
Congregazione per la Dottrina della Fede

http://d1.yimg.com/sr/img/1/63488ccc-ace7-3d01-a051-19b7e37ba6ed

http://d1.yimg.com/sr/img/1/70831b14-df0c-309f-aa4e-17033c60b025

http://d3.yimg.com/sr/img/1/c364651c-fdba-3c53-abf7-3fdb6e4f4c48

http://d3.yimg.com/sr/img/1/f7e45424-2cad-3e70-b90c-a76ef092f7a6



   

http://d2.yimg.com/sr/img/1/532db29d-9097-3d19-b6d9-f2c233d7429d

http://d4.yimg.com/sr/img/1/d0b70f41-43a2-3535-9eb5-f3a3e373cf36
http://d2.yimg.com/sr/img/1/8b2e5172-180e-35b6-99ac-657069f4dbda
 
http://d3.yimg.com/sr/img/1/82055e4c-0ce7-31a9-ad15-9d81d775d868


http://d1.yimg.com/sr/img/1/26a28ab5-91f1-381b-8a1d-38f2a22b36f8

http://d1.yimg.com/sr/img/1/34abee19-90cb-3c92-a332-c2eccf07a693


e qui con il neo cardinale Parolin Segretario di Stato

http://d2.yimg.com/sr/img/1/ed446eca-fd28-3550-8a40-611ff8526071

 
   

 

[Modificato da Caterina63 22/02/2014 16:39]
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
OFFLINE
Post: 826
Sesso: Femminile
24/02/2014 09:55


 FANTASTICA RIFLESSIONE DI SOCCI SULLA PRESENZA DEI "DUE PAPI" 
ecco un passo imponente ed umile al tempo stesso:

Veniamo ora alle immagini viste ieri in San Pietro. Un vaticanista, ha scritto, in rete, che “Benedetto XVI, vestito di bianco, con il soprabito, era seduto in prima fila, come primo tra i cardinali”.

Solo che egli non è affatto un cardinale e neanche “il primo fra i cardinali”. Quello che è lo ha detto il Segretario di Stato Parolin, dopo aver salutato papa Francesco: “Salutiamo, con uguale affetto e venerazione, il Papa emerito, Sua Santità Benedetto XVI, lieti per la sua presenza in mezzo a noi…”.

Del resto lo stesso Francesco, l’11 febbraio scorso, lo ha chiamato “Sua Santità Benedetto XVI”. Molti sembra che non si accorgano dell’eccezionalità di questa situazione, della sua unicità, in tutta la storia della Chiesa. Evidentemente è dovuta ai tempi che la Chiesa si trova a vivere.

Ieri è stato lo stesso Francesco a renderla evidente al mondo intero. Vedendo quelle immagini infatti tornavano in mente (con tutte le domande del caso) le parole di Benedetto XVI, pronunciate il 27 febbraio 2013, quelle parole che sembra siano state rimosse da molti: “Il ‘sempre’ è anche un ‘per sempre’ - non c’è più un ritornare nel privato. La mia decisione di rinunciare all’esercizio attivo del ministero, non revoca questo”.

Ieri era evidente che “l’esercizio attivo del ministero” petrino è svolto da papa Francesco, ma pure che quel ministero, per quanto riguarda Benedetto XVI, non è “revocato” ed è “per sempre”.

Cosa significhi dal punto di vista ecclesiale non so dirlo. Ma il dovere dei giornalisti è quello di descrivere la realtà dei fatti così come sono, e, nel caso, di fare domande e chiedere spiegazioni e cercare di capire.

Ecco il testo integrale di Socci   

DUE PAPI IN SAN PIETRO. I PERCHE’ DI UN EVENTO MAI VISTO IN DUEMILA ANNI

23 FEBBRAIO 2014 / IN NEWS

Nella storia bimillenaria della Chiesa nessuno prima di ieri aveva mai visto in San Pietro due papi insieme e che si abbracciano come fratelli. E’ accaduto al Concistoro dove Francesco ha invitato a partecipare il papa emerito Benedetto XVI.

Francesco ha deviato la solenne processione d’ingresso per andare a salutarlo (poi, uscendo dalla basilica, ha deviato di nuovo per tornare da lui e scambiare alcune parole).

E’ la terza volta che i media immortalano il loro abbraccio. Nel marzo scorso a Castelgandolfo, poi nei giardini vaticani per la benedizione di una statua di San Michele Arcangelo.

Altre volte si sono incontrati e si incontrano privatamente a colazione, lontano dai giornalisti.

Ma quello di ieri è un caso particolare perché era una cerimonia pubblica solenne nella Basilica di San Pietro. Era un avvenimento ecclesiale molto importante, perché si trattava della creazione di 19 nuovi cardinali.

Per questo la partecipazione di papa Ratzinger ha avuto un rilievo particolare: è stata la prima volta, dal giorno del suo ritiro, che ha partecipato a una cerimonia pubblica. Doppiamente significativa questa sua presenza perché ieri, per la Chiesa, era la festa della Cattedra di San Pietro, quindi la festa del Papato.

 

IL MISTERO DELLA RINUNCIA

 

Prima di chiedersi cosa può significare questo “Concistoro dei due papi” (come è stato subito definito), bisogna constatare che Benedetto XVI è apparso in una buona forma fisica.

Sul suo vigore intellettuale non ci sono dubbi e chi ne avesse avuti li ha visti dissolvere, a settembre scorso, leggendo la formidabile risposta che Ratzinger ha fatto a un libro di Piergiorgio Odifreddi.

Una risposta pubblica in cui – pur con la sua consueta cortesia – gli ha impartito una vera e propria lezione. Scorrendo quelle pagine si può constatare che Ratzinger non è solo l’intelligenza più lucida (e ortodossa) della Chiesa, ma anche una delle menti più illuminate della nostra epoca.

Però la constatazione della sua buona forma fisica e della sua perfetta lucidità intellettuale, ripropone mille domande sui motivi della sua “rinuncia”.

Tutti i papi infatti, nel corso dei secoli, hanno vissuto i loro ultimi anni di pontificato disponendo di forze molto ridotte per l’avanzata età (basti ricordare il grande Giovanni Paolo II che ha fatto dell’ultimo suo periodo di ministero una testimonianza dalla croce).

E’ obiettivamente inspiegabile dunque il “ritiro” di un papa come Benedetto XVI che è tuttora in salute e perfettamente efficiente. Considerata la guerra spietata che gli è stata fatta, anche dentro alla Curia e alla Chiesa, fin dalla sua elezione, nel 2005, è del tutto legittimo sospettare che vi siano state pressioni indebite per indurlo al “ritiro”. O comunque che siano state create le condizioni per spingerlo a quel passo.

 

PAPA PER SEMPRE

 

Veniamo ora alle immagini viste ieri in San Pietro. Un vaticanista, ha scritto, in rete, che “Benedetto XVI, vestito di bianco, con il soprabito, era seduto in prima fila, come primo tra i cardinali”.

Solo che egli non è affatto un cardinale e neanche “il primo fra i cardinali”. Quello che è lo ha detto il Segretario di Stato Parolin, dopo aver salutato papa Francesco: “Salutiamo, con uguale affetto e venerazione, il Papa emerito, Sua Santità Benedetto XVI, lieti per la sua presenza in mezzo a noi…”.

Del resto lo stesso Francesco, l’11 febbraio scorso, lo ha chiamato “Sua Santità Benedetto XVI”. Molti sembra che non si accorgano dell’eccezionalità di questa situazione, della sua unicità, in tutta la storia della Chiesa. Evidentemente è dovuta ai tempi che la Chiesa si trova a vivere.

Ieri è stato lo stesso Francesco a renderla evidente al mondo intero. Vedendo quelle immagini infatti tornavano in mente (con tutte le domande del caso) le parole di Benedetto XVI, pronunciate il 27 febbraio 2013, quelle parole che sembra siano state rimosse da molti: “Il ‘sempre’ è anche un ‘per sempre’ - non c’è più un ritornare nel privato. La mia decisione di rinunciare all’esercizio attivo del ministero, non revoca questo”.

Ieri era evidente che “l’esercizio attivo del ministero” petrino è svolto da papa Francesco, ma pure che quel ministero, per quanto riguarda Benedetto XVI, non è “revocato” ed è “per sempre”.

Cosa significhi dal punto di vista ecclesiale non so dirlo. Ma il dovere dei giornalisti è quello di descrivere la realtà dei fatti così come sono, e, nel caso, di fare domande e chiedere spiegazioni e cercare di capire.

 

PERCHE’ E’ TORNATO

 

Eccoci dunque alla domanda sul significato della scelta di papa Francesco. Perché ha voluto Benedetto ieri in San Pietro al solenne Concistoro?

Forse è stato un gesto di cortesia. E’ la risposta più immediata. Ma forse anche la più banale e, a ben vedere, del tutto insoddisfacente.

Perché questo evento accade dopo un anno dal loro avvicendamento, un anno durante il quale ce ne sono state molte altre di cerimonie a cui Benedetto XVI avrebbe potuto partecipare. A cominciare dalla messa d’insediamento di Francesco.

Se dopo un anno si verifica un fatto del genere, che interrompe – per comune volontà di Bergoglio e di Ratzinger – l’“assenza” di Benedetto XVI dal mondo (che era stata annunciata come totale e definitiva), il motivo probabilmente è diverso. Più profondo e importante.

Nessuno è nella mente dei due papi, quindi è inutile fare illazioni. C’è però una coincidenza che fa riflettere. Proprio l’altroieri il Concistoro era stato aperto dalla relazione del cardinale Kasper sui temi caldissimi del prossimo Sinodo (relativi alle questioni della famiglia e dell’accesso ai sacramenti).

Kasper rappresenta le fazioni progressiste-moderniste della Chiesa, quelle che vogliono andare verso un sostanziale annacquamento della dottrina, ovvero – a mio avviso – verso l’autodemolizione della Chiesa, resa subalterna alle ideologie mondane.

Ratzinger – prima da cardinale, braccio destro di Giovanni Paolo II – e poi da Papa, è sempre stato considerato da queste fazioni come il grande avversario.

Egli ha rappresentato e rappresenta infatti non solo l’ortodossia, la fedeltà alla tradizione della Chiesa, ma anche una straordinaria intelligenza cattolica, capace di dialogare col mondo senza sottomettersi ad esso e – anzi – affascinando e attraendo le migliori intelligenze laiche.

 

CHIESA SOTTO ATTACCO

 

Nelle scorse settimane si sono fatte sentire molto le fazioni ecclesiastiche che vorrebbero fare del Sinodo una sorta di Vaticano III.

Del resto dall’esterno sono arrivate pressioni gravissime per un “rovesciamento” della dottrina cattolica: basti ricordare il recente fazioso attacco dell’Onu alla Chiesa.

Ma la presenza ieri in San Pietro, al Concistoro, di “Sua Santità Benedetto XVI”, chiesta da Francesco, è uno di quei fatti che parlano da soli.

Che fanno fare memoria della retta via e della retta dottrina. Dal momento che il dovere principale del Papa è proprio la custodia del “depositum fidei”.

Del resto la stessa omelia di Francesco, ieri, è stata – per così dire – di sapore ratzingeriano. Il Papa ha detto infatti ai nuovi cardinali: “La Chiesa ha bisogno del vostro coraggio, per annunciare il Vangelo in ogni occasione opportuna e non opportuna, e per dare testimonianza alla verità”.

Ha aggiunto che “la strada che Gesù sceglie è la via della croce… Diversamente dai discepoli di allora”, ha osservato il Papa “noi sappiamo che Gesù ha vinto, e non dovremmo avere paura della croce, anzi, nella croce abbiamo la nostra speranza. Eppure, siamo anche noi pur sempre umani, peccatori, e siamo esposti alla tentazione di pensare alla maniera degli uomini e non di Dio”.

Questo modo mondano di pensare produce poi “le rivalità, le invidie, le fazioni”. Il Papa ha chiesto dunque ai cardinali di respingere la mentalità del mondo.

Infine ha ricordato ai pastori che il gregge di Cristo è perseguitato in molte parti del pianeta, invitando a “lottare contro ogni discriminazione”, a pregare per questi fedeli e a confortarli nella prova in tutti i modi. Francesco ha parlato come Benedetto.

 

Antonio Socci

 

Da “Libero”, 23 febbraio 2014

Facebook: “Antonio Socci pagina ufficiale”


E ancora...........



FRANCESCO CHIAMA BENEDETTO ACCANTO A SE’. LE TEMPESTE SI AVVICINANO

6 MARZO 2014 / IN NEWS

Nell’intervista a papa Bergoglio, pubblicata ieri da Ferruccio De Bortoli sul “Corriere della sera”, ci sono notizie sorprendenti su quello che sta accadendo nella Chiesa e sul bivio davanti al quale si trova questo pontificato. Che si annuncia drammatico.

 

I DUE PAPI

Anzitutto constatiamo che addirittura papa Francesco scende in campo sulla questione relativa a Benedetto XVI e al suo “papato emerito” e questo fatto, da solo, zittisce i tanti pierini clericali i quali sostenevano, nelle scorse settimane, che i nostri articoli ponevano una questione inesistente e perfino dannosa.

Dalle parole di Francesco scopriamo la durezza della battaglia che viene combattuta, su Benedetto XVI, oltretevere (“qualcuno avrebbe voluto che si ritirasse in una abbazia benedettina lontano dal Vaticano”).

E c’è poi una notizia: Benedetto e Francesco hanno deciso che il papa emerito non sia più “nascosto al mondo” come aveva annunciato inizialmente: “ne abbiamo parlato e abbiamo deciso insieme che sarebbe stato meglio che vedesse gente, uscisse e partecipasse alla vita della Chiesa”.

Notizia di grande portata. Coloro che hanno voluto per anni affondare il papato di Benedetto (cominciando dai cardinali spergiuri del 2005) e che hanno cantato vittoria quando Benedetto ha rinunciato, adesso si ritrovano Ratzinger che è rimasto “papa emerito” e che – per volontà di Francesco – addirittura esce dalla clausura e parteciperà alla vita della Chiesa, perché – dice Francesco – “la sua saggezza è un dono di Dio”.

Cosa questo significherà ancora non si sa, ma si può pensare che il desiderio di Bergoglio di avere accanto Ratzinger preannunci l’arrivo di tempi molto drammatici.

 

IL FUTURO CHIARIRA’

Francesco, forse per far digerire la pillola ai tanti nemici di papa Benedetto, ha cercato di motivare questa decisione ricorrendo a una consuetudine già introdotta dopo il Vaticano II, ovvero “l’istituzione” del vescovo emerito. Così da mettere fine alle obiezioni.

Ma lui stesso, verosimilmente, sa che un simile paragone non regge e che la questione, prima o poi, andrà davvero inquadrata e motivata nella sua novità.

Perché l’istituzione del vescovo emerito è dovuta alla regola sul limite di età per i vescovi, regola che non c’è per il papa. E soprattutto perché il papato non può essere ridotto a un qualsiasi episcopato, pena il venir meno del pilastro della Chiesa Cattolica Apostolica Romana (oltretutto la consacrazione episcopale è un sacramento mentre il papato è qualcosa di diverso e superiore, tanto che ha giurisdizione immediata e  universale su tutti i vescovi della Terra).

Non a caso, un anno fa, il canonista Ghirlanda, sulla “Civiltà Cattolica”, riflettendo l’orientamento generale dei canonisti, prospettò, per Benedetto, il titolo di “vescovo emerito di Roma”, ma il papa bocciò l’idea ritenendo che il titolo che corrispondeva alla realtà fosse invece quello di “Papa emerito”.

Il fatto che lo stesso Benedetto XVI abbia definito la sua rinuncia come un atto “grave” mostra che non è affatto una decisione “normale”, men che meno riconducibile a una sua presunta volontà di “normalizzazione episcopale” del papato.

E il mistero riguarda anche la scelta – unica nella storia della Chiesa – di restare “papa emerito”.

L’invito al Concistoro pubblico fatto da Francesco sembra inaugurare il “ritorno” di Benedetto nella vita pubblica della Chiesa, ma non è affatto un “ritorno alla normalità”, come qualche “pompiere” dei giornali si è affrettato ad affermare, ma – al contrario – l’inizio di una situazione del tutto nuova, come papa Francesco fa ben capire.

Inoltre, nel caso specifico, quell’abbraccio pubblico in San Pietro è servito a calmare un po’ le acque giacché l’avvio del Sinodo sulla famiglia è stato incandescente a causa della relazione del cardinale Kasper che è stata apertamente contestata, per i suoi contenuti fuori dai binari cattolici, da diversi autorevoli porporati.

 

CERCHIOBOTTISMO?

Del resto il papa Francesco che ha chiesto a Kasper quella relazione sui divorziati risposati e che l’ha elogiata (si tratta forse di pedaggi del Conclave), è lo stesso papa Francesco che ha avallato (e probabilmente chiesto) i ripetuti interventi, in senso opposto, del cardinale Muller, prefetto dell’ex S. Uffizio.

Nell’intervista il papa spiega che sui temi del Sinodo non ha affatto timore del dibattito, ma anzi che “cerca” il confronto più vivace e libero. Però fa anche sapere che alla fine, “quando si tratta di decidere, di mettere una firma… (il Papa) è solo con il suo senso di responsabilità”.

Il Sinodo sarà il momento della verità. Ci sono molti, dentro e fuori della Chiesa, che si attendono da Francesco una rivoluzione e magari pure che autodemolisca la Chiesa (la potente pressione dei media e dei poteri di questo mondo va in questa direzione). Altri, all’interno della Chiesa (e senza potere nel mondo), temono fortemente che si verifichi questa tragedia e sperano che il papa non ceda, che difenda la fede cattolica nella sua integralità, in continuità con il magistero di sempre.

Da questa intervista si capisce cosa accadrà?

Alcuni ritengono che  Francesco dia un colpo al cerchio e uno alla botte. Faccio alcuni esempi.

E’ evidente che il Papa non vuole lanciare crociate, come lui dice, né ricordare al mondo la legge naturale.

Tuttavia raccoglie l’appello lanciato da Giuliano Ferrara e altri intellettuali sul Foglio, che si mettevano a disposizione dopo l’attacco alla Chiesa venuto dal recente documento dell’Onu.

Qualcuno ha preteso di liquidare l’appello di Ferrara come se volesse insegnare al Papa, invece Francesco ha fatto sua la preoccupazione del Foglio. Sempre qualche superficiale ha liquidato l’appello come se riguardasse i “valori non negoziabili”, mentre concerne la dignità della Chiesa e la sua libertà.

Il Papa lo fa capire bene, dicendo che sulla difesa dell’infanzia “Benedetto XVI è stato molto coraggioso…nessuno ha fatto più della Chiesa. Eppure la Chiesa è la sola ad essere attaccata”.

Un altro problema. Nell’intervista è praticamente spazzata via la priorità dei “valori non negoziabili”, che ha caratterizzato gli ultimi due pontificati. Ma non perché Francesco neghi quei valori, semmai perché li identifica con la morale cattolica che oggi deve essere subordinata all’evangelizzazione.

Il primato dell’annuncio evangelico è sacrosanto e condiviso anche dai predecessori. Ma forse papa Bergoglio non ha approfondito la grande “questione antropologica” denunciata da Giovanni Paolo II e da Benedetto XVI: essa mostra un’autentica emergenza che minaccia la stessa sopravvivenza dell’umanità. E questa è tutt’altra cosa rispetto alla priorità della fede sulla morale.

In ogni caso a questa posizione, che verrà usata dai progressisti, si accompagna una difesa a spada tratta dell’Humanae vitae di Paolo VI che è la “bestia nera” del progressismo.

Francesco dice che “la sua genialità fu profetica, ebbe il coraggio di schierarsi contro la maggioranza, di difendere la disciplina morale, di esercitare un freno culturale, di opporsi al neo-malthusianesimo presente e futuro”.

Una simile difesa dell’Humanae vitae è sorprendente e colloca Francesco nel solco dei predecessori. Importante anche l’accenno al “coraggio” di Paolo VI di “schierarsi contro la maggioranza”.

Potrebbe prefigurare la prova che attende Francesco.

 

FRANCESCOMANIA

 

Forse per questo egli oggi dice che la “francescomania” non durerà a lungo. Ed ha aggiunto una decisa sconfessione dei tanti suoi sedicenti “interpreti”, specie di chi lo mitizza per strattonarlo verso la rivoluzione della Chiesa: “non mi piacciono le interpretazioni ideologiche, una certa mitologia di papa Francesco…Sigmund Freud diceva, se non sbaglio, che in ogni idealizzazione c’è un’aggressione”.

Con ciò sembra già prefigurare quello che gli toccherà subire. Di recente monsignor Georg Gaenswein ha detto: “Papa Benedetto dovette affrontare difficili problemi, per papa Francesco le vere prove devono ancora venire”.

Antonio Socci

Da “Libero”, 6 marzo 2014

Facebook: “Antonio Socci pagina ufficiale”




 



[Modificato da Caterina63 07/03/2014 00:40]
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
OFFLINE
Post: 826
Sesso: Femminile
15/03/2014 10:35


 Carpi: avviati progetti imprenditoriali grazie a donazione di Benedetto XVI



Sono diversi i progetti finanziati attraverso “Fides et Labor”, il piano di finanza sociale della diocesi di Carpi per sostenere le idee imprenditoriali di giovani che non possono accedere al finanziamento delle banche. Il fondo è nato da una donazione, effettuata nel 2012, da Benedetto XVI. Su questa iniziativa si sofferma, al microfono di Amedeo Lomonaco, il vescovo di Carpi, mons. Francesco Cavina:RealAudioMP3 

R. – Lunedì scorso, 10 marzo 2014, abbiamo finanziato i primi otto progetti per un totale di 80 mila euro. C’è un grande spettro di attività: si passa da progetti legati ad Internet, allo sviluppo di radio, ad una pasticceria, al recupero di un ristorante, etc… Questi ragazzi veramente ci hanno dimostrato, con grande sorpresa, proprio la loro grande voglia di lottare e di credere che per loro c’è un futuro. Quindi mi verrebbe da dire, se mi è concesso, che se altre diocesi potessero seguire questo esempio, riusciremmo a realizzare quasi 9 mila progetti di lavoro per altrettanti giovani. Quello che mi ha colpito è stato proprio il senso di gratitudine di questi ragazzi, perché hanno trovato qualcuno che dà loro fiducia. Molti di questi non sono praticanti, ma hanno riconosciuto questa grande attenzione della Chiesa nei loro confronti, un’attenzione che non si aspettavano.

D. – Quali sono le modalità con cui i ragazzi hanno accesso a questo credito?

R. – Una volta che si è accertato che vivono in diocesi, si valuta il progetto che loro presentano. C’è una Commissione, costituita da un professore universitario, da un esponente della diocesi, da due imprenditori, da un notaio, da un avvocato e da un commercialista. Valutano la fattibilità del loro progetto. Poi, dopo, viene valutato il tipo di finanziamento che è necessario per dare corso al progetto. Anche il finanziamento, che viene concesso loro, è diverso a seconda della tipologia del progetto. Quello che vorrei sottolineare è che questo finanziamento viene dato senza interessi e con un aspetto puramente fiduciario. Noi attendiamo, cioè, che questi ragazzi, una volta raggiunti i risultati, restituiscano il finanziamento che è stato loro dato per dare la possibilità ad altri giovani di potere accedere a questo tipo di aiuto e di sostegno.

D. – Ricordiamo che il Fondo, di circa 300 mila euro, è nato dalla donazione effettuata nel 2012 da Benedetto XVI in visita nelle zone terremotate. Come ha accolto questa iniziativa il Papa emerito?

R. – Sono andato ad incontrarlo il giorno prima della concessione dei finanziamenti. Il Papa emerito è rimasto molto sorpreso di questa iniziativa. E ha commentato: “Ma come? I miei poveri 100 mila euro - volendo dire che erano pochi per le necessità di una diocesi terremotata - hanno ottenuto tanto valore e sono stati così valorizzati?”. Questa è una cosa che l’ha sorpreso molto, ma piacevolmente. Poi ha commentato: “Questo è il modo in cui la fede deve tradursi in opere, perché questo è veramente il modo per dimostrare la vicinanza della Chiesa alle persone ed anche per la Chiesa – ha proprio fatto questo commento – per credere nella Provvidenza”. 
E’ rimasto davvero piacevolmente sorpreso. Gli avevo portato poi tutte le schede dei ragazzi che avevano ricevuto il finanziamento, il tipo di progetto e la motivazione per cui era stato dato il finanziamento. Li ha letti veramente con un’attenzione che mi ha colpito, commentando anche, addirittura, quando ha visto che c’era un pasticcere ... e proprio con un sorriso ha detto: “Beh, mi piacerebbe ricevere i pasticcini di questo pasticcere”. Allora gli abbiamo promesso che i primi pasticcini saranno mandati a lui, come segno di gratitudine.

D. – Anche Papa Francesco è a conoscenza dell’esistenza di questo Fondo?

R. – A Papa Francesco lo presenterò il 24 marzo, quando lo incontrerò. Gli presenterò proprio questo tipo di progetto, proponendolo anche – se vuole proporlo – alle diocesi italiane. Potrebbe essere, infatti, veramente un aiuto molto concreto. E’ vero che tante iniziative di aiuto sono presenti nelle diocesi, però questo tipo di progetto - a noi almeno risulta - è unico in Italia. Una diocesi che si fa promotrice di finanziamenti – e ribadisco – senza interessi o anche, eventualmente, a fondo perduto. Non è detto, infatti, che necessariamente questi soldi ci siano restituiti. Ma è proprio qui, però, che subentra il discorso secondo il quale noi dobbiamo credere veramente nella Provvidenza. Noi speriamo che qualcun altro sia disponibile ad aumentare e ad accrescere il nostro Fondo per poter venire veramente in soccorso a tutte le richieste che stanno arrivando. 

D. - Sostenere i giovani, dunque, ed educarli alla speranza, nonostante la crisi significa anche dare coraggio attraverso iniziative concrete come questa...

R. – Esatto. Vorrei solo leggere un commento che mi è arrivato da uno di questi ragazzi che ha ricevuto il finanziamento. Dice che questo finanziamento ci dà una mano non solo da un punto di vista economico, ma ci aiuta – questa realtà di “Fides et Labor” – a conoscere il mondo, anche quello della burocrazia, che non riusciremmo mai a superare senza l’aiuto di esperti. Credo che anche questo sia un aspetto che valga la pena sottolineare: non solo un aiuto economico, ma proprio l’accompagnamento per districarsi nel mondo della burocrazia che i giovani purtroppo non conoscono, perché non hanno mai avuto modo di doverlo affrontare. E tante volte, di fronte alla burocrazia, si sentono scoraggiati trovandosi in un magma che sembra non avere nessun tipo di solidità o possibilità di uscita. Il fatto che vengano accompagnati anche in questo ha dato loro un senso profondo di speranza. Non si sono sentiti semplicemente dire: “Va bene, ti diamo i soldi, arrangiati”. Ma sentono che insieme a loro ci sono un accompagnamento e un’amicizia che continua e che va oltre il finanziamento. E permette, poi, di costruire delle relazioni umane, fondate sulla fiducia, sull’amicizia. Delle relazioni umane che interagiscono tra di loro.




Testo proveniente dalla pagina http://it.radiovaticana.va/news/2014/03/14/carpi:_avviati_progetti_imprenditoriali_grazie_a_donazione_di/it1-781232 
del sito Radio Vaticana 

 




[Modificato da Caterina63 15/03/2014 10:35]
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
OFFLINE
Post: 826
Sesso: Femminile
06/04/2014 00:29


“É stato un incontro bellissimo e in qualche modo glielo dovevamo perchè due anni a causa del cattivo tempo non era potuto venire a vistare il Santuario.” Fra Massimo è ancora pieno di emozione per l’incontro con il Papa Emerito Benedetto XVI. Lui è il Padre Guardiano del Santuario Francescano che custodisce la memoria delle stimmate ricevute dal Santo di Assisi: La Verna. Un luogo di meditazione, di raccoglimento nascosto tra i monti alle spalle di Arezzo. Era maggio del 2012 ma un temporale ha impedito al Papa di arrivare dove i frati lo attendevano per pregare insieme. Così, quasi due anni dopo, sono stati i frati ad andare da lui.

Fra Massimo racconta: “ La mattina del 26 marzo siamo stati all’udienza generale a già abbiamo avuto la grandissima gioia di salutare Papa Francesco. Lo abbiamo invitato a venire a La Verna, ma lui non ci ha promesso nulla. Certo agli inviti dice sempre di si ma poi sono tanti e li deve selezionare.

Poi noi frati avevamo chiesto di salutare anche Papa Benedetto. E nel pomeriggio siamo potuti andare. Noi conosciamo molto bene il comandante della Gendarmeria Vaticana Domenico Giani che è di Arezzo ed è sempre stato molto vicino al santuario e ogni anno i gendarmi vengono a fare dei giorni di ritiro da noi a La Verna.”

Un’ atmosfera davvero familiare quella vissuta per una mezz’ora dai frati che hanno portato tanti doni a Benedetto. Dai prodotti del santuario, miele, dolci, ai cappelli e sciarpe di lana fatti a mano per il Papa da alcuni fedeli, con un invito : “ Santità, l’invito per venire a La Verna è sempre valido, ma siccome fa freddo intanto le portiamo qualche indumento adatto. Il Papa ha sorriso e si è provato i cappelli per trovare la misura giusta.” Un momento molto familiare, una vista di cortesia senza problemi.

“ Noi volevamo salutarlo e portare i doni che avevamo preparato per lui due anni fa. Tra l’altro un libro con gli atti di un convengo su San Bonaventura del 2009 per i 750 anni dell’ Itinerario. Joseph Ratzinger ha scritto il suo dottorato sul santo francescano.”

Fra Massimo racconta che “Benedetto era molto dispiaciuto di non aver potuto essere a La Verna, e abbiamo ricordato insieme della visita che invece aveva fatto da cardinale nel 1988 per celebrare la messa per chiudere un simposio dedicato a San Bonaventura. Il Papa ha una memoria perfetto ed è davvero lucidissimo. Si ricordava i particolari di quella vista, una meraviglia. E’ una persona speciale, ascoltarlo è bellissimo.”

Come avete reagito alla notizia della rinuncia di Papa Benedetto? “ All’inizio eravamo spiazzati. Ma poi capendo meglio abbiamo visto che è stato un bellissimo gesto. Perché certo nonostante sia ancora molto lucido e ovvio che non aveva le forze per assolvere al suo ministero, è ha creduto meglio per il bene della Chiesa di compiere questo gesto. Del resto è lo Spirito che guida la Chiesa. E secondo me è stato un gesto che ha permesso a tutti di capire la vera personalità di Papa Benedetto, che magari a qualcuno sembrava più distante. Mentre invece non è davvero così. E lo abbiamo visto nell’ incontro a casa sua. Si vede che è un uomo molto semplice.”

Tra i regali uno in particolare rimane come dono spirituale per il Santuario de La Verna: il Papa ha pregato la preghiera preparata per la visita del 2012. Poi Benedetto ha firmato la pergamena che ora è affissa nella cappella del convento e ogni giorno i frati la recitano insieme ai fedeli, insieme alla preghiera che ci lasciò Giovanni Paolo II quando venne in visita nel 1993.”




CLICCARE QUI PER LE FOTO

https://www.facebook.com/media/set/?set=a.10152012435984499.1073742149.356104454498&type=3 

 
 

Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
OFFLINE
Post: 826
Sesso: Femminile
24/08/2014 14:41


<header>

Messa di Benedetto XVI a conclusione dello Schuelerkreis

</header>

2014-08-24 Radio Vaticana

Benedetto XVI Papa emerito ha presieduto questa mattina, alle ore 09.00 presso la Chiesa del Camposanto Teutonico in Vaticano, la Santa Messa a conclusione dello Schuelerkreis, cioè letteralmente ‘circolo degli studenti’, dedicato quest’anno al tema della Teologia della Croce e svoltosi presso il Centro Mariapoli di Castelgandolfo dal 21 al 24 agosto.

Partecipanti, come ogni anno, ex alunni del teologo Ratzinger. Relatore principale è stato quest’anno il teologo Karl-Heinze Menke.

(Tratto dall'archivio della Radio Vaticana)











   





Si legge ancora e sempre il tono e il senso magisteriale perchè è proprio vero il dogma Petrino: Tu sei Pietro.... 
ed anche se "in ritiro dal mondo" ed anche se in una situazione paradossale a noi incomprensibile, "Tu sei ancora Pietro"....
Lo si legge fra le righe, lo si vede in poche foto, bramate qua e la, che ci riempiono però il cuore di gioia e di speranza...
Grazie Benedetto XVI, solo un puro e semplice grazie per le poche parole trapelate
ma che ancora una volta ci rafforzano e ci tengono uniti in quel grande Mistero che riempie le tue giornate:
la Divina Eucaristia!

 

Benedetto XVI ai Schülerkreis: "La Chiesa non è governata da decisioni personali ma dalla Fede".

Nei giorni scorsi gli allievi del Benedetto XVI, hanno concluso l’annuale incontro. Il tema di quest’anno è stato dedicato alla ‘teologia della Croce’. Il progetto teologico ogni anno vede riuniti il Pontefice emerito e i suoi ex-allievi. Una tradizione che è iniziata negli anni ‘70, quando l’illustre Teologo bavarese era ancora docente di Teologia, e che non si è interrotta neanche dopo la sua elezione a Sommo Pontefice.

Proponiamo alcune riflessioni proposte da Benedetto XVI durante la messa conclusiva celebrata al Cimitero teutonico in Vaticano:

“Il luogo dove si trova il “Camposanto Teutonico”, il cimitero germanico di Roma, era un tempo parte del circolo di Nerone, che arrivava fino all’attuale piazza San Pietro. È questo il luogo in cui i primi martiri di Roma sono morti per Cristo. La Chiesa non è governata da decisioni personali prese a maggioranza, ma dalla fede, che matura nell’incontro con Cristo nella celebrazione eucaristica. “Il ministero petrino è primato nell’amore, ovvero preoccupazione perché la Chiesa riceva la sua dimensione dall’eucaristia. Essa sarà tanto più unita, quanto più vivrà del criterio eucaristico e nell’eucarestia si manterrà fedele al criterio della tradizione della fede. Tanto più, allora, dall’unita crescerà anche l’amore che si rivolge al mondo: l’eucaristia si fonda infatti sull’atto d’amore di Gesù Cristo fino alla morte…”.

La storia del “Ratzinger Schülerkreis”, iniziata alla fine degli anni ’70 quando Benedetto XVI, insegnava nelle università tedesche e subito dopo la sua nomina ad arcivescovo di Monaco e Frisinga. Un periodo di grande produzione teologica in Germania nell’immediato post concilio. Erano anni fecondi, nel 1972 insieme ad Hans Urs von Balthasar, Henri de Lubac ed altri grandi teologi, Joseph Ratzinger dette inizio alla rivista di teologia “Communio”. Dal 1981, anno in cui il già arcivescovo cardinale Joseph Ratzinger, diventa Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, gli incontri si tengono a Roma, in due o tre conventi diversi.

Nell’ultimo incontro, quello del 2004, i partecipanti si congedarono con un accordo preciso: nelle riunioni del Circolo del 2005 si sarebbe parlato del rapporto con l’Islam.
Con l’elezione del cardinale Ratzinger a Sommo Pontefice gli “studenti” pensarono che un ciclco si fosse chiuso, ma Benedetto XVI, fece sapere ai suoi amici ed ex allievi che non cambiava nulla e che l’incontro, con il tema previsto, si sarebbe svolto ugualmente in privato. E fu talmente privato che per molti mesi nessuno seppe nulla dell’incontro che si era svolto a Castel Gandolfo.

A curare la logistica e a guidare durante tutto l’anno il lavoro del circolo c’è il salvatoriano Stephan Horn, presidente della Joseph Ratzinger — Papst Benedict XVI. — Stiftung, la fondazione intitolata a Papa Ratzinger con sede a Monaco di Baviera. Tra i suoi scopi proprio quello di prepare l’incontro annuale, la promozione degli studi intrapresi da Ratzinger quando era docente, la diffusione del suo insegnamento teologico e della sua spiritualità, oltre che la pubblicazione dei libri di Benedetto XVI.
Dal 1977 sino all’incontro prossimo del 2014 il Circolo si è riunito 39 volte.

 

 e da Avvenire:

Domenica (24 agosto)  c’è stato poi il culmine solenne, con la celebrazione della Messa nel Camposanto Teutonico, presieduta da Papa Benedetto XVI. "La sua predica è stata fresca: e la prova è stata nell’incontro successivo, dove ci è apparso più fresco che un anno fa… Naturalmente, è passato un altro anno, ma la freschezza spirituale e la gioia che ci ha dimostrato sono state straordinarie!".

Ancora non si sa quale sarà il tema del prossimo anno. "Forse ne posso indicare due, ma non abbiamo ancora deciso niente. Uno dei temi è “Come parlare oggi di Dio?”. L’altro riguarda la questione del gender. Sarà nostro impegno affrontare questo argomento, che pure sollecita tante emozioni, nella maniera più obiettiva e lucida possibile, senza lasciarci trascinare dall’emozione, ma soprattutto a livelli molto alti, affinché gli argomenti possano essere esposti e valutati nel modopiù chiaro" spiega ancora Horn.

   

 

[Modificato da Caterina63 27/08/2014 19:11]
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
OFFLINE
Post: 826
Sesso: Femminile
31/08/2014 23:37


Benedetto XVI prega per Cuba davanti alla Virgen del Cobre

nei Giardini vaticani

benedetto-cobre
 

Cuba è nel cuore del Papa. E non solo in quello di Francesco, che ha benedetto la statua della Virgen del Cobre che dal 28 agosto è nei Giardini Vaticani, ma anche in quello di Benedetto XVI che ai piedi della immagine mariana più amata dell’ isola si è fermato a pregare nel suo viaggio del 2012. Il Papa emerito infatti il 28 pomeriggio ha voluto pregare con i vescovi cubani a Roma e li ha invitati a pregare il Santo Rosario con lui la sera stessa dopo la inaugurazione della statua. 

“Con nostra grande sorpresa, alla fine della celebrazione abbiamo ricevuto la notizia: ‘Questa sera alle 19:00 Benedetto XVI vi attende per  pregare il Rosario con voi  in questi giardini per il tour insieme e per finire davanti alla Vergine La carità”  racconta il Vescovo di Santa Clara mons. Arturo González Amador.

La notizia, pubblicata da ACI Prensa/EWTN, conferma la grande attenzione di Benedetto XVI per la Chiesa cubana.

Benedetto XVI ha iniziato il tour visitando le varie immagini mariane di Maria nei Giardini Vaticani e si soffermato davanti all’immagine della Vergine del Cobre, prima che pregava con devozione. Ha iniziato la recita del Rosario proseguito poi dal suo segretario personale e prefetto della Casa Pontificia, mons. Georg Gaenswein e  dal Segretario emerito dello Stato del Vaticano, il Cardinale Tarcisio Bertone.

Benedetto XVI ha ricordato con emozione ai Vescovi in visita a Cuba nel 2012, l’ultimo viaggio internazionale del suo pontificato. “Un ricordo emozionato e affettuoso. Il Papa emerito ha  poi chiesto informazioni sulla vita della Chiesa e della gente e ha assicurato la sua preghiera “.

“Unirsi in preghiera con Benedetto è stata grazia immeritata- ha spiegato González- é stato un segno di una delicatezza come il primo anello di una catena che arriverà grazie alla Vergine a tutti i cubani.”

Mons. Gonzalez è rientrato a Cuba il 30 agosto insieme al presidente della Conferenza Episcopale  monsignor Dionisio García Ibáñez.

Significativa la presenza del cardinale Bertone il cui viaggio a Cuba nel 2008 a dieci anni dal primo storico viaggio di Giovanni Paolo II nell’ isola fu un evento di grande importanza per la Chiesa e la società cubana.



   

DON MALIGHETTI INCONTRA A ROMA BENEDETTO XVI

Scritto da: Redazione religioni - 08/08/2014

DON MALIGHETTI INCONTRA A ROMA BENEDETTO XVIImportante incontro a Roma in Vaticano per don Mauro Malighetti con Benedetto XVI. Il resoconto dell'evento sul foglietto degli avvisi di questa settimana.

Inaspettato incontro a Roma di don Mauro Malighetti, parroco della CP Madonna della Neve che comprende le parrocchie di Introbio, Primaluna, Cortenova, Parlasco e Taceno e Decano della Valsassina  con il papa emerito Benedetto XVI. Un incontro informale di cui non ci sono foto bensì il resoconto dello stesso don Mauro fatto ai fedeli sul foglietto degli avvisi “Camminiamo Insieme”:

“La telefonata giunse inattesa! Suor Brigida, con voce decisa anche se in uno stentato italiano, mi comunicò che il Papa emerito Benedetto XVI aveva accolto la mia richiesta di incontro personale.

Mi sembrava un sogno: ma dopo alcuni giorni giunse per posta la lettera di conferma. Volevo incontrare il papa emerito per ringraziarlo di tutto quello che aveva fatto per la Chiesa e per quello che ‘silenziosamente’ continua a fare.

Giunsi al monastero ‘Mater Ecclesiae’ in Vaticano con qualche minuto di anticipo sull’orario stabilito e subito fui invitato ad entrare in attesa dell’incontro.

Fu un incontro meraviglioso: 25 minuti da solo a tu per tu con Benedetto XVI. Mi ha messo subito a mio agio. Lucido, con sguardo profondo e quasi ‘disarmato’ mi fece accomodare e si informò del mio ministero. Come un ‘buon nonno’ con il nipote! Mi chiese delle gioie e delle ‘fatiche’ dell’essere prete oggi e mi incoraggiò a non cedere ai comodi della vita, portando l’annuncio del Vangelo ad ogni uomo.

“Senza Dio, la vita dell’uomo perde il suo significato. Non è possibile educare evitando l’osservanza dei Comandamenti. Essi sono la bussola per ogni cristiano.”

Mi confidò alcune ‘consegne personali’ che conservo nel cuore a suggello di quell’incontro, così semplice e familiare al tempo stesso. Mi ha chiesto di portare a tutti la sua Benedizione e mi congedò…donandomi un rosario".


   



[Modificato da Caterina63 01/09/2014 00:04]
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
OFFLINE
Post: 826
Sesso: Femminile
28/09/2014 15:47



INCONTRO DEL PAPA CON GLI ANZIANI

DISCORSO DEL SANTO PADRE FRANCESCO

Piazza San Pietro
Domenica, 28 settembre 2014


 

Cari fratelli e sorelle, buongiorno!

Vi ringrazio di essere venuti così numerosi! E grazie della festosa accoglienza: oggi è la vostra festa, la nostra festa! Ringrazio Mons. Paglia e tutti quelli che l’hanno preparata. Ringrazio specialmente il Papa Emerito Benedetto XVI per la sua la presenza. Io ho detto tante volte che mi piaceva tanto che lui abitasse qui in Vaticano, perché era come avere il nonno saggio a casa. Grazie!


































                         








Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
OFFLINE
Post: 826
Sesso: Femminile
28/09/2014 20:23

[SM=g1740722] AD MAIOREM DEI GLORIAM
INCONTRO DEL PAPA CON GLI ANZIANI
alla presenza di Benedetto XVI
Piazza San Pietro
Domenica, 28 settembre 2014





[SM=g1740717] [SM=g27998]


[SM=g1740738]
[Modificato da Caterina63 28/09/2014 20:25]
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
OFFLINE
Post: 826
Sesso: Femminile
07/12/2014 22:35






 don Georg vive la Chiesa come un servizio e gli ultimi anni sono stati segnati anche da pesanti sofferenze per quanto è accaduto a papa Ratzinger. Riceve Il mio Papa in un salotto attiguo al suo studio, nella Prefettura dellaCasa Pontificia.

È il cuore della macchina complessa e articolata delle udienze papali, delle visite dei capi di Stato, del protocollo, degli incontri diplomatici. Il crocevia per l’accesso al Pontefice. Un lavoro enorme, da svolgere con tatto e discrezione. Un lavoro di grande fiducia. Al quale si somma, di sera, il suo antico servizio disegretario particolare di Benedetto XVI, che risiede nel monastero Mater Ecclesiae in cima al colle Vaticano.Papa Francesco ci guarda con il suo sorriso mite da un quadro appeso alla parete. Di lato, un meraviglioso trittico medioevale della Madonna con il bambino: sintesi efficace di che cosa sia la Curia romana, dove passato e futuro s’intrecciano armoniosamente, tradizione e riforma sono complementari.

Eccellenza, domenica scorsa è iniziato l’Avvento. Quali suggerimenti offre ai lettori di «Il mio Papa» per vivere al meglio la preparazione al Natale?
«L’Avvento è un tempo di preparazione. Non è un valore in se stesso, ma in rapporto a una meta, all’obiettivo che ci prefiggiamo: vivere bene la nascita del Signore. Però non siamo fatti di puro spirito Siamo uomini in carne e ossa. Per questo è importante fissare in queste settimane che precedono il Natale due o tre punti concreti su cui vogliamo migliorare o che desideriamo cambiare. Anzitutto direi di dare più tempo al silenzio interno. Ritagliarci un po’ più di tempo per la preghiera e la lettura dellaSacra Scrittura. Quindi fare atti percettibili di carità: accompagnare qualcuno che ha bisogno, visitare un ammalato, dare qualcosa di nostro a chi si trova nella necessità, chiedere perdono dove abbiamo sbagliato».

In Italia, ma non solo, questo è un Natale difficile, con tanti problemi economici. Questo vuol dire che va vissuto soprattutto nel segno della povertà?
«Lo spirito del Natale è uno spirito di gratitudine e di speranza. Però attenzione: non è che in passato o in altri luoghi la situazione fosse tanto migliore. Intendo dire che c’è sempre un’emergenza concreta o una povertà nascosta da soccorrere, una solitudine da “fasciare”, un dolore da consolare. Il dono del Natale sta nel trovare il coraggio di accettare questa sfida: scoprire la gioia del Bambin Gesù, del Signore che viene da noi, in tutte le situazioni che ci troviamo di fronte».

Come vive il Natale papa Francesco?
«Devo confessare che non conosco le tradizioni personali di papa Francesco riguardo al Natale. Sappiamo che è un uomo di preghiera. Ce lo mostra ogni giorno. Perciò penso che a Natale cerchi di avere ancora più tempo per l’incontro con il Signore, più occasioni di raccoglimento. A ciò aiutano le belle e nutrienti celebrazioni liturgiche».

E papa Benedetto XVI come trascorrerà le festività?
«Papa Benedetto sente moltissimo il tempo del Natale. In primo luogo c’è la ricca liturgia che caratterizza questi giorni e dà un “profumo” particolare alle preghiere. Ora ha anche più tempo per meditare il mistero della nascita del Signore».

Vi scambiate i regali con il Papa?
«Ma certo. Con papa Benedetto e con le Memores (laiche consacrate, ndr) che vivono in casa ci siamo sempre scambiati i doni nel pomeriggio di Natale, come vuole la nostra tradizione, anche durante il pontificato».

Che cosa le ha regalato Benedetto XVI il Natale scorso?
«Una bella stola bianca e un libro d’arte religiosa».

E lei che cosa gli ha donato?
«Mi metto sempre insieme con le Memores e cerchiamo di fargli qualcosa di bello e utile: un libro o un capo di abbigliamento o un oggetto per il suo studio».

Mettete delle decorazioni natalizie?
«Sì. Nella nostra Cappella c’è un albero addobbato e un bel presepe. Un altro albero e un presepe si trovano nella sala del soggiorno.
Il Papa Emerito ama moltissimo i presepi e le decorazioni natalizie».

Come trascorrete le feste?
«Come in una famiglia. Papa Benedetto, le Memores e io ci ritroviamo spesso insieme a cantare le liriche natalizie, come è tipico della nostra tradizione. Abbiamo un grosso libro che raccoglie canti tedeschi e italiani. Sentiamo anche alcuni CD con musica natalizia».

Qual è la canzone di Natale che ama di più?
«“Stille Nacht” (“Astro del ciel”), la cantavo fin da bambino».

Preparate il pranzo di Natale?
«Certo. È una parte esistenziale della festa».

L’anno scorso papa Francesco e papa Benedetto hanno pranzato insieme il 27 dicembre a Santa Marta. È previsto un pranzo anche quest’anno?
«Finora non se n’è parlato. L’anno scorso, infatti, papa Francesco ha invitato il Papa Emerito a pranzo a Santa Marta, ma prima ha fatto una visita al Monastero da noi. Nel frattempo Benedetto XVI ha qualche problema con il camminare. E questo forse rende più difficile ripetere quanto è avvenuto lo scorso Natale. Spero tuttavia che papa Francesco abbia un po’ di tempo per venire a trovare papa Benedetto, che ne sarebbe molto felice».

Sente nostalgia delle feste di Natale trascorse con la sua famiglia, nel suo Paese?
«Ormai sono diciotto anni che vivo a Roma. La mia casa è qui. Certamente ricordo con affetto le feste di Natale trascorse in famiglia durante la mia adolescenza. Quando andavamo alla Messa di mezzanotte sotto la neve e poi tornavamo a casa per scambiarci i regali. I canti che facevamo tutti insieme con i nonni, i genitori e i fratelli. Eravamo tre generazioni sotto un tetto».

Lei allora suonava?
«Sì, suonavo il clarinetto e cantavo. Ho sempre amato molto la musica».

Tornerà a casa durante le feste natalizie?
«Vedremo. Gli altri anni sono stato a casa per tre o quattro giorni tra Capodanno e l’Epifania, quando sono sospese le udienze del Papa, tranne l’Udienza generale del mercoledì. Ho un papà molto malato di 93 anni ricoverato in una casa di cura e una zia di oltre 90 anni che vive a casa con una badante. Poi ci sono i miei fratelli e sorelle e le loro famiglie, i parenti e gli amici. Sento molto il valore e la vicinanza della famiglia. Mi fa bene passare un po’ di tempo con loro».

Il Natale del 2012 è stato molto particolare. Lei già sapeva che sarebbe stato l’ultimo Natale di Benedetto XVI da «Papa regnante », prima della rinuncia?
«Sì, lo sapevo. Naturalmente dovevo tenere il segreto».

In cuor suo, lei sperava che il Papa ci avrebbe ripensato e non avrebbe dato le dimissioni? 
«Chi conosce papa Benedetto sa che è un uomo che quando prende una decisione non torna più indietro. Non ha ripensamenti. Ero triste nel mio cuore, ma non potevo mostrare nulla all’esterno».

In che modo Ratzinger le ha comunicato la sua decisione?
«Mi ha chiamato. Eravamo soli. E mi ha detto che dopo aver riflettuto e pregato molto era giunto “Coram Domino” a una decisione di grande importanza: per il bene della Chiesa voleva rinunciare al ministero petrino. Ha sottolineato che questa decisione è stata presa in piena libertà e consapevole delle gravi conseguenze».

Ha domandato il suo parere? Si è consigliato con lei?
«Veramente no. Quando me l’ha detto, la decisione era già presa».

Altri erano già al corrente?
«Solo due persone. Anche loro tenute al segreto pontificio».

Lei come ha reagito?
«Ero scioccato. Volevo contraddire, ma senza successo. Ho impiegato molto tempo per digerire questa decisione. Mi ha aiutato molto vedere la serenità e la determinazione con la quale papa Benedetto ha fatto e vissuto questa scelta, sorretto dalla fede e dalla grazia del Signore».

Si è confidato con altri, prima che Benedetto desse l’annuncio al mondo?
«Solo una volta ho parlato con una delle due persone che lo sapeva. Per farmi coraggio, anzi per farci coraggio a vicenda».

Che cosa pensa di quanti oggi affermano che in realtà il Papa legittimo sia ancora Benedetto, che non avrebbe rinunciato al papato, ma solo all’esercizio attivo di esso?

«Ritengo che sia una sciocchezza teologica e anche logica. Il testo della rinuncia di Benedetto XVI, pronunciato l’11 febbraio 2013 nella Sala del Concistoro, è inequivocabilmente chiaro. Non c’è niente da “interpretare”. Alla rinuncia seguiva la Sede vacante, poi il Conclave e alla fine l’elezione del nuovo Papa. Il Papa legittimo si chiama Francesco».

A distanza di quasi due anni ha compreso più a fondo le ragioni della scelta di Benedetto XVI?
«Sto capendo sempre meglio…Nell’omelia della Messa di inizio pontificato, il 24 aprile 2005, papa Benedetto XVI aveva detto: “Pregate per me, perché io non fugga, per paura, davanti ai lupi”. Nel suo pontificato non è fuggito davanti ai lupi. Li ha affrontati con coraggio, con determinazione e con forza. E con lo stesso coraggio, con la stessa determinazione e con la stessa forza, ha preso una decisione eccezionale quando ha sentito che le forze venivano meno».

Come vive il suo servizio a due Papi contemporaneamente?
«È un bel dono. E nello stesso tempo anche una bella sfida».

Come è organizzata la sua giornata?
«Il giorno comincia con la Santa Messa insieme con papa Benedetto, segue il tempo per la preghiera, il breviario e la colazione. Dopo vado in Prefettura e inizio il mio servizio accanto a papa Francesco: ci sono le udienze, gli incontri ufficiali e così via. Terminati questi appuntamenti, torno in ufficio per preparare gli impegni successivi. All’ora di pranzo faccio rientro al monastero per desinare con papa Benedetto. Dopo mangiato facciamo una piccola passeggiata, segue un breve riposo, poi recitiamo insieme il Rosario camminando nei Giardini Vaticani. Dopo torno di nuovo in ufficio per abbassare la montagna della posta, firmare lettere, ricevere persone. Verso le 19.30 torno a casa per cenare con papa Benedetto e le Memores. La sera poi è il tempo per fare il segretario del Papa Emerito: sbrigare la posta arrivata e preparare tutto per il giorno seguente».

Quanto tempo le rimane per sé?
«Pochissimo, praticamente nulla. È questo il prezzo da pagare».

E il tempo per le sue passeggiate in montagna o per andare a sciare o giocare a tennis?
«Le escursioni in montagna sono diventate molto rare, purtroppo. Dall’11 febbraio 2013 non ho più giocato a tennis. Per non parlare dello sciare».

I suoi “superiori” non glielo consentono?
«La domanda non è quella. Dipende da me e non dai miei “superiori”. Dovrei trovare il modo migliore per organizzarmi e prendere un po’ di tempo per riposare».

Questo è uno dei suoi propositi per il nuovo anno?
«Esattamente. Avere più tempo per ricaricarsi durante la settimana significa alla fin fine anche poter servire al meglio la Chiesa. Ma ripeto, dipende da me».

Qualcuno scrive che papa Francesco starebbe pensando di inviarla come arcivescovo in qualche diocesi tedesca. È possibile? Quanto tempo ancora resterà in Vaticano?
«A più riprese alcuni giornali mi hanno spedito in diverse diocesi tedesche: da Friburgo fino ad Amburgo, passando per Monaco e Berlino. Tutto inventato, stupidaggini. Il fatto è che sto e starò qui in Vaticano. Il tempo è nelle mani del Signore».

Nella sua vita di sacerdote, quanto ha pesato il suo aspetto fisico? Sentirsi addosso gli occhi delle donne?
«È ora di sdrammatizzare. Al principio sì, mi ha colpito quando mi paragonavano all’attore George Clooney o ad altri personaggi del cinema. Ci ho riso un po’ su. Poi ho cominciato a non farci più caso. So che c’è chi si ferma all’aspetto fisico. Ma sta a noi fare comprendere che dietro c’è dell’altro, qualcosa di più spirituale e profondo che è assai più importante».

Com’è il suo carattere, qualche volta si arrabbia?
«Sono una persona che avverte molto il senso del dovere. Qualche volta anche troppo. Perciò può capitare che mi arrabbio, se vedo un lavoro fatto male o noto una mancanza di attenzione o di rispetto circa competenze e responsabilità».

Papa Benedetto invece non si inquieta mai e non alza mai la voce?
«No, mai. È un uomo molto mite. Ma questo non significa che non sia una persona ferma e decisa. Non sente il bisogno di alzare la voce. Piuttosto quando abbassa il tono significa che ci tiene davvero a far notare qualcosa che non va».

E papa Francesco? È vero che ogni tanto strilla?
«Non lo so. Con me non ha mai alzato la voce. Però se c’è qualcosa che gli sta particolarmente a cuore può “infuocarsi”».

di Ignazio Ingrao

6.12.2014




Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
OFFLINE
Post: 826
Sesso: Femminile
18/03/2015 23:20





Il collaboratore di due papi intervistato dal settimanale Oggi: «Ma non si dedica più a scritti teologici. Dice di non avere più le forze per scrivere». Vatileaks? «Mi sento responsabile per non aver vigilato»

REDAZIONE
ROMA - 17.3.2015

 

In un'intervista al settimanale Oggi, monsignor Georg Gaenswein parlando di Benedetto XVI, di cui è segretario dal 2003, ricorda di aver pianto quando il Papa emerito ha lasciato il Palazzo apostolico per Castel Gandolfo, dopo la rinuncia al pontificato. «Mi sono commosso. Non sono di pietra. Dopo otto anni passati lì come segretario, stavo vivendo un momento storico. Invece, Papa Benedetto era sereno. Quella sera del 28 febbraio, tutte le emozioni trattenute fino ad allora sono diventate lacrime», dice.

E racconta la giornata di Benedetto XVI («Sta bene, per la sua età»), che ogni pomeriggio fa la sua passeggiata nei Giardini vaticani. «Lo accompagno di solito io. Recitiamo insieme il Rosario. Camminiamo una mezz'oretta. Papa Benedetto, che ha sempre avuto un passo svelto, adesso, su consiglio del medico, usa il girello durante la passeggiata e in casa il bastone. Le giornate cominciano sempre con la messa, e io concelebro con lui tutte le mattine. Durante il giorno prega, legge, studia, risponde alle tante lettere e, non raramente, la sera suona il pianoforte». E aggiunge: «Non si dedica più a scritti teologici o scientifici. Dice che, con i tre volumi su Gesù di Nazaret, ha concluso la sua opera teologica. Dice di non avere più le forze per scrivere. Nella santa messa della domenica tiene sempre un'omelia, senza appunti scritti. Ha un'ottima memoria».

Gaenswein riflette anche sul  suo ruolo, senza precedenti, di collaboratore di due papi. «Ho cominciato questo percorso con grande fede, energia, ma anche un po' di tremore. Ora, dopo due anni, è più facile. All'inizio ero più insicuro. Anche perché, in un primo momento, qualcuno non aveva ben accolto la presenza del Papa emerito in Vaticano. Poi l'atteggiamento accogliente di Papa Francesco verso Benedetto XVI è stato, ed è, esemplare. Tra i due c'è davvero un rapporto molto cordiale e rispettoso», dice.

Ricordando lo scandalo Vatileaks e la rinuncia al pontificato di Ratzinger, l'arcivescovo Georg Gaenswein, spiega così il suo stato d'animo: «Umanamente è stato un periodo difficile, ho vissuto una delusione, mi sono sentito tradito. Ma la fiducia di Papa Benedetto nei miei confronti non è mai mancata. Io mi sono sentito, in un certo senso, responsabile per non aver vigilato in modo adeguato, per aver dato fiducia a chi non la meritava. Certo, anche tra gli apostoli c'è stato chi ha tradito. Ma quando ho capito che a farlo era stata una persona così vicina al Papa, sono rimasto molto scosso... Quando ci ripenso, sento fitte nel cuore».





Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
Amministra Discussione: | Chiudi | Sposta | Cancella | Modifica | Notifica email Pagina precedente | 1 | Pagina successiva
Nuova Discussione
 | 
Rispondi
Cerca nel forum

Feed | Forum | Bacheca | Album | Utenti | Cerca | Login | Registrati | Amministra
Crea forum gratis, gestisci la tua comunità! Iscriviti a FreeForumZone
FreeForumZone [v.6.1] - Leggendo la pagina si accettano regolamento e privacy
Tutti gli orari sono GMT+01:00. Adesso sono le 11:40. Versione: Stampabile | Mobile
Copyright © 2000-2024 FFZ srl - www.freeforumzone.com