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Un Papa non deve piacere, ma convertire!

Ultimo Aggiornamento: 26/09/2014 12:22
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Sesso: Femminile
08/04/2013 18:36



.... se un Papa piace ma non ci si converte a Cristo, gli si fa un grave torto, lo si offende, meglio quando un Papa non piace eppure attraverso i suoi insegnamenti riesce a convertire, perchè significa che la Grazia è all'opera...... e i frutti arrivano....

Sono passati ormai due mesi da quell’11 febbraio in cui Benedetto XVI ha annunciato al mondo le sue dimissioni. Sessanta giorni in cui l’animo dei cattolici è passato dallo stupore e dallo smarrimento per l’inaspettata decisione del Papa alla speranza riposta nel conclave, fino all’entusiasmo che circonda ora con sempre maggior energia papa Francesco: in meno di due mesi gli otto anni di pontificato di Benedetto XVI sembrano essere già diventati solo un vecchio ricordo.

Il ricordo di Benedetto XVI ancora vivo tra i fedeli

“Mi aspetto tuttora Benedetto XVI sulla papamobile: non mi sono ancora abituata a non vederlo più qui”. Mancano pochi minuti all’ingresso di Francesco in piazza S. Pietro, ma Paola non riesce a nascondere il proprio smarrimento. “Ho visto Francesco per la prima volta dal vivo alcuni giorni fa, ma mi sembrava di essere in un film. - ammette invece Elisa - In televisione mi ci sono subito abituata, ma a S. Pietro è tutto diverso: non riesco ancora a credere che quel puntino bianco non fosse Benedetto XVI”.

Ad ascoltare i discorsi di chi Papa Francesco non l’ha visto solo in tv, ci si rende conto tuttavia di quanto i tempi umani siano molto più lunghi di quelli dettati dai media: la tv dimentica in fretta, i fedeli no. E molti di loro non solo non dimenticano Benedetto XVI come pastore della Chiesa: tanti non scorderanno mai quanto egli abbia trasformato le loro vite.

Liliana, donna vittima di violenza

Liliana è una donna vittima di violenza familiare. Violenza morale, psicologica, economica e fisica. Dopo ventun anni di matrimonio e due figli (il più piccolo di 8 anni e il più grande di 13) “ero nel momento più buio della mia storia – ricorda con dolore - credevo che la vita fosse inutile e la disperazione mi stava travolgendo”.

Poi quell’invito continuo del Papa a pregare: “Pregate con il cuore – diceva - la vostra arma vincente è la preghiera! Pregate e i miracoli arriveranno, pregate e vi cambierà la vita”. Ricorda Liliana: “Era il 2010 e non so come, ma mi sembrava che il Papa stesse parlando direttamente a me. Così ho cominciato a pregare, facendomi aiutare da un libro di preghiere che avevo nel cassetto da un paio d’anni, ma non avevo ancora aperto”.

“Poi il caso volle che Benedetto XVI venisse a Mestre e Venezia, proprio vicino a dove abitavo. Subito, nonostante le difficoltà, mi sono organizzata assieme ai miei figli per andare a vederlo. Sono tornata a casa con una tranquillità strana, quella serenità che chiedevo sempre nelle mie preghiere: “Papa Benedetto – dicevo – prega per i miei figli, per me e per il mondo intero”. Be’, dopo poco più di due anni il miracolo è arrivato, e ora vivo assieme ai miei figli lontana dalla città in cui abbiamo tanto sofferto. Ho casa e lavoro, ma la cosa più importante è che siamo tutti e tre liberi, sereni e in pace”.

“Quando Benedetto XVI ha indetto l’Anno della Fede, mi sono commossa, perché proprio con una fede sincera ho allontanato il male e riempito il cuore di serenità. Mi auguro di cuore – conclude Liliana - che ogni donna vittima di violenza possa trovare come me la forza nella preghiera, perché le preghiere muovono montagne”.

Elisa, studentessa universitaria

Elisa è invece una giovane studentessa di lettere moderne, e papa Benedetto l’ha “conosciuto” in piazza S. Pietro la scorsa primavera. “Ero a Roma per un convegno assieme ad un’amica, e il programma prevedeva tra le altre cose anche l’udienza, il mercoledì mattina. Camminando verso S. Pietro immaginavo semplicemente che di lì a pochi minuti avrei trovato conferme al consueto stereotipo: il Vaticano luogo esclusivamente di potere e il Papa – freddo teologo tedesco - figura ricca e lontana dalla gente”.

Elisa però quel giorno, a Roma, ha scoperto ben altro: “Ho trovato in realtà in Benedetto un papa profondamente umano, vicino, e ho iniziato a vedere la Chiesa in modo nuovo, a sentirmi davvero cattolica. Ho ancora davanti agli occhi l’immagine di quel momento: Benedetto XVI passa davanti a noi in papamobile ed io mi rendo conto improvvisamente di quanto abbia il volto ed il fisico stanco, affaticato, come se realmente portasse sulle sue spalle il peso della Chiesa intera”.

Un attimo che è rimasto per sempre: “In seguito ho rivissuto tante altre volte attraverso la tv quanto percepito a Roma, ad esempio seguendo il papa nei suoi viaggi e negli incontri con la gente: ormai mi si erano aperti gli occhi sulla sua umanità, così come sulla bellezza della Chiesa Cattolica.”

“Benedetto XVI mi lascia però anche un’altra importante eredità – conclude Elisa - Mi ha fatto capire infatti che la Chiesa non si rinnova con il “progresso” inteso come “aperture” eclatanti, bensì con gesti semplici. Mi ha insegnato inoltre che il volto della Chiesa si può migliorare semplicemente essendo più umani e mostrando che si può essere nel mondo ma non del mondo: in una società dove il potere è tutto, Benedetto XVI ha fatto al contrario una scelta di umiltà.”


da Korazym



Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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26/09/2014 12:22


 


   l'azione energica di Benedetto XVI in un articolo di un anno e più.... del 27/02/2013


BXVI: la zampata dell'orso
 
Decine e decine di vescovi rimossi durante il suo regno. Credo che questo sia il riconoscimento più sobrio e giusto da dare a papa Ratzinger, alla vigilia del suo “nascondimento” al mondo, e all’ingresso a una vita marcata dalla preghiera: che di unghie e di denti ne ha saputo mostrare come forse nessuno dei suoi predecessori, per pulire la Chiesa.

Quando Benedetto XVI fu eletto, nel Conclave del 2005, scelse di mettere nel suo stemma l’orso di San Corbiniano. 
Narrano che l’orso divorò il mulo del santo, che gli impose di prendere su di sé il fardello del mulo, e di seguirlo. Benedetto XVI ha preso su di sé il fardello della Chiesa di Giovanni Paolo II (e dei predecessori). “Un orso dal sorriso di velluto, un po’ timido; ma che saprà ricordarsi, se ce n’è bisogno, che gli orsi hanno anche unghie e denti”, scrivevo. 

E credo che questo sia il riconoscimento più sobrio e giusto da dare a papa Ratzinger, alla vigilia del suo “nascondimento” al mondo, e all’ingresso a una vita marcata dalla preghiera: che di unghie e di denti ne ha saputo mostrare come forse nessuno dei suoi predecessori, per pulire la Chiesa. L’ultimo episodio è di qualche giorno fa: ha convinto un arcivescovo e cardinale a ritirarsi dal suo ruolo, e a non venire in Conclave, per ragioni di morale. 
Secondo il mio conto, il caso di Keith O’Brien sarebbe quasi l’ottantesimo del genere durante il regno di Benedetto. 
Ma la cifra potrebbe essere più alta, nell’opinione del nunzio in Kyrgisistan e Tajikistan, mons, Miguel Maury Buendia. “Ha compiuto una pulizia dell’episcopato – ha dichiarato a EWTN News -. 
Ha rimosso due o tre vescovi al mese in tutto il mondo perché la loro diocesi era un pasticcio, o la loro disciplina un disastro. 
I nunzi del posto andavano dal vescovo e gli dicevano: ‘Il Santo Padre le chiede per il bene della Chiesa di dare le dimissioni. 
Quasi tutti i vescovi, quando il nunzio arrivava, riconoscevano il disastro e accettavano di rinunciare. 
Ci sono stati due o tre casi in cui hanno detto no, e così il Papa semplicemente li ha rimossi. 
E questo è un messaggio anche ai vescovi: fate lo stesso nella vostra diocesi”. 

E qualche zampata – forse troppo poche, secondo qualcuno – è arrivata anche in Curia, come testimonia il caso Viganò, attuale nunzio negli Stati Uniti, che Benedetto XVI non ha voluto fare cardinale. Non a caso Benedetto XVI ha speso quasi ogni giorno ore e ore studiando le “ponenze”, cioè i dossier che da tutto il mondo giungono per la creazione dei nuovi vescovi, per essere sicuro di mettere la persona giusta a capo delle diocesi. E spesso ne ha rimandate indietro, chiedendo altri candidati. 
Insomma, ha fatto tutto quello che poteva per lasciare al successore una Chiesa più forte e più pulita di quella che aveva ricevuto. Un’opera che è la prima eredità di chi raccoglierà il suo fardello da Papa. 




 




Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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