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Liturgia: Eucaristia - Adorazione - Comunione

Ultimo Aggiornamento: 21/03/2013 15:31
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Sesso: Femminile
21/03/2013 15:17

Benedetto XVI, Omelia celebrazione Vespri, Basilica di Sant’Anna, Altötting, 11 settembre 2006

Un modo essenziale dello stare col Signore è l’Adorazione eucaristica. Altötting, grazie al Vescovo Schraml, ha ottenuto una nuova “camera del tesoro”. Laddove una volta si custodivano i tesori del passato, oggetti preziosi della storia e della pietà, si trova adesso il luogo per il vero tesoro della Chiesa: la presenza permanente del Signore nel suo Sacramento. Il Signore, in una delle sue parabole, ci racconta del tesoro nascosto nel campo. Chi l’ha trovato, così dice a noi, vende tutti i suoi averi per poter comprare il campo, perché il tesoro nascosto supera ogni altro valore. Il tesoro nascosto, il bene sopra ogni altro bene, è il Regno di Dio -è Gesù stesso, il Regno in persona. Nell’Ostia sacra Egli è presente, il vero tesoro, sempre per noi raggiungibile. Solo nell’adorazione di questa sua presenza impariamo a riceverlo in modo giusto -impariamo il comunicarci, impariamo dall'interno la celebrazione dell’Eucaristia. Vorrei citare in questo contesto una bella parola di Edith Stein, la santa Compatrona d’Europa, che scrive in una sua lettera: “Il Signore è presente nel tabernacolo con divinità e umanità. Egli è lì, non per sé stesso, ma per noi: perché è la sua gioia stare con gli uomini. E perché sa che noi, così come siamo, abbiamo bisogno della sua vicinanza personale. La conseguenza per quanti pensano e sentono normalmente è quella di sentirsi attratti e di soffermarsi lì ogniqualvolta e finché è loro concesso” (Gesammelte Werke VII, 136f). Amiamo lo stare col Signore!  Là possiamo parlare con Lui di tutto. Possiamo esporgli le nostre domande, le nostre preoccupazioni, le nostre angosce. Le nostre gioie. La nostra gratitudine, le nostre delusioni, le nostre richieste e le nostre speranze. Là possiamo anche ripetergli sempre di nuovo: “Signore, manda operai nella tua messe! Aiutami ad essere un buon lavoratore nella tua vigna!”

 

Eucaristia – Adorazione - Comunione

Benedetto XVI, Incontro con il clero della diocesi di Roma, 22 febbraio 2007

Don Alberto Pacini, Rettore della Basilica di sant'Anastasia, ha parlato dell'adorazione eucaristica perpetua -in particolare della possibilità di organizzare turni notturni -ed ha chiesto al Papa di spiegare il senso e il valore della riparazione eucaristica di fronte ai furti sacrileghi e alle sette sataniche.

R. Non parliamo più in generale dell'adorazione eucaristica, che è penetrata realmente nei nostri cuori e penetra nel cuore del popolo. Lei ha posto questa domanda specifica sulla riparazione eucaristica. È un discorso che è divenuto difficile. Mi ricordo, quando ero giovane, che nella festa del Sacro Cuore si pregava con una bella preghiera di Leone XIII e poi una di Pio XI, nella quale la riparazione aveva un posto particolare, proprio in riferimento, già a quel tempo, agli atti sacrileghi che dovevano essere riparati.

Mi sembra che dobbiamo andare a fondo, arrivare al Signore stesso che ha offerto la riparazione per il peccato del mondo, e cercare di riparare: diciamo, di mettere equilibrio tra il plus del male e il plus del bene. Così, nella bilancia del mondo, non dobbiamo lasciare questo grande plus al negativo, ma dare un peso almeno equivalente al bene. Questa idea fondamentale si appoggia su quanto è stato fatto da Cristo. Questo, per quanto posso capire, è il senso del sacrificio eucaristico. Contro questo grande peso del male che esiste nel mondo e che tira giù il mondo, il Signore pone un altro peso più grande, quello dell'amore infinito che entra in questo mondo. Questo è il punto importante: Dio è sempre il bene assoluto, ma questo bene assoluto entra proprio nel gioco della storia; Cristo si rende qui presente e soffre fino in fondo il male, creando così un contrappeso di valore assoluto. Il plus del male, che esiste sempre se vediamo solo empiricamente le proporzioni, viene superato dal plus immenso del bene, della sofferenza del Figlio di Dio.

In questo senso c'è la riparazione, che è necessaria. Mi sembra che oggi sia un po' difficile capire queste cose. Se vediamo il peso del male nel mondo, che cresce in permanenza, che sembra avere assolutamente il sopravvento nella storia, ci si potrebbe -come dice sant'Agostino in una meditazione -proprio disperare. Ma vediamo che c'è un plus ancora più grande nel fatto che Dio stesso è entrato nella storia, si è fatto partecipe della storia ed ha sofferto fino in fondo. Questo è il senso della riparazione.

Questo plus del Signore è per noi una chiamata a metterci dalla sua parte, ad entrare in questo grande plus dell'amore e a renderlo presente, anche con la nostra debolezza. Sappiamo che anche per noi c'era bisogno di questo plus, perché anche nella nostra vita c'è il male. Tutti viviamo grazie al plus del Signore. Ma Egli ci fa questo dono perché, come dice la Lettera ai Colossesi, possiamo associarci a questa sua abbondanza e, diciamo, far aumentare ancora di più questa abbondanza concretamente nel nostro momento storico.

Mi sembra che la teologia dovrebbe fare di più per capire ancora meglio questa realtà della riparazione. C'erano nella storia anche idee sbagliate. Ho letto in questi giorni i discorsi teologici di san Gregorio Nazianzeno, che in un certo momento parla di questo aspetto e si chiede: a chi il Signore abbia offerto il suo sangue. Egli dice: il Padre non voleva il sangue del Figlio, il Padre non è crudele, non è necessario attribuire questo alla volontà del Padre; ma la storia lo voleva, lo volevano le necessità e gli squilibri della storia; si doveva entrare in questi squilibri e qui ricreare il vero equilibrio. Questo è proprio molto illuminante. Ma mi sembra che non abbiamo ancora sufficientemente il linguaggio per far capire questo fatto a noi e poi anche agli altri. Non si deve offrire a un Dio crudele il sangue di Dio. Ma Dio stesso, con il suo amore, deve entrare nelle sofferenze della storia per creare non solo un equilibrio, ma un plus di amore che è più forte dell'abbondanza del male che esiste. Il Signore ci invita a questo.

Mi sembra una realtà tipicamente cattolica. Lutero dice: non possiamo aggiungere niente. E questo è vero. E poi dice: quindi le nostre opere non contano niente. E questo non è vero. Perché la generosità del Signore si mostra proprio nel fatto che ci invita ad entrare e dà valore anche al nostro essere con Lui. Dobbiamo imparare meglio tutto questo e sentire anche la grandezza, la generosità del Signore e la grandezza della nostra vocazione. Il Signore vuole associarci a questo suo grande plus. Se cominciamo a capirlo, saremo lieti che il Signore ci inviti a questo. Sarà la grande gioia di essere presi sul serio dall'amore del Signore.

 




Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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